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l protezionismo del presidente eletto statunitense passa attraverso i tweet che prendono di mira la Gm: producete negli Usa o pagherete tasse e dazi. Pronta la risposta dell’azienda rivale Ford che annuncia la cancellazione del progetto da 1,6 miliardi di dollari per costruire una nuova fabbrica in Messico investendo invece 700 milioni per aumentare la sua produzione in Michigan.
Trump attacca la General Motors. Ford, niente fabbrica in Messico
Il presidente-eletto contro Gm: tasse e dazi se non produce negli Usa. E l’azienda rivale investirà 700 milioni per la produzione in Michigan
Ieri mattina il presidente eletto ha annunciato la nomina del protezionista Robert Lighthizer come Trade Representative, e poi preso di mira la GM con un tweet: «Sta mandando le Chevy Cruze costruite in Messico ai concessionari americani, senza tasse. Fatele negli Usa o pagherte grossi dazi!». E’ curioso che proprio la ceo della General Motors, Mary Barra, sia stata inserita da Trump nel gruppo dei suoi consiglieri economici. Già nelle settimane scorse il presidente eletto aveva minacciato di imporre una tassa del 35% alle aziende americane che realizzano i loro prodotti sotto costo in Messico, per poi rivenderli negli Stati Uniti. Lo scopo di questa campagna è spingere le multinazionali a riportare il lavoro in America.
Ieri la GM ha risposto all’attacco dicendo che la maggior parte delle sue auto costruite oltre il confine vengono vendute all’estero, ma la reazione più importante per Donald è venuta dalla Ford. Il ceo Mark Fields infatti ha annunciato la cancellazione del progetto da 1,6 miliardi di dollari per costruire una nuova fabbrica in Messico, investendo invece 700 milioni per aumentare la sua produzione in Michigan. Fields ha spiegato la decisione dicendo che si fida delle politiche espansive promosse dal nuovo capo della Casa Bianca, perché aiuteranno le aziende americane a rilanciarsi e fronteggiare i concorrenti stranieri, che invece continueranno a contare sui vantaggi della globalizzazione.
Le case automobilistiche non sono state le uniche toccate ieri dalla politica dei tweet. Trump ha attaccato i suoi stessi colleghi di partito, perchè il giorno prima avevano hanno tagliato le gambe all’organismo indipendente della Camera incaricato di indagare le violazioni etiche commesse dai suoi membri. Donald durante la sua campagna aveva promesso di «prosciugare la palude della corruzione a Washington», ma il provvedimento dei repubblicani andava nella direzione opposta, e quindi li ha attaccati. «Con tante cose che ci sono da fare, dovevate cominciare proprio con questa?». Poco dopo i colleghi della Camera si sono adeguati, annullando l’iniziativa.
Il presidente eletto ha risposto anche al leader nord coreano Kim, che aveva annunciato la volontà di fare test con missili intercontinentali in grado di trasportare testate nucleari e colpire gli Usa. «Non succederà», è stata la risposta di Trump. Nello stesso tempo ha attaccato la Cina, accusandola di prendere soldi dagli Usa, senza poi fare nulla per fermare Pyongyang.
L’ultimo attacco Trump lo ha lanciato contro la riforma sanitaria voluta dal suo predecessore. «Obamacare non funziona, ha fatto esplodere i costi», ha detto, smentendo quindi l’intenzione di salvare la riforma.
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vivicentro/Trump protezionista attacca General Motors
lastampa/Trump attacca la General Motors. Ford, niente fabbrica in Messico – PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK
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