Riace: Mimmo Lucano assolto da anni di gogna e di calunnie

La giustizia prevale! L'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è stato completamente assolto da tutti i reati infamanti.

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L’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è stato assolto dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria da tutti i reati infamanti. Gli è stato solo imputato qualche reato amministrativo solamente. Questa decisione smonta le calunnie e l’accanimento mediatico che hanno circondato il ‘modello Riace’, una storia di accoglienza e integrazione dei migranti.

La gogna mediatica e le calunnie infamanti piombate sulla figura di Mimmo Lucano, finalmente sono state smontate e rese inoffensive. La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha ribaltato letteralmente la sentenza di primo grado del tribunale di Locri, che nel settembre 2021 gli aveva appioppato ben 13 anni e 2 mesi di carcere per truffa, peculato, associazione per delinquere, falso e abuso d’ufficio.

Già sin da allora era apparso chiaro che si voleva processare e delegittimare il “modello Riace”, che tanta risonanza e tanto consenso avevano riscosso in Italia ed in Europa.
Ed alla luce della sentenza di ieri, si può affermare che “c’è stato un accanimento non terapeutico”.

A Riace si era riusciti a far convivere accoglienza ed integrazione dei migranti. E questo infastidiva parecchio la destra, che della lotta all’immigrazione ne ha fatto una bandiera identitaria.

Il processo d’appello ha sostanzialmente riconosciuto la buona fede del “sindaco dell’accoglienza”, che non ha mai agito né per interesse economico né per interesse politico. Prova ne sono i suoi averi ed il suo magro conto in banca.

Falcone diceva: “seguite i soldi”. Seguendo i “soldi” di Lucano, se ne sono trovati ben pochi. E di interesse alla sua “visibilità politica” non si può neanche parlarne. Perché egli ha rifiutato una qualsivoglia candidatura, sia alle politiche sia alle europee. E dire che gli era stato prospettato anche un collegio ritenuto “sicuro”.

Ieri pomeriggio i giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria, presieduta da Elisabetta Palumbo, hanno messo fine al processo “Xenia”, nato nel 2018 da un’inchiesta della Guardia di finanza sul modello Riace, che vedeva come imputati il sindaco ed altri 17 cittadini.

I 17 sono stati prosciolti mentre a Lucano viene imputato il solo un reato amministrativo, per il quale viene condannato ad un anno e sei mesi, con sospensione della pena. La difesa, per bocca dell’avvocato difensore Andrea Dacqua, ha intanto dichiarato: “vedremo nelle motivazioni le ragioni di fondatezza per l’accusa restata in piedi”.

Sottinteso che, se ci saranno le condizioni, si contesterà anche questa pena residuale. E far uscire assolto con formula piena un uomo limpido e dai sani ideali. Infatti, prima della sentenza aveva correttamente dichiarato: “posso aver sbagliato, ma ho agito per aiutare i più deboli”. Non sembrano le parole di un delinquente intrallazzatore.

Nella sua generosa arringa, l’europarlamentare Giuliano Pisapia aveva affermato:
“La vostra sentenza sarà importante perché, specialmente in questo periodo in cui la situazione dei migranti è particolarmente difficile e complicata, avere tante Riace aiuterebbe a risolvere tanti problemi e ad evitare situazioni che un Paese come il nostro non dovrebbe vedere da lontano, ma essere capace di affrontare” e gestire adeguatamente.
“Un conto è la giustizia, un conto è la politica”

Speriamo che le sue siano parole profetiche e che la luce possa tornare a rischiarare le tante menti annebbiate dal razzismo e dall’egoismo. E che l’umanità e la solidarietà possano continuare ad essere coltivate come valori e non come colpe.

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