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Viaggio al centro della terra, 4° debutto Stagione Teatrale del CTB

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Il quarto debutto della stagione teatrale del Centro Teatrale Bresciani è rappresentato da “Viaggio al centro della terra”, opera tratta dall’omonimo romanzo di Verne.

Viaggio al centro della terra, 4° debutto Stagione Teatrale del CTB

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n autore a lungo considerato per soli ragazzi, ma che in seguito è stato riconosciuto come antesignano del romanzo fantascentifico. A tal proposto è emblematica la sua visione del viaggio sulla luna, destinato a realizzarsi in concreto.

Foto Vivicentro

Verne utilizza nel romanzo un linguaggio molto ricercato avvalendosi di nomenclature di natura molto tecnica, che fa trasparire la sua padronanza del metodo scientifico, caratterizzato da un costante lavoro di documentazione e dalla capacità di individuazione delle fonti.

Il suo romanzo, Viaggio al centro della terra, tratta di un tema avventuroso risentendo molto del clima dell’epoca di metà ottocento in cui Verne viveva. La cultura positivistica infatti dava molta fiducia alle potenzialità dell’uomo, per cui quasi più nulla era impossibile.

La storia inizia con il ritrovamento di un crittogramma, scritto in una lingua antica, dove vengono fornite le indicazioni per arrivare al centro della terra, e che porterà il protagonista Axel a cimentarsi nell’impresa insieme allo zio Lidenbrock ( dal tedesco “colui che apre gli occhi”).

Inizialmente molto scettico e dubbioso e più che altro costretto dallo zio “visionario”, Axel verrà convinto dalla fidanzata Grauben a partire. Il ragazzo infatti vince le sue perplessità in quanto convinto che alla fine del viaggio sarà diventato un uomo.

Foto Vivicentro

La discesa nelle viscere della terra significa ricongiungersi con la natura e con il tutto, diventando più umani.
Il romanzo ha visto diverse riedizioni dal momento che Verne desiderava continuamente porsi al passo con le nuove scoperte, trovando sempre nuovo materiale da aggiungere. Il riferimento dell’autore alla realtà contemporanea ha permesso che il mondo descritto fosse al passo con i tempi, privilegiando un approccio di tipo oggettivo.

Mentre ciò che viene descritto del mondo in superficie è reale, al momento della discesa dove prevale l’elemento immaginario, seppur non svanisce mai del tutto il riferimento realtà.

Nell’opera drammaturgica, il contatto delle due dimensioni, è veicolato dalla musica, componente molto importante dello spettacolo. Questa infatti è l’arte adatta ad accompagnare il protagonista in quello che sarà il suo percorso iniziatico, e che, più in generale, permette al pensiero di entrare in un’unica realtà con l’immaginario.

Sulla scena la musica crea simultaneamente la situazione senza bisogno di mediazione, per questo e così efficace e si accompagna fino a quasi fondersi con l’interpretazione vera e propria.

Il viaggio rappresentato è quello di un essere umano che deve arrivare allo scopo finale (diventare uomo) per la sua dama, attraversando un percorso ricco di tappe, di vere e proprie stazioni, dove attraverso il pericolo e la perdita di se stessi il protagonista può rinascere, assumendo una maggior consapevolezza.
Il viaggio può avere dunque un significato anche introspettivo, che ha in se un qualcosa di benefico e di cui la musica e il veicolo; veicolo che ognuno di noi può usare e tramite la quale scoprire qualche luogo di sé.

La componente musicale dello spettacolo prevede un’orchestrazione classica dell’800, di un’ora e venti minuti di durata, che in partenza esordisce come jingle fedele alla tradizione dell’epoca.
Con gli sviluppi della storia si aggiungono i rimandi alla modernità come la presenza di strumenti impensabili un secolo e mezzo fa come le chitarre elettriche. Un inserimento che vuol sottolineare il cambiamento in atto dentro il protagonista.

Il percorso è accompagnato, oltre che dalla musica, da frammenti di pensiero, anche appartenente alla cultura antica come, ad esempio “Salita e discesa sono un’unica cosa” del filosofo Eraclito.
Una componente molto importante dello spettacolo è la scenografia, dove viene costruito un mondo di carta, che una volta illuminato da l’impressione di essere materiale. Insieme a lavori di chiaro scuri e prospettive, da dimensione piatta e fredda diventa tridimensionale ed avvolgente.

Tan Koroglu

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