Editoriale: Brutti, sporchi, cattivi… e vincenti. Lecce espugnata con sudore, il Napoli riprende la marcia

EDITORIALE: Per estetica non ricorderemo questa partita con il Lecce come una delle esibizioni migliori del Napoli di Spalletti, anzi.

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EDITORIALE: Per estetica pura, probabilmente non ricorderemo questa partita con il Lecce come una delle esibizioni migliori del Napoli di Spalletti, anzi.

Ma per il peso specifico che potrebbe derivarne, in termini di morale, il pomeriggio al Via del Mare ha tutto il sentore di poter aspirare a permanere nella memoria dei tifosi azzurri. Perché, quando il calendario recita “ventinovesima giornata” ed Aprile è già avviato, significa che ti trovi in quella delicatissima fase della stagione dove ci sono cose che contano più del bel gioco. Conta esserci, dare risposte concrete, segnali forti.

E chi se ne frega se le trame non sono quelle intelaiature perfette a cui gli Spalletti boys ci hanno lungamente abituato in questa stagione.

Lo schiaffone contro il Milan è stato forte. Uno di quelli che fan girare la testa. Uno di quelli che a pensarci dopo ti disturba il sonno. Una scoppola pesantissima, tra le mura amiche.

Che poi tanto amiche non sono, con un “Maradona” silente e assurdamente cadaverico, che assiste impassibile a una disfatta senz’appello.

Con polemiche del tifo organizzato che gridano infelici e improvvise, nel momento meno opportuno dell’ultima più che trentennale storia del Napoli. Ma Partenope è anche questo: sregolata e umorale.

E soprattutto, il calendario non dà tempo per rimuginare o forse offre soltanto una rivincita quasi immediata: 5 giorni dopo i rossoneri, azzurri di scena a Lecce, contro i padroni di casa (ben) allenati da Marco Baroni. E’ tosto, il Lecce.

E gli affiliati alla fede azzurra lo ricorderanno bene: all’andata finì 1-1, con eurogol di Colombo a rispondere al momentaneo vantaggio di Elmas.

Era appena il 31 Agosto scorso.

Prima di Napoli-Lazio ( datata 3 Marzo scorso), i salentini erano stati gli unici a strappare un punto ai partenopei nella loro tana in campionato e si prendono il rispetto meritato già solo per questo.

Ossequi più che riconfermati al ritorno: agli uomini di Baroni ( e a Baroni) vanno fatti i più sinceri complimenti, perché sono squadra rognosa, che propone un pressing altissimo e coraggioso ( veramente una rarità per una provinciale che lotta per la salvezza), che si difende con ordine ma che non rinuncia mai a proporsi in avanti, sfruttando la rapidità di passo dei suoi esterni d’attacco.

Si salverà, questo Lecce sbarazzino: ci sono tutte le ragioni per crederlo.

Ma il Napoli non può avere pietà, perché 5 giorni fa il Milan non ne ha avuta per lui. C’è da vendicare una disfatta amara e soprattutto c’è da mettere le cose in chiaro, a scanso di equivoci: giù le mani dal Tricolore, solo gli azzurri meritano di poggiarle sopra. Eppure la partenza del Napoli è contratta, nervosa, tesa.

Il Lecce chiude ogni linea di passaggio ma gli azzurri, dal canto loro, non propongono la manovra fluida di sempre, con tante ed insolite imprecisioni nelle scelte tecniche.

Al nono, ci vuole un ottimo Meret per deviare sopra la traversa una conclusione insidiosa di Maleh, ma al diciottesimo, dal nulla, la capolista passa: su palla vagante a seguito di una punizione laterale, è Kim ad avventarsi e proporre il cross a centro-area, che trova pronto capitan Di Lorenzo alla zuccata che vale il vantaggio.

Dopo un check durato quasi 3 minuti, il goal viene definitivamente convalidato. Potrebbe mandare in porta Kvara, al trentunesimo, un opaco Jack Raspadori, ma sbaglia la misura del passaggio e il Lecce si salva, così come 4 minuti più tardi: conclusione di Lozano dal limite dell’area e Falcone a rifugiarsi in corner.

