(VI capitolo di appendice di “PASSI nel COSMO e MAPPA del COSMO”)
Nel grande fervore di viaggi, conquiste, scambi commerciali, che ci fu nel XV secolo, dopo la scoperta dell’America nel 1492, considerando l’attraversamento dell’Atlantico da Est, ad opera di Cristoforo Colombo inizialmente, e poi, via via, in un incessante andirivieni, sia dall’Europa che nell’opposta direzione; ma ancor prima, dalla remota Cina, sotto la dinastia Ming, verso l’Oceano Indiano ed oltre, dal 1405 al 1433 almeno (oltre mezzo secolo prima), ad opera della più imponente flotta che si sia mai vista, al comando dell’ammiraglio Zheng He, di fronte alla quale persino l’Invincibile Armata del Re di Spagna, impietosamente impallidisce; e successivamente, dopo una parentesi di circa un secolo (per le motivazioni di cui più avanti si dirà), verso Oriente, solcando il Pacifico (visto come una interessante opportunità, nel tempo, dopo la notizia della scoperta del nuovo Continente, e i conseguenti traffici di argento dal Centro e Sud America verso Taiwan, e di seta, porcellana, spezie, nel senso opposto, e non più come una enorme massa d’acqua irta di pericoli e di nessun interesse per un Impero sovrabbondante di ricchezze, che non aveva bisogno di nulla), NON FU MAI PRESENTE l’ITALIA (intesa, non come “Paese”, ovviamente, ma come REALTA’ GEOGRAFICA e TRADIZIONALE, politicamente composita, nei termini conosciuti).
P
erché? E che cosa ciò comportò in termini di vita sociale, rapporti con gli altri Stati ecc.?
LA SCOPERTA dell’AMERICA fu un accidente derivato dalla volontà dei Sovrani Spagnoli, poi seguiti dai Portoghesi e, quindi, tutti gli altri: Inglesi, Francesi, Olandesi ecc., intesa a trovare un’altra via di comunicazione e di rapporti commerciali con la RICCHISSIMA CINA, navigando verso Ovest.
Inizialmente la presenza, nel bel mezzo della traversata, di un nuovo Continente, poi denominato America, e ritenuto per molto tempo, molto meno vasto di quanto in realtà non fosse, fu, più che altro, un intoppo ineludibile per gli aspiranti a raggiungere la Cina, appartenenti al resto d’Europa (a parte gli Stati Italiani).
Questo perché non era possibile, per loro, raggiungere la Cina andando verso Oriente, stante l’ostacolo della MASSICCIA BARRIERA MUSULMANA legata da ferrei ed esclusivi accordi all’onda lunga di potenti città marinare italiane, quali Genova e Venezia. Il che spiega anche perché, nei primi tempi, la lontananza dalle rotte degli affari e delle espansioni territoriali, risultò neutra per le città e le contrade italiane, dove permanevano e ancora più fiorivano ricchezza, mirabili opere, cultura, benessere, come attestato dagli immensi lasciti alle future generazioni, elargiti dal RINASCIMENTO ITALIANO, contenente in sé tutti i fondamentali riferimenti del MODELLO CLASSICO ELLENICO, debellato, schiacciato ma, con tutta evidenza non annientato; anzi, in un certo senso, preservato e perpetuato, con grande intuito e raffinatezza, dall’IMPERIALISMO ROMANO.
Va sottolineato, in particolare, che le Realtà Sovrane italiche non avevano alcun bisogno di andare verso Ovest per i loro proficui traffici e rapporti con i popoli dell’estremo Oriente. Loro potevano, con relativa facilità, passare ad Est, molto probabilmente anche per gli accordi che potevano stipulare, nel contesto venutosi a creare, nel tempo, di evidente consenso e pacificazione (ancorché sia stato, poi, un Italiano a scoprire l’America e un altro Italiano a tracciarne la mappa).
Potrebbe qui ravvisarsi, addirittura l’embrione di un federalismo (di impronta, tra l’altro, più vicina a quella riferibile a Carlo Cattaneo, che non a Vincenzo Gioberti, per la sua tensione ideale) tra gli Stati Italiani, abortito di fronte alle esigenze dell’avidità, dell’espansionismo e della sopraffazione, che sono alcuni degli elementi componenti l’ineludibile UMANA IMPERFEZIONE.
