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La Germania non assume i migranti

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ono appena 54 i migranti assunti in Germania. Per la cancelliera Angela Merkel è un campanello d’allarme sugli umori del Paese: reagisce convocando i leader delle maggiori imprese private. Il ministero delle Finanze tedesco prevede intanto che l’anno prossimo ci saranno oltre centomila disoccupati. Si tratta del dato più alto dal 2013, che si lega al massiccio flusso di migranti arrivati negli ultimi mesi. Anche l’Italia continua ad avere dei problemi sul fronte economico: Marco Zatterin ci spiega perché la mancata crescita preoccupa più del deficit.

Della situazione tedesca possiamo avere qualche informazione da quanto ne scrive Alviani in un articolo su la Stampa di oggi:

Caso migranti per Merkel. La Germania non li assume ALESSANDRO ALVIANI

La cancelliera convoca le grandi aziende: presi 54 rifugiati in cinque mesi. Effetto sulla disoccupazione, previsti oltre centomila senza-lavoro in più

BERLINO – Per i critici di Angela Merkel è l’ennesima conferma che il mantra ripetuto dalla cancelliera quando si parla di accoglienza – «ce la faremo» – non è altro che una chimera. Per gli altri si tratta invece del segnale che è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche. Fatto sta che per la Germania, già alle prese con le difficoltà delle sue banche, si riaprono due delicati fronti di discussione, quello dell’impatto dei migranti sul mercato del lavoro e quello delle pensioni. Il governo tedesco prevede che nei prossimi anni la disoccupazione aumenterà a causa dei flussi migratori.

L’anno prossimo, rivelano dati del ministero delle Finanze presentati già ad aprile ma rilanciati ora dalla Bild, il numero dei senza lavoro dovrebbe crescere in media di 110.000 a 2,86 milioni. Il motivo: «la forte immigrazione». Sarebbe il primo aumento della disoccupazione su base annuale dal 2013. Il trend dovrebbe proseguire nei prossimi anni: entro il 2020 i disoccupati diventeranno 3,1 milioni, il valore più elevato dal 2010. In realtà anche il numero degli occupati dovrebbe salire di oltre un milione a 44,1 milioni nel 2020.

Da tempo nel governo tedesco è maturata la consapevolezza che l’integrazione degli oltre 1,1 milioni di immigrati entrati l’anno scorso in Germania dovrà passare necessariamente anche per il mondo del lavoro. I primi passi in questo senso sono stati già fatti: questo mese è entrata in vigore una legge che sospende, per un periodo di prova di tre anni, la norma in base alla quale i richiedenti asilo possono ottenere un lavoro solo se per quel posto non ci sono candidati idonei tedeschi o europei. Le carenze sul fronte dell’offerta occupazionale, però, sono evidenti. Fino a inizio giugno le 30 aziende del Dax avevano assunto con un posto fisso appena 54 rifugiati, ha notato la Faz nelle scorse settimane.

Di questi, 50 sono riconducibili alla sola Deutsche Post, due al gigante dei software Sap e altri due alla società farmaceutica Merck. Non stupisce che la politica sia scesa in campo per far pressing sui vertici economici: a luglio il ministro dell’Economia e vice cancelliere, Sigmar Gabriel, aveva scritto alle 30 aziende del Dax, sollecitandole a impiegare più immigrati. Adesso è la volta di Angela Merkel, che ha invitato in cancelleria i numeri uno delle più importanti società tedesche, per convincerli a offrire ai rifugiati più posti e più apprendistati. L’incontro si svolgerà il 14 settembre, rivela la Bild. Sarà anche l’occasione, per aziende del calibro di Siemens, Volkswagen, Opel, Rwe o Evonik, che hanno lanciato nei mesi scorsi un’iniziativa per integrare meglio i migranti nel mondo del lavoro, per riferire dei progressi compiuti finora.

I fondi per fare di più, sul fronte politico, ci sarebbero: grazie all’andamento positivo dei conti pubblici, i 6,1 miliardi di euro messi da parte dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble come «riserva» per affrontare quest’anno i costi dell’emergenza rifugiati non verranno consumati del tutto, riporta l’Handelsblatt.

Nel frattempo riparte la discussione sulle pensioni. Nel suo rapporto mensile la Bundesbank ha chiesto di innalzare entro il 2060 l’età pensionabile a 69 anni, per tener conto dell’aumento dell’aspettativa di vita.

Attualmente in Germania è previsto un aumento graduale a 67 anni entro il 2029. Improbabile, però, che la proposta della banca centrale diventi realtà. Basta ascoltare la reazione del vice cancelliere Gabriel («un’idea scema») e osservare il boom di richieste per la possibilità, introdotta due anni fa, di andare in pensione in anticipo a 63 anni per chi ha versato almeno 45 anni di contributi.

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