Videointervista al poeta Luciano Somma, vincitore del premio alla carriera del Festival di Napoli New Generation: “poeti si nasce e io continuerò a seminare poesia”.
Videointervista al poeta Luciano Somma: “continuerò a seminare poesia”
Luciano Somma, autore, poeta, scrittore ha incontrato la redazione. Reduce dal Festival di Napoli New Generation, svoltosi in diretta dal Salotto dell’Abate negli ultimi giorni del 2020, Somma ha ricevuto in quell’occasione il premio alla carriera. In gara tra le dieci finaliste con la canzone “Napule Futtetenne”, di cui ha scritto il testo, musicato e interpretato da Gustavo Martucci, Luciano Somma ci spiega:
“
Molti deridono Napoli, la offendono. Vogliono guardare solo l’ombra e non il sole. È ovvio che come le altre grandi città del mondo ha grandi difficoltà, ma ha anche cose bellissime. Quindi: che sparlino anche di te, ma non fregartene, specie di ciò che dice la gente. È questo il succo della canzone, musicata ed arrangiata da Gustavo Martucci, con cui ho scritto molte canzoni in italiano e in napoletano. E abbiamo intenzione di continuare a parlare di Napoli in parecchi modi”.
Riguardo il festival: “Devo ringraziare l’organizzazione che mi ha conferito questo ambito e prestigioso premio per la canzone, che si accompagna allo Scugnizzo D’Oro ricevuto nel 2015 per la poesia in italiano e in napoletano”.
Quasi impensabile che al giorno d’oggi ci sia ancora bisogno di parlare di Napoli per difenderla e indurla alla rivalsa. “Nel ‘71 scrissi una canzone con Geppino Villa, grande cantautore: “Napoli Urrà”. In questa canzone si diceva “Pure a Torino a munnezza ci sta, e nu scipp o journo a Milano si fa”. In tutte le città c’è il bello e il brutto. Perché parlare sempre della nostra città, che è stata martoriata da Masaniello ad oggi? Napoli si è sempre rialzata, che fosse il terremoto o il colera. I napoletani sono caparbi, si tratta della regola della sopravvivenza”. Ma, forse, è proprio questa visione di Napoli che è entrata a far parte del tessuto della città stessa, rappresentandone un valore aggiunto.
Leggendo la biografia e le opere di Luciano Somma è difficile definirlo: autore di testi di canzoni, di racconti brevi, poeta.
“Quando scrivevo poesie e non testi per canzoni, a 13 anni, mi guardavano con sorpresa, chiedendosi perché non scrivessi canzoni. Ora che lo faccio, le persone sono sorprese nel sapermi anche poeta. A me piace scrivere: ho collaborato con tantissime testate giornalistiche e sono stato in gioventù direttore e responsabile di un giornale. Scrivo da oltre 60 anni. Lascio a voi la definizione”.
La scrittura è un pilastro nella vita di Luciano Somma e l’ha accompagnato per tutta la vita. E la sua proficua attività va in controtendenza rispetto all’incompatibilità, al giorno d’oggi, di farne una professione.
“Poeta si nasce e non si diventa. Anche persone colte che ad un certo punto della vita decidono di scrivere poesie lo fanno anche se non ne hanno mai scritte prima. È difficile: persino ieri ho scritto un nuovo testo che sta per essere musicato da Gustavo. Ho idee sempre nuove e ho una mente molto lucida ad appena ottant’anni. La mente deve essere allenata. Fino a quando sarò in vita continuerò a scrivere. Io non cerco la poesia o il testo della canzone: sono loro a venire da me”.
Poesie e testi si presentano, quindi, a Luciano Somma. E alcuni si presentano in dialetto napoletano.
“Sono un napoletano purosangue. Sono nato nel ventre di Napoli e scrivevo in napoletano già a 10 anni. È una lingua che deve essere imparata e ho avuto ottimi insegnanti: poeti e musicisti che ho frequentato mi hanno aiutato molto, conoscevano la lingua e hanno passato il testimone all’allievo di turno”.
Ma oggi, il futuro della nostra poesia, nell’esperienza di Luciano somma, non sembra essere splendente.
“Negli elaborati che giudico ci sono poche nuove idee. Si scrive ormai da secoli. Se tutti si occupano di uno stesso filone viene a mancare l’originalità ed è difficile anche dare voti di merito”. Questo è dovuto anche alla tradizione lunga importante di poesia e prosa, italiana e dialettale, che l’Italia tutta detiene.
Ma nonostante la difficoltà di mantenere alta la qualità della nostra letteratura, Luciano Somma è indubbiamente entrato nel novero degli autori italiani e dialettali contemporanei.
“Per me non è un peso. Ho la consapevolezza di aver seminato poesia. Quando mi accorgo che nelle antologie ci sono frasi scritte da me tempo fa, capisco che sono stato seguito. Spero che ci sia un passaggio del testimone per quanto riguarda il napoletano, ma vedo che non ci sono molti giovani che perseguono questa strada. Sono delle mosche bianche, come le chiamo io. Sono stato anche speaker nelle radio e ho seminato qualcosa, recitando mie poesie e quelle di Libero Bovio, di Viviani, di Di Giacomo. Alcuni hanno ascoltato e sono diventati anche loro poeti”.
La voce di Luciano Somma con la collaborazione e l’interpretazione di Gustavo Martucci hanno parlato di una città che non demorde. Ma non si fermeranno qui.
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