Tutela degli anziani dal Covid-19 e oltre: i controlli dei Carabinieri NAS rivelano una realtà di irregolarità che si svela grazie al virus.
Tutela degli anziani dal Covid e oltre: i controlli del NAS
E
ra marzo quando, con la prima avanzata del coronavirus in Italia, si iniziavano a svelare le falle che, fino a quel momento, non avevano impedito l’esercizio di case di riposo, comunità di alloggio ed RSA (Residenze Sanitarie Assistite).
Il contagio scoppiato nel Nord Italia (nella Lunigiana, principalmente) aveva messo a nudo la situazione precaria delle strutture per anziani, rappresentando, con la sua costituzione di luogo chiuso che accoglie operatori circolanti all’esterno di esso, il più prestante focolaio di contagio.
Che proprio le RSA, ospitanti i soggetti più fragili del tessuto sociale, non siano luoghi di vera e propria protezione è davvero grave: ce ne rendevamo conto prima della pandemia, ma ne abbiamo conferma soprattutto oggi. La diffusione del vaccino, infatti, subito dopo gli operatori sanitari, è destinata agli anziani.
In uno Stato che intende proteggere questa fascia della popolazione, la buona reputazione degli operatori che lavorano nel settore con dedizione e cura è minacciata dai comportamenti dei colleghi che, pur avendo avuto prova della pericolosità di diffusione del virus in queste strutture, continua ad operare in contesti non a norma.
È per questo che, con la diffusione a tappeto dell’epidemia da Covid-19, il Ministro della Salute, On. Roberto Speranza, ha richiesto il controllo specifico delle strutture e dei servizi devoluti all’ospitalità e alla cura delle persone anziane da parte del dispositivo dei Carabinieri del NAS.
In ragione dell’età e della sussistenza di patologie pregresse, infatti, gli ospiti di tali strutture sarebbero, secondo i dati finora raccolti e il tasso di mortalità del virus, i maggiormente esposti alla pericolosità dello stesso.
Pertanto, nell’ultima settimana è stata realizzata un’intensa campagna di verifiche che ha portato all’esecuzione di 232 ispezioni presso strutture sanitarie e socio-assistenziali, con la finalità di accertare la regolare attuazione delle misure di contenimento e prevenzione alla diffusione epidemica.
Nel contempo sono state individuate numerose situazioni di insufficiente erogazione di servizi assistenziali e di mancato possesso dei titoli abilitativi professionali da parte degli operatori, propedeutici a episodi di omessa custodia e maltrattamento. Situazioni che difficilmente a prescindere dall’emergenza sarebbero state evidenziate.
Le irregolarità sono state riscontrate in 37 strutture. Le violazioni complessive sono state 59 (di cui 9 penali e 43 amministrative). 11 persone sono state deferite all’autorità giudiziaria e ulteriori 42 sono state segnalate.
In tutta Italia, le violazioni in materia delle misure di prevenzione sono state pari al 40%: una percentuale importante, ma mai quanto la controparte, che segnala che le condizioni degli ospiti fossero inadatte già prima della pandemia.
In particolare, erano assenti: l’individuazione di percorsi e aree dedicati, le modalità di gestione dei casi e di comunicazione all’autorità sanitaria, la programmazione delle fasi di pulizia e sanificazione, le prescrizioni per l’accesso dei visitatori in condizioni di sicurezza.
In misura minore sono state rilevate anche infrazioni relative al possesso e uso di mascherine da parte degli operatori, sia assistenziali che impiegati in altre mansioni, e alla presenza di igienizzanti e disinfettanti.
Le verifiche hanno evidenziato anche 35 irregolarità inerenti al livello di assistenza fornita agli ospiti e l’adeguatezza strutturale dei locali. Infatti, sono stati individuati operatori privi di adeguata qualifica professionale, presenza di un numero superiore di anziani rispetto al limite previsto e carenze igieniche nella preparazione dei pasti.
In 4 situazioni sono emerse criticità particolarmente gravi tali da richiedere un immediato provvedimento di sospensione dell’attività assistenziale. Gli episodi più rilevanti si riferiscono principalmente a province del Sud Italia (Trapani, Campobasso, Catanzaro, Reggio Calabria, Catania). Ma è a Bologna che i NAS hanno eseguito 4 misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del titolare e di 3 collaboratrici di una casa di riposo. Questo per maltrattamenti, esercizio abusivo della professione sanitaria e omissione di soccorso.
L’attività investigativa tesa al contenimento della pandemia, infatti, ha messo in luce una sistematica e continuata modalità vessatoria, violenta, minacciosa e ingiuriosa nei confronti dei 9 ospiti ultraottantenni della struttura. Tra i comportamenti illeciti spicca l’abuso nella somministrazione di farmaci, oltre alla carenza di procedure organizzative e gestionali e assenza di regolari contratti di lavoro.
Le cliniche private sembrano non rispettare la visione di uno Stato che, attraverso un tentativo di pronta somministrazione del vaccino, ha intenzione di tutelare gli anziani del nostro Paese.
Tutto ciò sembra essere ben presente nelle coscienze del titolare e degli operatori: infatti, l’attività assistenziale era stata abusivamente trasferita presso un albergo al fine di eludere i controlli.
Nonostante la possibilità delle strutture di tutta Italia di procedere secondo una messa a norma dei piani, visto che la situazione epidemiologica parlava chiaramente di una messa nel mirino delle suddette strutture, moltissime RSA hanno continuato ad operare con ospiti in sovrannumero, lavorando talvolta con il doppio di degenti rispetto alla capienza della struttura e all’organizzazione del personale. Aumentando, in questo modo, le possibilità di contagio. E non concedendo le giuste attenzioni e cure agli ospiti.
Come interpretare questo fenomeno latente dell’abbandono degli anziani nelle RSA? Come sfruttare l’occasione della messa in evidenza di queste realtà grazie alla pandemia?
Nel periodo di ricostruzione che seguirà la fine dell’emergenza, è forse necessario augurarsi che anche la realtà dei centri di cura per anziani venga rimodulata da parte dello Stato. Assicurando maggiori controlli a servizio di chi, nonostante si sia affidato a strutture competenti, rischia tanto: ben oltre il contagio da Covid-19.
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