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Castellammare di Stabia

Vuoi odiare? Libero di farlo, ma poi devi pagarne le conseguenze

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I commenti di tantissimi italioti e in verità, in numero preponderante, di ancor più italiote acide ed evidentemente frustrate, alle due luttuose vicende che hanno caratterizzato gli ultimi due giorni hanno dato, ancora una volta, la cifra dell’assuefamento all’odiare e quindi dell’imbarbarimento di tanti nostri connazionali dei, e per, i quali non si può che provare vergogna.

Vuoi odiare? Libero di farlo, ma poi devi pagarne le conseguenze

span style="color: #000000;">Vergogna che però non è, ne dovrebbe essere, inferiore della rabbia che si dovrebbe provare, e che io provo in misura ancora maggiore, per tutti gli altri che, indubitabilmente – anche guardando e valutando correttamente le statistiche – sono di fatto la stragrande maggioranza ma …..

Ma tutti questi sono e restano silenti. Perché ?????
Da quando, mi chiedo, siamo passati dal “si mangia pane e veleno, nn solo veleno” di Totò in Miseria e nobiltà, all’odierno “si mangia pane e odio, no solo odio”?

Tante le motivazioni possibili e di fatto motivanti. Tra tutte credo, e temo, che quella preponderante sia la codardia che porta a pensare: perché rischiare confronti con certa gente? Ed allora si tace, si chiudono gli occhi, si gira la testa dall’altra parte dimenticando che un periodo, ed un comportamento, simile lo abbiamo già vissuto e tenuto per cui male non sarebbe ricordarsi del sermone di padre Martin Niemöller che, per una situazione simile (allora si trattava dei nazisti e della loro “guerra” contro le minoranze ed i non “come loro”), ebbe a dire:

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare»

Ma LA MEMORIA sembra essere merce molto rara e comunque non adusa nell’italico popolo, e nell’uomo in genere. Forse perché preferisce CREDERSI sempre e comunque superiore a qualcuno e quindi pensare che, alla fine, le disgrazie, i capovolgimenti, i mali e quant’altro di brutto può accadere ad un essere umano, possa accadere, ed accada, solo agli altri per cui: perché preoccuparsene? Meglio pensare a se stessi e ad avere sempre di più perché, come recitava Lorenzo il Magnifico: del doman non v’è certezza. Epperò esiste anche il quanto disse De Crescenzo: si è sempre meridionali di qualcun altro, il che sta ad indicare che, prima o poi, si incontra qualcuno che ti tratterà da cane rognoso come ora tratti altri che sono esseri umani ne più ne meno come te; o lasci che altri lo facciano.

I commenti, dicevo all’inizio, di tantissimi italioti e in verità, in numero preponderante, di ancor più italiote acide ed evidentemente frustrate, alle due luttuose vicende che hanno caratterizzato gli ultimi due giorni:

l’una, conseguenza di un omicido, quello del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ucciso a Roma nella notte di venerdì per il quale i responsabili sono stati trovati e posti in arresto per cui, si spera, riceveranno la giusta condanna non potendo nascondersi, si spera, dietro un qualche scudo come è solito fare qualcun altro;

l’altra, conseguenza di un naufragio avvenuto più lontano da noi, anch’essa avvenuta di notte con almeno 150 morti, ma senz’altra testimonianza che quella di altrettanti disperati tecnicamente “salvati” e riportati in Libia ma, di fatto, uccisi anch’essi quantomeno nel loro essere persone umane come noi tutti e non bestie o merce di scambio quali diventano nei lager libici.

E mentre tutto questo cresceva, di Di Maio e Salvini, fatta salva qualche fugace e circostanziale dichiarazione, sviavano, ciascuno per un proprio tornaconto, su altro dando così anche loro la cifra del livello che il dibattito politico riesce a raggiungere e del quanto, alla fin fine, portano avanti.

Ogni giorno ha la sua pena si suol dire, e ormai a noi italiani è l’unica cosa che, quotidianamente, viene elargita a larghe mani. E tutti lasciamo correre, altri addirittura plaudono, perchè LA PENA la si infligge ad altri.

La trama è sempre la stessa tanto che ormai la si potrebbe recitare molto prima lasciando in bianco solo i nomi dei protagonisti che, di sicuro, saranno riempiti dagli “attori” di un nuovo (falso) allarme con il quale il Caporale (con il silenzio del maitre a 5 stelle) distrae gli italioti facendo loro temere, chessò, un’invasione barbarica o un’orda di genti pronte a portar via, a seconda dei casi, un vivacchiare tranquilli e sonnolenti, magari l’happy hour.

