Risale a fine ottobre l’approvazione, in Germania, di un documento avente il fine di definire le linee guida per la legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis. Nel caso in cui questo processo dovesse concretizzarsi, si creerebbe un precedente unico in Europa e, di fatto, la Germania diventerebbe il Paese del Vecchio Continente con la legislazione più liberale sulla cannabis.
La messa a punto del sopra citato documento è arrivata a pochi mesi da un incontro, avvenuto nel mese di luglio, che ha coinvolto Germania, Olanda, Lussemburgo e Malta. I rappresentanti di questi Paesi si sono incontrati in Lussemburgo lo scorso luglio, dando il via a una serie di interazioni multilaterali aventi lo scopo di discutere le prospettive di legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis.
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A seguito di una presentazione generale, si sono aperte tre sessioni. Le prime due sono state dedicate al punto di vista del diritto internazionale ed europeo sulla legalizzazione della cannabis. La terza, invece, ha visto al centro dell’attenzione le politiche relative alla sicurezza pubblica e alla salute.
Al termine di questa conferenza, da parte dei rappresentanti di Germania, Lussemburgo e Malta è arrivata una dichiarazione congiunta in merito alla non sostenibilità dello status quo per quanto riguarda le politiche sulla cannabis ricreativa nei Paesi dell’Unione Europea.
Diversi esperti hanno guardato con ottimismo a questo incontro multilaterale, considerandolo un primo passo per nuove consultazioni relative alla politica sulla cannabis nel Vecchio Continente, dove le persone che la consumano per scopi non medici sono sempre di più.
Nella dichiarazione congiunta sopra menzionata, si fa riferimento alla necessità di rivalutare le politiche sulla cannabis, tenendo conto degli sviluppi che hanno coinvolto il settore negli ultimi anni e per riuscire, partendo da queste ultime, a rafforzare le risposte dal punto di vista sia sanitario, sia sociale, così da superare il mero proibizionismo.
La dichiarazione non è stata firmata dai Paesi Bassi, Paese che si può definire pioniere per quanto riguarda le politiche sull’utilizzo della cannabis, ma, come evidenziato dal Ministro della Giustizia del Lussemburgo, tutti i rappresentanti istituzionali che hanno partecipato all’incontro hanno manifestato il loro assenso in merito all’impossibilità di mantenere la situazione attuale.
Il caso di Malta
Tra i Paesi che hanno partecipato al vertice lussemburghese, il caso di Malta merita un’attenzione in più. Si tratta di una situazione unica in quanto caratterizzata da una legalizzazione dell’autoproduzione di cannabis. Questa svolta normativa risale al dicembre 2021. Nello specifico, sono stati legalizzati sia la coltivazione, sia il consumo, da parte di maggiorenni, per scopi non medici.
La situazione in Italia per l’uso ricreativo della cannabis
Come stanno le cose in Italia? Nel nostro Paese, la legalizzazione del CBD si è fatta impellente soprattutto dopo l’entrata in vigore della Legge 242/2016, testo normativo redatto con lo scopo di valorizzare il carattere sostenibile della pianta. Dal gennaio 2017, mese della sua effettiva entrata in vigore, si è aperta una parentesi che ha da un lato permesso la nascita di un business a dir poco fiorente, ossia quello che ruota attorno alla cannabis potenziata, dall’altro ha palesato i vuoti normativi e le ambiguità che caratterizzano lo scenario del nostro Paese quando si parla di cannabis.
Dopo la sospensione, risalente al 2020, da parte dell’allora Ministro della Salute Roberto Speranza del decreto che avrebbe classificato il CBD come sostanza stupefacente – tutto, dalla notizia della firma del decreto alla sopra menzionata sospensione, è avvenuto in pochi giorni – non ci sono state novità sostanziali.
Le cose hanno iniziato a cambiare nei mesi scorsi, con l’arrivo in aula di un disegno di legge avente il fine di depenalizzare la coltivazione della cannabis per uso personale. Ddl presentato dal Movimento 5 Stelle, nel caso in cui dovesse riuscire a percorrere l’iter parlamentare rappresenterebbe, per l’Italia, un passo importantissimo fuori dal territorio delle politiche proibizioniste che hanno caratterizzato per decenni l’impianto normativo del Paese.
Il ddl in questione troverebbe inoltre una corrispondenza con l’orientamento della Corte di Cassazione. Gli ermellini, nel corso di una sentenza a Sezioni Unite risalente al dicembre 2019, hanno infatti sottolineato la non punibilità delle coltivazioni di dimensioni ridotte palesemente destinate all’uso personale.
Nel dettaglio, il decreto prevederebbe la depenalizzazione per coltivazioni finalizzate all’autoconsumo di un numero massimo di quattro piante. Non manca il focus sulla prevenzione nelle scuole e sull’istituzione di una giornata dedicata alla sensibilizzazione sui danni provocati dagli stupefacenti.
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