In seguito, quando il Continente Americano acquisì l’importanza strategica, economica e commerciale che conosciamo, si rovesciò la situazione, e le Realtà politiche italiane che erano state e permanevano totalmente assenti su quel versante, via via regredirono in modo irreversibile, per cui tutto il proseguimento della Grande Storia (per quanto di bene e di male ci sia in essa) si svolse in altre parti del Mondo; quelle che avevano ereditato le capacità organizzative, amministrative e militari, proprie del MODELLO IMPERIALE ROMANO, mentre il Rinascimento Italiano (fine XV sec. – XVI sec.) giunse al suo blocco definitivo.
Possiamo ben dire che, a tutt’oggi, il RINASCIMENTO è stato il riferimento finale della Grande Storia in Italia.
E con esso , ebbe termine l’ULTIMA ESPRESSIONE del MODELLO CLASSICO (a mio avviso e secondo la definizione che io do di esso, ampiamente ricordata), che ha quindi attraversato 10 secoli di Medio Evo, come un’anima minore ma non annullata, accanto alle altre due anime, tra quelle di maggior rilievo, che, a mio avviso, passarono; e cioè quella della derivava dell’IMPERIALISMO ROMANO, prevalente, e quella “mediana” del POTERE TEMPORALE del Sommo Pontefice.
Tuttavia resta di esso il ricordo indelebile e l’esempio, per cui ci è consentito aspirare, in un futuro che, ci auguriamo, non sia pura utopia, ad un IDEALE APPRODO al nuovo territorio dell’ARMONIA, dell’EQUILIBRIO, della SERENITA’, o ad un RITORNO IDEALE ad esso; pur dovendosi mettere, sempre, in conto l’IMPERFEZIONE UMANA spesso (troppo spesso) presente ed evidente, con punte di OBBROBRIOSITA’, a volte semplicemente INCREDIBILI, come la Storia non ha mancato di annotare ripetutamente, nelle varie epoche, parallelamente alle grandi eccellenze dell’intelligenza emotiva e dell’intelligenza razionale (metis e tesis).
Ma, più in dettaglio, che cosa accadde nel Mondo, al di fuori della penisola italiana, già a partire da immediatamente dopo il “naufragio” di Colombo, sull’isola (poi definita caraibica), battezzata HISPANIOLA, che attualmente è divisa tra la Repubblica di Haiti e la Repubblica Dominicana? Esso fu “sconvolto” da quello che Alfred Crosby, come ci ricorda Charles Mann, nel suo libro “1493”, efficacemente, definisce SCAMBIO COLOMBIANO.
Si tratta dello scambio di tutto ciò che, dopo l’epopea invasiva inaugurata da Cristoforo Colombo, entra a far parte delle conoscenze, delle paure e dei desideri di tutti gli uomini a tutte le latitudini, dalle ricchezze, alle tradizioni, alle scienze, all’arte, ai beni di scambio e di consumo, ma soprattutto alle malattie infettive vecchie e nuove, ai batteri misconosciuti e altrettanto dicasi dei modi di contagio.
Così nacque nel 1707 la Gran Bretagna, dalla fusione della Scozia, che aveva subito catastrofiche perdite soprattutto grazie allo “scambio colombiano” di malattie che trovarono i nuovi conquistatori scozzesi del tutto impreparati (alle quali non fu estranea l’ignoranza con la quale pretendevano di vendere coperte di lana e prodotti per il freddo invernale ai Tropici), con l’Inghilterra, che fu pronta a sanare tutte le perdite con propri mezzi. Più tardi, nel 1781 (8 anni prima della Rivoluzione Francese), con analoghe modalità, nacquero gli Stati Uniti d’America, grazie anche alla decimazione che lo “scambio colombiano” dei batteri aveva provocato tra le truppe britanniche non sufficientemente immuni, mentre quelle coloniali, ormai da tempo erano assuefatte.