Ed allora ecco che, in questi giorni, si replica il “caso Diciotti” rivisto e rinominato “caso Gregoretti”.

Regista, sempre Caporal Salvini.

Assistenti di studio: burbetta Di Maio e gli altri silenti ed inoperosi fanti governativi Trenta e Toninelli che, anziché far valere le loro cariche e competenze, tanto per dar a vedere che si adoperano sul caso, chiamano in causa l’Europa invece di dire: adesso basta! Ora si esagera! Siamo uomini e non Caporali come te!

Di questo caso troverete articoli in cronaca. Ciò che qui invece voglio annotare, riportandomi anche a tutto quanto su già scritto, è che anche questo caso è un ennesimo sequestro di persone su NAVE Italiana, per di più Nave militare, sempre ad opera di Caporal Salvini. Un crimine quindi. Crimine del quale però Caporal Salvini non ha alcun pensiero tanto più che l’ultima volta, grazie alle amorevoli cure dei serventi maitre a 5 stelle, ha potuto sollevare e tenere alto lo scudo parlamentare sottraendosi così ad ogni giudizio. Insomma, il solito: io so io e gli altri non valgono un cazzo. E se qualcuno vuol dire qualcosa, si faccia prima eleggere, ma poi, chiaramente, mi serva come fanno i 5 Stelle perché, comunque, io so io ….

E con una testa del pesce che puzza così, come può non puzzare anche tutto il resto? Impossibile!

Ed allora ecco le vagonate di volgarità, malignità, odio, vomitate ogni volta, e per ogni occasione, dai salviscisti e, comunque, da frustrati italioti ed italiote, certi anche loro di essere al riparo dello scudo, nel loro caso, del web. Ma così forse, sembra che potrà non essere.

É stata promossa, ed è partita, guarda caso su FB – quasi un: chi di spada rerisce di spada perisce new deal – la campagna #odiareticosta che, volentieri e speranzosi, a seguire indichiamo e diffondiamo:

Da ORA ODIARE TI COSTA!

Da oggi non vi consentiremo più di danneggiare impunemente gli altri col vostro odio.
Di offendere, diffamare, calunniare, minacciare, impunemente.
Da oggi i danni arrecati alle vittime di odio su Facebook, Messenger, Instagram, Youtube, vi costeranno.
E non vi costeranno una condanna penale di pochi mesi che vi appunterete al petto come una medaglia.

No.

Vi costeranno denaro, perché agiremo in sede civile.
E sarà un giudice a stabilire con quanto denaro dovrete risarcire la vittima delle vostre azioni.

Perché se il diritto di critica è sacro e inviolabile, se la libertà di opinione è sacra e inviolabile, se la libertà di dissenso, anche aspro, duro, netto, schietto, è un diritto sacro e inviolabile, la diffamazione no, l’ingiuria no, la calunnia no, l’offesa no, la minaccia no.

Quelli sono delitti. Anche e soprattutto sui Social.
E arrecano danni.
E quei danni vanno risarciti.

Criticare una donna per le sue posizioni politiche è un sacro diritto. Augurarle lo stupro è invece un delitto.

Criticare una persona perché solidarizza con i migranti è un sacro diritto. Insultarla, accusarla senza prove di qualche crimine, calunniarla è invece un delitto.
Criticare un omosessuale per le sue idee è un sacro diritto: insultarlo, offenderlo, ingiuriarlo, augurargli o promettergli violenza no. Quello è un delitto. È un danno.

E si paga.

Fino a oggi le vittime di questi delitti sono state lasciate sole.
Adesso basta.

Adesso facciamo da noi.
WildSide e Tlon hanno messo in piedi un gruppo di avvocati, filosofi, comunicatori, investigatori privati, informatici forensi che raccoglieranno le vostre segnalazioni.

Se siete stati diffamati, offesi, calunniati, minacciati sui social inviateci il LINK (non lo screenshot, ma il link) del post incriminato al seguente indirizzo:

odiareticosta@gmail.com

Ci occuperemo noi di tutto. E faremo in modo che il danno d’immagine e di reputazione che avete subito vi sia economicamente risarcito.

Da oggi non siete più soli, da oggi cambia tutto: saranno le vittime a far valere i propri diritti, e saranno i colpevoli a pagare di tasca propria i danni arrecati.

È il momento di cambiare il modo di vivere i Social. Se non lo cambiano loro, allora lo cambieremo noi. Da oggi #odiareticosta

(Cathy La Torre)

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