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e da un lato lo stato italiano è il principale fornitore di armi Arabia Saudita, dall’altro la criminalità organizzata si arricchisce ulteriormente fornendo armamenti al califfato islamico.
Se l’Italia ha le mani sporche del sangue yemenita, avendo fornito al governo del re saudita Salmān le armi e le bombe con cui portare avanti la guerra nello stato meridionale della penisola araba, lo stesso discorso andrebbe esteso alla criminalità organizzata, ovverosia a quella camorra che rifornisce di kalashnikov, mitra e fucili il terrorismo islamico nella guerra in Siria.
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NON SOLO ARMI
Anche documenti falsi, permessi di soggiorno in Europa rientrano nel business tra i combattenti dell’ISIS e la camorra.
Per fare una stima, le varie mafie incassano ogni anno più di 100 miliardi di euro dalla vendita di armi (110, per la precisione, ndr). A riportarlo è l’OCP, Organised Crime Portfolio.
Il mercato delle armi cosiddette “leggere” si aggira intorno agli 8,5 miliardi l’anno ma è irrilevante nel discorso sul terrorismo. E’ infatti impossibile accertare se le armi, con cui sono stati commessi gli attentati che negli ultimi anni si sono verificati per mano delle “schegge impazzite”, provenissero dal traffico illegale delle organizzazioni mafiose.
E’ certo invece che l’ISIS utilizzi fucili la cui matricola ricondurrebbe al codice identificativo dei prodotti RWM (RWM Italia S.p.A, ndr).
Per la precisione il codice A4447, trovato sulle bombe utilizzate in almeno due attacchi sulla capitale dello Yemen.
Per quanto concerne i documenti falsi, i clan forniscono passaporti, porto d’armi e addirittura permessi di soggiorno falsi che garantiscano copertura a coloro che hanno bisogno di partire oppure di transitare in Italia per poi arrivare in altri paesi, come Francia e Germania soprattutto.
L’O.P.A.L, Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa di Brescia afferma che la vendita di armi in Italia ha subito un leggero calo nell’ultimo anno eppure non ha fatto i conti con le vendite illegali che le mafie forniscono alle organizzazioni criminali all’estero, di cui solo l’OCP prima citato ha abbozzato una stima di guadagno.
COME ARRIVANO LE ARMI
Se quelle dirette in Arabia Saudita partono a tonnellate quasi tutti i giorni da Cagliari, quelle destinate al ribelli libici o ai fondamentalisti islamici partono da Civitavecchia su traghetti speciali, oppure sui tir che hanno come base di partenza la Campania e nei quali vengono nascosti i carichi all’interno di scatoloni contenenti altri prodotti.
Cuscini, giocattoli e addirittura prodotti destinati alla consumazione sono la “copertura” delle armi che, dopo un lunghissimo giro, arrivano a destinazione, con la complicità di chi, ai posti di blocco di confine nei paesi dell’est Europa, lascia passare senza approfondire.
A cura di Filippo Barone
Foto di MikeGunner da Pixabay
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