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opo 85 lunghissimi giorni dalle elezioni del 4 marzo, ieri abbiamo assistito alla fine del primo atto di questa tragicommedia lega-stellata, cui l’Italia ha dovuto assistere.
Certo un merito l’ha avuto: quello di far leggere la nostra veneranda Costituzione repubblicana ai due baldi giovanotti che hanno armeggiato in queste ultime settimane per formare un governo.
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Ma si sono dimenticati (o stancati di leggere?) che la Carta costituzionale contiene ancora altri articoli. Appena qualche rigo sotto, l’art. 92, 2° comma, recita testualmente che “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i minitri”. Ed il verbo “nominare” qui non vuol dire “ratificare”, bensì “investire di una carica” una personalità segnalata dal Premier incaricato, potendo scegliere da una terna che per deferenza istituzionale si Presenta al Capo dello Stato. Diversamente il ruolo del Presidente sarebbe passivo, notarile. La Carta, invece, lo costituisce custode dell’unità nazionale, capo delle forze armate, capo della magistratura, e titolare del diritto di nomina del Governo, cui poi affida definitivamente la gestione del potere. Però non ha il potere di revocare le nomine da lui stesso fatte. Quindi per il governo il potere “in eligendo” spetta al Capo dello stato ed il potere “in
vigilando” è assegnato, saggiamente, al Parlamento.
Come si vede tutti i Poteri dello Stato sono stati ben calibrati dai Padri costituendi, prevedendo una equa distribuzione di pesi e contrappesi. Il presidente della Repubblica, anche se è un organo monocratico, detiene i suoi poteri ed è giusto che egli li eserciti ed è altrettanto giusto che tutti i cittadini, li conoscano, glieli riconoscano e li rispettino come cosa sacra, intoccabile ed inviolabile.
La nostra non è una democrazia assembleare, ma una democrazia rappresentativa parlamentare.
Ed il Presidente viene eletto dal Parlamento. Quindi è l’espressione della Nazione. Come nessuno si sogna di misconoscere od offendere le prerogative del Parlamento, così i parlamentari, anche se hanno vinto le elezioni, non possono e non devono misconoscere gli altri Organi dello stato.
Nella nostra recente fattispecie il Presidente Mattarella ha esercitato i suoi poteri di nomina dei Ministri, tenendo d’occhio anche l’interesse dei cittadini italiani, che egli rappresenta nelle loro singolarità e nel loro insieme. Egli è partito dalla constatazione che l’incertezza di queste settimane.” sulla nostra posizione nell'euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende.
L'impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali.
Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane”.
Nella sollecitudine del suo ruolo, Egli ha pertanto tenuto presente l’art. 81 che disciplina il bilancio statale: “Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”. Ed ha precisato alle forze politiche in campo che “per alcuni ministeri avrebbe esercitato un’attenzione particolarmente alta sulle scelte da compiere”. Svolgendo “un ruolo di garanzia, che non ha mai subito, né può subire imposizioni”. E siccome “la designazione del Ministro per l’Economia costituisce un messaggio immediato, di fiducia o di allarme per gli operatori economici e finanziari”, questo ruolo ministeriale deve essere ricoperto da una personalità che non sia vista “come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare probabilmente, o addirittura inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un
atteggiamento rigoroso, nell’ambito della Unione Europea per cambiarla in meglio, dal punto di vista italiano”.
Più chiaro di così?
E conclude precisando che: È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri – che mi affida la Costituzione – essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani. Vogliamo accusare di “alto tradimento” o di “attentato alla Costituzione”, il Presidente Mattarella per questo suo specchiato comportamento, tendente ad evitare il peggio per l’Italia?
Io credo che bisogna dirgli grazie per la sua linearità e per il coraggio che ha dimostrato.
E agli arruffa-popolo che per i prossimi mesi si stracceranno le vesti sulla Costituzione, bisogna consigliare di leggersela e studiarsela. E poi magari, ogni tanto, parlarne ai loro ignari elettori. Se
proprio non la si vuol mettere come materia di studio obbligatoria in tutte le Scuole di ogni ordine e grado…
Grazie Presidente Mattarella!
Carmelo Toscano
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