In tal modo, attraverso grandi espansioni, diffusioni di malattie e di miseria, soprusi dilaganti, violenze, ingiustizie, cambiò il volto del Mondo: dove prima c’era una sana vita rurale, di allevamenti e colture, e uno stile di vita originale, una civiltà libera, vera e di qualità, subentrò lo squallore e l’abbandono; o, viceversa, ricchezze esplosive, preponderanti e distruttive, dove prima erano praterie e foreste, boschi, fiumi, e ruscelli pescosi.
La scoperta, ma soprattutto l’INVASIONE dell’America, o meglio, del Nuovo Continente, non fu il PRIMO PASSO, a mio avviso (l’IMPERO ROMANO o, se vogliamo risalire ad un mitico bing bang, la fuga di Enea dalla città di Troia nel 1184 a. C., mi sento, in modo più attinente, di definire “il primo passo” o i primi passi), ma fu certamente un PASSO IMPORTANTE e DECISIVO, nel trascinamento del Mondo al punto in cui siamo: l’anticamera dell’AUTODISTRUZIONE; l’Homogenocene (secondo la suggestiva definizione dell’entomologo Michael SAMWAYS, come riportata nel libro di Mann).
La prossima ERA BIOLOGICA, che paventiamo, ma che speriamo di scongiurare, sarà l’Homotanatocene? La definizione è mia.
ALCUNI SIGNIFICATIVI RIFERIMENTI:
Il grande economista Adam Smith, teorizzò che l’assunzione, nelle piantagioni, nelle miniere, nelle grandi fattorie e imprese del Nuovo Continente, di servi a contratto era economicamente e umanamente più conveniente (venendosi qui a fondere, per di più, i due aspetti, a beneficio della fondatezza del modello liberista) rispetto all’utilizzo degli schiavi, meno affidabili, più impreparati, meno motivati, di più costoso mantenimento, anche con riguardo a malattie, infortuni, invecchiamento, ecc.
Tuttavia l’Inghilterra, intrinsecamente antischiavista, promosse, nelle colonie, il sistema schiavista; e questo, infine si affermò in senso generale. Perché?
Ancora una volta entra in gioco lo “scambio colombiano”, dei batteri, in questo caso. Si scoprì, infatti, che i “neri” erano molto più resistenti alle malattie infettive, ed in particolare alla malaria e alla febbre gialla; il che comportava che erano più sfruttabili come forza-lavoro, più longevi, più adatti a ritmi di lavoro intensi.
Questo metteva, sostanzialmente, “fuori mercato” i servi a contratto (un caso eclatante di prova provata che non sempre una situazione di superiorità biologica comporta egemonia intellettuale e organizzativa; anzi, in questo caso, comportò un aggravamento della esposizione a sottomissione e sfruttamento).
Siamo in presenza di una componente fondamentale di quello che Charles Mann chiama “imperialismo ecologico” (dove è incluso tutto il miscuglio di alterazioni naturali, cibo, abitudini, paesaggi). Questa importante fetta io la definisco “imperialismo batteriologico”, ricomprendente anche lo sterminio dei nativi del Nuovo Continente, falcidiati da malattie a loro sconosciute e, in Europa, debellate da secoli.
Lo SCHIAVISMO, diffondendosi sempre di più e affermandosi, per un tempo lunghissimo (l’ultimo Stato, del Nuovo Mondo, ad abolire la schiavitù fu il Brasile nel 1888) comportò una vera e propria devastazione mondiale, dal punto di vista etnico, geografico, spirituale e degli usi e costumi, ancora oggi visibile e latente, in alcune situazioni di stampo criminale, che si è andata incrementando ed espandendo, nell’arco di 5 SECOLI.
C’è da dire che anche nelle ANTICHE CITTA’ GRECHE vigeva la pratica della riduzione in schiavitù, con riferimento, prevalentemente, ai prigionieri di guerra e comuni, pirati ecc.; ma quando lo SCHIAVISMO si coniuga all’IMPERIALISMO produce effetti assolutamente obbrobriosi e distruttivi.
