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Castellammare di Stabia

Unica certezza: lo Stato non parla, commemora ma non ricorda. VIDEO

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Dalla morte del bandito Giuliano ad oggi, niente è cambiato. Lo Stato non parla, commemora ma non ricorda. Di sicuro c’è solo che è morto.

Di sicuro c’è solo che è morto: così scriveva Tommaso Besozzi nel 1950, parlando del bandito Giuliano e delle menzogne di Stato… poi anche lui si è suicidato.

“Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana.’

Questo diceva Giovanni Falcone, sapendo meglio di chiunque altro che in Italia con l’onestà non si fa carriera, si muore…

Di sicuro, ancora c’è solo che sono morti e che le cose, vanno sempre peggio…

Saltano le autostrade per dilaniare a pezzi la verità, come in un puzzle mostruoso che non potremo mai finire, perché i pezzi mancanti, sono sempre stretti fra le mani dei colpevoli, come un testimone passato di generazione in generazione.

Non importa neppure che siano morti i colpevoli del tempo, perché saranno quelli di oggi a rispettare il metodo mafioso, sdoganato..

Cambiano gli eroi, i loro volti, i familiari… esplodono come supernove, ma senza l’onda d’urto.

Quei ragazzi che non torneranno mai dai loro bambini neonati, quegli stessi che non avranno mai giustizia, pur essendo adulti. Loro non cambiano!

Povera Patria! Schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quel che fanno e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni. Ma come scusare le iene negli stadi e quelle sui giornali?

Non cambierà, loro non cambiano.

Il giorno in cui Falcone non ha potuto festeggiare il suo compleanno, moriva anche lui, altra voce siciliana, fuori dal coro dei neomelodici di oggi, che della mafia, cantano le doti. Ciao Franco, non abbiamo saputo aver cura di te e neppure ascoltarti. In un governo pieno di mignotte, puoi fare tutto, anche uccidere ma non parlare, mai dire il vero…son cose loro.

Lo abbiamo solo buttato fuori, come sempre, come tutti i Maestri, di oggi e di ieri.

Da giorni, riguardo ossessivamente tutti i filmati e gli articoli sulla strage, su quei poveri pezzi che saltavano in aria, su quello di cui, sono stati Capaci i nostri uomini di stato, quello stesso stato in cui, ancora oggi siamo ancora ridotti, tutti.

Cercavo qualcosa, ancora da dire, ancora da capire…ma poi, per chi?

Ai colpevoli non serviranno le mie parole, avranno bocche piene di frasi fatte, ripetute mille volte fino a farle sembrare vere.

Non serviranno a quegli orfani e neppure ai martiri.

Non serviranno al popolo, fustigato da decenni di sottocultura mafiosa, privato di ogni speranza, soffocata nell’ignoranza. Quella decisa a tavolino, proprio come le stragi di stato.

Non servirà perché ci hanno fatti fuori, diventare analfabeti funzionali. Indubbiamente la cosa più funzionale per loro.

Dalla televisione che insegnava l’italiano a quella delle tredicenni sculettanti per porci potenti. Avevo tre figlie femmine, quando il degrado pedofilo invase i nostri schermi in ogni orario e il porno le notti, quindi tolsi le TV da casa.

Fui convocata al liceo dalla psicologa che mi accusò di crudeltà mentale e poi mi chiese la foto di mia figlia, quella che aveva protestato, perché sa…ne abbiamo tanti, mica possiamo ricordarceli tutti…

No certo, con quelle classi debordanti da 35 alunni, i professori che arrivavano a natale come re magi a mani vuote, nella dotta Bologna, dove le volli a scuola, da fiorentina, perché per noi, bomba o non bomba, Bologna era cultura.

Anche di quella, l’unica cosa certa è che sia morta.

Sono morti anche i medici di famiglia, quelli che arrivavano anche la notte se stavi male, quelli che ci avrebbero messo 5 minuti a vaccinare tutti gli assistiti, dei quali conoscevano, ogni patologia. La nostra migliore sanità di oggi, quella Lombarda, detiene il record mondiale di morti per il covid ma…

Anche di quella, sappiamo di certo, solo che è morta, fra conti in Svizzera, tangenti e premi a vita per  ladri certi… a loro insaputa, naturalmente.

Ci dicono che ridare il vitalizio ai delinquenti, sia un atto di giustizia, come bloccare le intercettazioni dei politici mafiosi, il pizzo alla stampa di regime e il condono per gli evasori.

