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ell’Editoriale di oggi, Scalfari parte dal prendere in esame il momento storico e politico che sta tenendo con il fiato sospeso tutto il mondo tra Elezioni Usa e Brexit per giungere poi ad un parallelo anche con l’italico momento sospeso tra il “travisato” Referendum Costituzionale miscelato con l’Italicum (il sistema elettivo approvato non tanti mesi orsono). Certo, sono situazioni politiche diverse tra loro eppure , a ben vedere, concatenate tra loro come possono esserlo i componenti di una miscela di elementi in apparenza innocui ed amorfi quali, ad esempio, la nitro e la glicerina, se distinti tra loro, eppure micidiali e dirompenti quando vanno a miscelarsi concorrendo alla formazione della nitroglicerina. Ed è questa la conclusione, a filo di logica, a cui giunge Scalfari nell’analizzare le tre diverse situazioni che, seppur distanti tra loro, se congiunte, diventano pericolose per tutti in America, in Europa, in Italia dove l’analisi/parallelo di Scalfari arriva ad ipotizzare una possibile conclusione della miscela tra Italicum e Referendum e si chiede: “Con la legge elettorale attuale i grillini (che non amano sentirsi chiamati così) avrebbero la quasi certezza di vincere al ballottaggio ed anche di essere decisivi per la vittoria del No referendario. Il Movimento 5 Stelle non ha certo la forza esplosiva di un Donald Trump, soprattutto perché l’Italia non è l’America. Ma un grillino alla guida dell’Italia possiamo immaginare come si comporterebbe nel nostro Paese, in Europa e in tutti i Paesi extraeuropei, cioè nel mondo intero?”
E su questa sua domanda vi lascio alla lettura dell’intero editoriale che prova ad analizzare e a dare “valutazioni” ai tre differenti scenari. E già dal titolo la dice lunga e lascia pochi spazi a dubbi:
Renzi scongiuri il rischio di un Trump italiano
OGNI Paese ha i suoi guai, ma quello di Donald Trump è un guaio mortale, soprattutto per l’Occidente. Mentre scrivo i sondaggi sono oscillanti, siamo appena a due giorni dalle elezioni americane e i due candidati sono testa a testa, alcuni sondaggisti danno come vincente Hillary ma con un distacco di pochissimi punti da Trump. Tutto può quindi accadere perché gli indecisi sono molti e possono cambiare opinione fino alle ultime ore che li dividono dalle urne. Una delle carte vincenti per Hillary è l’impegno che Barack Obama ha messo da tempo e in particolare per la Clinton. Se Hillary ce la farà, la sua politica sociale, economica, internazionale sarà una sorta di prosecuzione di quella del suo predecessore. Certo non ha lo smalto di Obama ma sarà pur sempre la prima donna alla Casa Bianca e questa è una non trascurabile novità.
L’America di Trump sarà non tanto conservatrice; di Amministrazioni conservatrici ce ne sono state alcune di grande rispetto, ma quella di Mister Donald è quasi una rivoluzione: è xenofoba, antidemocratica, militarista, alleata di tutte le autocrazie esistenti nel mondo, alleata di Putin, vista con simpatia dalla Cina, dalla Turchia e da tutti quei movimenti populistici che da questa alleanza escono rafforzati e più che mai contro l’Europa e contro la moneta unica. Insomma una situazione catastrofica nelle mani di un personaggio politicamente impreparato e razzista.
In Italia, secondo le rilevazioni d’una agenzia specializzata in questo tipo di ricerche, il 21 per cento, cioè un quinto dei nostri elettori, si è dichiarato in favore di Trump e non è certo una cifra da poco. Berlusconi è contro, ma Salvini no e questo dovrebbe costituire un’incompatibilità all’alleanza elettorale tra quei due partiti. Altri simpatizzanti per Trump ci sono in Egitto, negli Emirati del Golfo e in Turchia. Trump è insomma una mina vagante che l’America rischia di regalare al mondo intero oltre che a se stessa.
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Il secondo tema è invece positivo: la Corte di giustizia di Londra ha dichiarato illegittimo il referendum che ha approvato l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, il cosiddetto Brexit, senza il voto del Parlamento, Camera dei lord compresa. Tutt’al più si tratterebbe di un referendum consultivo secondo la Corte, ma privo di poteri decisionali. Perciò, dice con apposita sentenza la Corte, occorre che il Parlamento sia immediatamente convocato per un voto decisionale a meno che sia proposto un appello alla Corte di Giustizia Suprema, il cui giudizio sarebbe risolutivo. Nel frattempo la sterlina è balzata in alto dell’1,7 per cento nei confronti del dollaro e un vento di ottimismo si è immediatamente diffuso nel Parlamento europeo e in tutte le istituzioni dell’Ue. Ma sarà favorevole se appellata, la Corte Suprema inglese?
In attesa fioriscono altre possibili soluzioni a favore di chi è contro il Brexit. Per esempio c’è chi teorizza che una discussione del referendum sia soggetta al beneplacito della regina Elisabetta, senza il quale il referendum sarebbe invalido. La Corona, in una materia che incide sulla politica estera e su quella della Difesa, ha l’appannaggio che in un caso del genere potrebbe perfino sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. La Corona cioè avrebbe un proprio potere autonomo rispetto ad un referendum che incide sulla sovranità della Monarchia.