L’IMPERIALISMO in senso politico (di cui quello sopra descritto è, per quanto di gigantesche proporzioni, tuttavia ancora UN ASPETTO), che ha fatto da traino a TUTTO il MONDO, fino ai nostri giorni, è, senza ombra di dubbio, quello che ha, come matrice, l’EUROPA, poi trasformatosi ed evolutosi in COLONIALISMO, GUERRE di DOMINIO, QUELLA EFFETTIVA e la GUERRA FREDDA, CONSUMISMO, ed infine, la GLOBALIZZAZIONE (con tutto quello che ciò comporta, compreso il terrorismo, l’affermarsi delle lobbies, principalmente delle banche, del petrolio e delle armi, lo sterminio e gli esodi in massa di intere popolazioni non coerenti con tale dimensione). Da qui il salto nel buio, che a me pare incipiente, al quale ho fatto cenno, e del quale, in vari miei scritti, ho trattato.
Molto più saggi furono gli Imperatori Cinesi.
Essi, dopo i primi tentativi di grandi spedizioni, che attraverso l’Oceano Indiano, giunsero fino all’Africa meridionale (vedi sopra), ma non superarono neanche l’estremità meridionale dell’Africa, per raggiungere l’Atlantico (questo in genere è considerato un fatto negativo dagli storici e studiosi dell’epoca, ma io non sono d’accordo; mi allineo, piuttosto sulle valutazioni del politologo Jack Goldstone, come dirò), posero fine ad ogni ulteriore iniziativa in questo senso.
Quasi tutti i resoconti dei viaggi di Zheng He (v. sopra) furono distrutti e le navi cinesi non si avventurarono più in mari così lontani, fino al XIX secolo (4 secoli dopo; trascinati dall’irresistibile onda vorticosa e turbolenta dell’incalzare dei tempi e dell’Imperialismo Occidentale).
Dice il prof. Goldstone della George Mason University: “Pechino avrebbe potuto benissimo ordinare a Zheng di circumnavigare l’Africa e arrivare fino in Europa, ma bloccò le esplorazioni ad ampio raggio, per le stesse ragioni per cui gli Stati Uniti hanno smesso di inviare uomini sulla Luna; perché sulla Luna non c’era niente che giustificasse i costi di quei viaggi” (C. Mann “1493” pag. 164).
Gli Imperatori Cinesi non volevano allargare il commercio (che, tuttavia, in seguito, fu, come era, probabilmente, inevitabile, ripreso), perché temevano il CAOS di un eccessivo espansionismo. Proprio quello che immancabilmente fu determinato dallo SCAMBIO COLOMBIANO che fece crollare l’elaborato, sottile e sofisticato grande SISTEMA CINESE: dove c’erano grandi terrazzamenti e risaie, subentrò la coltivazione della patata e del mais, con tutte le intuitive conseguenze sul commercio, l’economia delle famiglie, la cultura istituzionale, la foresta fluviale, il clima persino, e così via.
Dove c’era ricchezza, ci fu miseria, dove c’era giustizia, ci fu arroganza, dove c’era cultura, si insinuò l’ignoranza e l’analfabetismo; situazione da cui la Cina oggi sta, lentamente ma insistentemente, uscendo, fino a proporsi come Potenza Mondiale di riferimento per il futuro; ma in che modo?
Potenziando al massimo, e con effetti dirompenti sulla salute e sullo stile di vita del popolo, il MODELLO IMPERIALE di matrice EUROPEA, passando per il NAZIFASCISMO e lo STALINISMO, con le note PROPAGGINI AMERICANE.
In definitiva, possiamo ben dire, secondo i PARAMETRI di OGGI, che lo SCAMBIO COLOMBIANO ha trionfato.
Il PUNTO FOCALE è: Il MONDO avrebbe potuto fermarsi, diciamo, intorno al 1493? Agli albori dello “SCAMBIO COLOMBIANO”?
IO CREDO CERTAMENTE di SI’; avrebbe potuto fermarsi, se, FORTE dell’ANTICA SAGGEZZA, lo avesse voluto; con enormi benefici per l’intera Umanità, che oggi avrebbe molte più occasioni di ridere, giocare, ballare, come avrebbe dovuto essere secondo il pensiero dei grandi filosofi, Socrate, Platone, Aristotele, rimasto LETTERA MORTA, e molto meno sciagure, orrori e problemi afflittivi.