Il Napoli, acquisito il pur minimo vantaggio, si dedica alla gestione del pallone, tentando di narcotizzare il ritmo della partita senza dare la sensazione di puntare al raddoppio come priorità. E’ un errore che pagherà ad inizio ripresa.

Nel frattempo, qualche altra chances viene fuori, come quando Lozano, al 44esimo prima e al 47esimo poi, vede murarsi due ghiotte conclusioni dall’arcigno Baschirotto.

Prima, pericoloso il Lecce con arcobaleno proposto da Gallo, in area, su cui Ceesay aveva sfiorato l’impatto con la palla.

Dopo 3 minuti di recupero, primo tempo che termina col Napoli avanti di uno. L

’avevamo anticipato poc’anzi: l’errore di non puntare al raddoppio come obiettivo primario, costerà caro agli azzurri.

Lo si intuisce già dalle prime battute di secondo tempo, che vedono i partenopei superficiali e arruffoni, faccia a faccia contro un Lecce che cresce per spinta e foga agonistica. Al 52esimo, l’1-1 è un altro cazzotto al Napoli: punizione di Oudin, palla riproposta a centro-area per Ceesay che di testa coglie la traversa, sulla sfera vagante Lobotka si fa scippare il possesso da Di Francesco che anticipa lo slovacco e fa 1-1 in girata rapida.

Il Via Del Mare spinge, il Napoli riacquista lentamente le proprie certezze con un palleggio che non sarà scorrevole come a suo solito, ma è utilissimo per riprendersi la leadership del campo.

Col passare dei minuti, l’entusiasmo salentino si sfiata e la pazienza degli Spalletti boys coglie il suo frutto più dolce: è il 64esimo quando Kvara di tacco smarca l’accorrente Mario Rui, il cui cross insidioso è trascinato nella propria porta dal colpo di petto di Gallo, che non si intende con Falcone e lo beffa in uscita.

Al 62esimo, c’era stata la prima ammonizione del match, ai danni di Gendrey. Al 65esimo, invece, i primi due cambi, tra le fila del Napoli: Simeone e Ndombele rilevano Raspadori e Lozano.

Due minuti più tardi e capitan Di Lorenzo è provvidenziale nell’anticipare Di Francesco su un cross basso da sinistra, probabilmente salvando un goal.

Al 70esimo, il Lecce cambia per la prima volta: è Helgason a prendere il posto di Gonzalez. Ndombelè, 120 secondi più tardi, becca invece un giallo stupido, che gli farà saltare Napoli-Verona, falciando Di Francesco dopo aver ingenuamente perso palla.

Al minuto 78, invece, si ferma Simeone per problemi al flessore; il Cholito prova a stringere i denti ma è costretto a cedere il posto a Politano al minuto 82.

All’80esimo, nel frattempo, nel Lecce entravano Askildsen, Strefezza e Voelkerling Persson, per dar fiato a Ceesay, Oudin e Maleh.

La partita ha ancora pochissimo da raccontare: il Lecce si affida a qualche spiovente sporadico per creare grattacapi, il Napoli non ha la forza di imbastire ripartenze convinte, cerca di tenere palla e si affida a qualche rara sortita.

Come quella, bellissima, che giunge al minuto 85, quando Elmas sferra una conclusione da dentro l’area su cui Falcone risponde presente, a seguito di una trama offensiva splendida con tanti tocchi di prima in rapida successione.

Baroni, all’88 esimo, si gioca la carta Banda. Forse troppo tardi. C’è solo, ancora, il tempo per far entrare Olivera e Zerbin per Mario Rui e Kvara, nel quarto dei cinque minuti di recupero concessi. Triplice fischio: il Napoli batte il Lecce a domicilio per 2-1.

Brutti, sporchi e cattivi. Come il bellissimo film del ’76 diretto da Ettore Scola, con un magnifico Nino Manfredi protagonista.

Quella pellicola vinse il premio per la miglior regia al 29° Festival di Cannes.

Al Napoli, starebbe bene lo Scudetto. Mancano 4 fatiche.

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