I magistrati corrotti devono restare al loro posto, per offuscare il lavoro degli onesti, così come nelle forze dell’ordine…non devi mai avere la certezza nello sporgere una denuncia, la paura di farla nell’ufficio sbagliato ti sia di monito.

A Capaci era tutto pronto, tutto sistemato. Non si sa da dove arrivasse l’esplosivo, né chi decise davvero, che non sarebbe bastato…pezzi di giudici integerrimi, di neonati innocenti, continuarono a saltare, ritrovati sui balconi e sulle strade…

La Trattativa stato-mafia, si concluse presto, ma il processo avrà vita eterna.

Un tempo c’erano “quattro storti con la lupara”, gente rozza, senza cultura. Ci vollero anni di educazione, di rapporti istituzionali per far crescere le mafie, per poterle usare.

Cio’ che non possiamo usare, restano le intercettazioni, da quelle di Napolitano a quelle negate le scorse settimane, sui voti di scambio mafioso.

Ci dicono che parti dello Stato sono deviate ed è vero, c’è ancora qualcuno che crede nella giustizia, qualcuno che muore…dopo aver assistito a tutto questo schifo, devono essere deviati per forza, se ancora conservano antichi valori…

Nei Palazzi dei veleni, tutto è pronto per le commemorazioni. Fra le calunnie sui vivi e le corone per i morti, scorrerà l’ennesima giornata, come sempre andrà via fra lacrime di coccodrillo che sguazzano in fiumi di ipocrisia.

No, abbiate pazienza, oggi non lo voglio commentare il filmato della polizia, né scrivere sul trionfo della mafia e dell’ipocrisia. Voglio nascondermi a piangere, magari dentro uno dei loro sepolcri imbiancati, nascosta bene da questa realtà, della quale scrivo, cercando parole sempre più semplici e chiare… da analfabeta funzionale.

Cercando parole inesistenti, neologismi graffianti, qualcosa che possa scuotere i miei connazionali, quelli che un tempo pensavano che ci volesse decenza anche nel fare schifo, che se pur lontano, pensavano che tutto avesse un limite, proprio quello che oggi calpesteranno, come ogni giorno, come ogni anno.

Ho dedicato una settimana a ripercorrere tutto, con infinito dolore, troppo per poterlo narrare.

È tutto scritto, tutto filmato, tutto raccontato.

L’unica cosa che ho capito, parla di frustrazione, di senso di vuoto, di inutilità.

Ho capito perché si suicidano i cronisti, perché le madri piangono e i figli espatriano ma non capirò mai, come si possa fingere davanti a tutto questo, come si possa essere ciechi davanti al bagliore della verità.

Piango anche al tavolino del bar, dove cerco di finire il pezzo che non volevo pubblicare, seduta vicino ad una coppia di successo. Lei ventenne, con le tette già rifatte mentre lui è il solito vecchio marpione con rolex, pancia e macchinone.

Sorseggiano champagne, lei scrive al giovane amante mentre lui si alza a pagare, lo capisci da come sorride, da come si muove…per quella maledetta abitudine di osservare, cercando di capire.

Ma oggi no, non voglio capire e neppure vedere, pago il mio caffè e vado a piangere in riva al mare.

In bilico fra la voglia di spaccare tutto per cambiare questo paese anestetizzato dal male e la voglia di scappare, perché sai, che niente cambierà mai…loro non cambiano, cambiano noi.

Sento sulla mia carne le calunnie, il male, la solitudine di quell’uomo che sta per esplodere, insieme a sua moglie, ai ragazzi della scorta, insieme a quella parte di Italia deviata, che non è ancora morta ma salta per aria, ancora, ogni volta.

Scrivo di mafia e mi dicono…pensa alla salute!

Pensateci voi, gente distratta, che oggi come oggi, nell’Italia del malaffare… è meglio morire “sparati” che finire in ospedale. E poi, come ci vorreste andare? Con l’ambulanza del racket delle onoranze funebri? Quelli che per procurarsi i clienti, ammazzano la gente? A volte si capisce, perché non ne volete sapere niente.

Domani ricominceremo a lottare, con tutte le nostre forze, sempre contro  il male. Lo faremo per loro, per Giovanni, per Paolo e per Nicola che ancora vive.. ma oggi lasciateci piangere in pace.

Francesca Capretta

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