Nel mondo finanziario europeo questa decisione sta producendo effetti positivi tra gli investitori; l’eventuale rientro del Regno Unito nell’Ue, sarebbe un evento con un’influenza positiva politica ed economica. Si spera comunque che la decisione finale avvenga con la massima possibile velocità. E se lo augurano soprattutto la Germania e l’Italia per ragioni diverse ma convergenti.
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Ed ora siamo all’Italia e a Matteo Renzi. Anche lui e quindi noi tutti, contrari o favorevoli o oggettivamente neutrali, deve affrontare una serie di difficoltà la prima delle quali è il terremoto. Non è soltanto un’emergenza e non riguarda soltanto una parte dell’Italia centrale che ne è stata colpita in questi ultimi due mesi. Il terremoto riguarda l’Italia intera, dalla Sicilia fino all’Emilia e al Friuli ed ha un nome: ricostruzione antisismica ovunque.
Affrontare l’emergenza è una necessità immediata sapendo però che serve la ricostruzione antisismica che deve accompagnarla e proseguire ad emergenza temporaneamente passata. Si tratta di stanziare decine e decine di miliardi e di promuovere una politica economica keynesiana alla quale anche l’Europa deve contribuire sia con proprie risorse destinate alle aree depresse e colpite da un sisma che si ripeterà di continuo e sia consentendo all’Italia quella politica keynesiana che è inevitabilmente fondata sul debito.
C’è un aspetto positivo in quella politica: la creazione di posti di lavoro direttamente da parte dello Stato e di enti pubblici ma anche da parte di imprese private con appalti sorvegliati che impediscano eventuali reati di corruzione come spesso è avvenuto.
Ed ora una seconda difficoltà che è invece tutta politica e riguarda il No e il Sì al referendum del 4 dicembre prossimo. Non ha certo il peso delle elezioni americane né del Brexit, ma in qualche modo riguarda la sopravvivenza politica di Renzi se il No avrà la maggioranza oppure il suo rafforzamento e quello del suo governo se vincerà il Sì con ripercussioni non trascurabili sulla stessa Europa.
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Il comitato dei Cinque che lo stesso Renzi ha nominato affinché studi un progetto di cambiamento della legge elettorale vigente ha terminato i suoi lavori e stilato una proposta che Renzi ha fatto propria. Il progetto del comitato, a quanto sappiamo, propone l’abolizione del ballottaggio, l’abolizione delle preferenze, il voto popolare in collegi sufficientemente ampi con alleanze e quindi apparentamenti omologhi in tutto il Paese.
Si tratta d’una proposta perfetta, elaborata dai Cinque rappresentativi del vertice del Pd e in particolare da Gianni Cuperlo, rappresentativo dei dissidenti che vogliono tuttavia lavorare lealmente al rafforzamento d’un partito di centrosinistra moderno e democratico, senza alcun rischio di autoritarismo.
Ci auguriamo che Renzi annunci questo progetto pubblicamente anche in Parlamento avvertendo che dovrà essere a suo tempo approvato formalmente dalla direzione del Pd. Insomma un annuncio decisamente personale, ma in realtà essenziale per chi dirige partito e governo e punta a un Pd compatto salvo qualche eventuale e personale eccezione.
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Il vero e terribile avversario di Renzi e della sua politica in Italia e in Europa è il Movimento 5 Stelle. Con la legge elettorale attuale i grillini (che non amano sentirsi chiamati così) avrebbero la quasi certezza di vincere al ballottaggio ed anche di essere decisivi per la vittoria del No referendario. Il Movimento 5 Stelle non ha certo la forza esplosiva di un Donald Trump, soprattutto perché l’Italia non è l’America. Ma un grillino alla guida dell’Italia possiamo immaginare come si comporterebbe nel nostro Paese, in Europa e in tutti i Paesi extraeuropei, cioè nel mondo intero?
A due mesi dalle elezioni a sindaca di Roma abbiamo visto che cosa ha fatto la Raggi: nulla, non ha fatto nulla salvo aver disdetto le olimpiadi ed avere anche sospeso la costruzione di un settore essenziale della metropolitana. Forse quelle sospensioni avevano qualche giustificazione ma la vera ragione è che se avesse accettato le olimpiadi la Raggi non era in grado di iniziare da subito le opere preliminari e di programmare poi gli impianti necessari ai vari sport olimpici.
Questo è accaduto alla sindaca di Roma con il sostegno di tutti i cinquestellati. Rispetto a questo esempio su scala nazionale e internazionale è immaginabile quale sarebbe la fine dell’Italia.
In queste condizioni e in queste prospettive Renzi ha non solo la facoltà ma l’obbligo di fare proprie le conclusioni del comitato da lui nominato. Non ci sono alternative. Non si può correre il rischio di causare la trasformazione d’un teatro dell’Opera in un teatro di burattini con un burattinaio ventriloquo che li muove con i fili e gli presta la voce.
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repubblica/Renzi scongiuri il rischio di un Trump italiano EUGENIO SCALFARI
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