La breve storia della FLOTTA di Zheng, che pure è stata la PIU’ GRANDE FLOTTA di tutti i tempi, secondo l’interpretazione di Jack GOLDSTONE (che è senz’altro la più attinente, non potendosi minimamente credere che una FORZA e una RICCHEZZA morale e materiale di un GRANDE PAESE, che trovavano il loro emblematico punto di coagulo in una flotta di 317 vascelli, con innovazioni tecniche che l’Europa avrebbe impiegato un secolo ancora a scoprire, al comando di una nave ammiraglia che misurava più di 90 metri di lunghezza e 45 di larghezza, con 9 alberi; la più grande nave di legno mai costruita, potesse minimamente temere di circumnavigare l’Africa o intraprendere qualsiasi altro viaggio) ne è PROVA INCONFUTABILE.
Allo stesso tempo è ulteriore dimostrazione che l’IMPERIALISMO era un CONCETTO ESTRANEO all’Estremo Oriente e, in particolare alla Cina, pur denominata “il Celeste Impero” (in quanto costituiva l’unione di tutti i Regni bellicosi e in perenne conflittualità tar di loro); bensì un CONCETTO TIPICO dell’OCCIDENTE, derivante (almeno prevalentemente) dal sistema amministrativo, legislativo, organizzativo e militare, sviluppatosi in ROMA, a partire dalle sue origini.
Resta il rammarico, l’amaro in bocca nel considerare che il Mondo, così come si era fermato ad ORIENTE, avrebbe potuto fermarsi anche ad OCCIDENTE.
Ciò sarebbe potuto accadere già nell’immediatezza dell’impatto col Nuovo Continente, al momento del secondo viaggio di Colombo, allorché le potenti ma poco sapienti e previdenti Maestà Cattoliche di Spagna, lo dotarono di ben 17 navi, con equipaggi eterogenei di 1500 uomini, tra cui religiosi incaricati di portare la fede cristiana nelle nuove terre, rafforzando così la penetrazione in esse della Monarchia spagnola.
E’ qui la stonatura; quella che fa commentare a Charles Mann:
“Se nel 1492 qualcuno avesse rivelato ai Sovrani di Spagna, Ferdinando e Isabella anche solo la metà delle conseguenze che avrebbero avuto i viaggi di Cristoforo Colombo da loro finanziati, molto probabilmente sarebbe stato incarcerato come un volgare truffatore”.
Ma, era anzi, molto probabilmente, inevitabile che le cose andassero così come andarono, proprio per quel perpetuarsi dell’IMPERIALISMO di antiche origini, come più volte richiamato.
Lo stesso Charles Mann, infatti aggiunge:
“nessuno poté fare niente contro la forza dirompente della realtà. Già a partire dal 1493, infatti, gli equilibri e gli assetti del Pianeta furono letteralmente rivoluzionati: due Mondi che, dopo la frattura geologica di 200 MILIONI di anni fa, erano rimasti estranei ed ignoti l’uno all’altro, si incontrarono e si mescolarono, in un processo di reciproca osmosi e contaminazione che, da allora, è diventato sempre più intenso”
La diffusione degli Europei nel Mondo è spiegata da Alfred Crosby in ragione della loro superiorità sociale e scientifica (“1493” C. Mann – pag.7).
Come non aggiungere “ e della loro attitudine e tradizione imperialista”?
E la Storia continua…
Non posso concludere questo articolo senza rivolgere un particolare ringraziamento all’ing. Guido Della Cioppa (esprit de géométrie?) che mi ha incoraggiato e mi ha suggerito la lettura di “1493”, un concentrato di attenzione su tutto ciò che appare importante, ben documentato e particolarmente interessante, a partire dal momento in cui Cristoforo Colombo mise piede nel primo avamposto del Nuovo Mondo, come, dallo stesso autore, definito.
Gli arricchimenti che me ne sono derivati hanno permesso una agevole stesura dello stesso e hanno aggiunto importanti mattoni di conoscenze al costrutto della mia mente.
FINE
4 AGOSTO 2016, Alberto Liguoro
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