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Castellammare di Stabia

TEATRO SANTA CHIARA (BS): LO SPLENDORE DEI SUPPLIZI di e con Licia Lanera e Riccardo Spagnulo

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TEATRO SANTA CHIARA Mina Mezzadri

C

ontrada S.Chiara 50/a – Brescia

RASSEGNA

BRESCIA CONTEMPORANEA

Prima Rassegna di Teatro Contemporaneo

VENERDI’ 12 FEBBRAIO 2016 ore 20.30

Fibre Parallele e Festival delle Colline Torinesi

con il contributo di MIBAC Teatri del Tempo Presente

LO SPLENDORE DEI SUPPLIZI

di e con Licia Lanera e Riccardo Spagnulo

presentano

e con Mino Decataldo

assistente alla regia Arianna Gambaccini

disegno luci Vincent Longuemare

organizzazione Antonella Dipierro

tecnico di palco Amedeo Russi

foto di scena Luigi Laselva

Durata dello spettacolo: 2.10 (con intervallo)

Terzo spettacolo della rassegna teatrale BRESCIA CONTEMPORANEA – Prima rassegna di teatro contemporaneo, promossa dal Centro Teatrale Bresciano in collaborazione con il Festival delle Colline Torinesi.

La rassegna è articolata in quattro spettacoli che saranno ospiti la Teatro Santa Chiara dal 15 gennaio al 4 marzo 2016.

La Compagnia Fibre Parallele porta in scena “Lo splendore dei supplizi”, testo scritto e interpretato da Licia Lanera e Riccardo Spagnulo, con Mino Decataldo.

Quattro storie che costituiscono il quadro unitario di un presente schizofrenico: c’è la coppietta in crisi, un giocatore compulsivo di videopoker, la convivenza forzata di una badante straniera con un vecchio un po’ razzista un po’ infame e ci sono due operai che rapiscono un vegano per sfogare l’insoddisfazione di una vita che non ha più senso. La città di riferimento è Bari, ma potrebbe essere una qualunque città d’Italia.

Il nome dello spettacolo è tratto da un saggio di Foucault in cui si parla di come le esecuzioni e le torture pubbliche, per ragioni legate alla sicurezza pubblica ma anche in seguito ad un mutamento del concetto di Stato, siano scomparsi dalle pubbliche piazze per avvenire secondo modalità diverse in luoghi chiusi sicuri, nelle carceri, al riparo da ogni contatto con il popolo. In scena, i quattro interni comuni (un salotto, una stanza da letto, una sala e un sottoscala) assumono il riverbero, gli echi delle celle, in cui le quattro figure che animano gli episodi scontano colpe di ipocrisia, menzogna, opportunismo ed egoismo.

VENDITA BIGLIETTI

Ingresso spettacoli singoli

Intero € 15,00 · Ridotto € 12,00

TEATRO SOCIALE

I biglietti sono in prevendita alla biglietteria del Teatro Sociale in orario della stessa.

Via Felice Cavallotti, 20 – 25121 Brescia – Biglietteria tel. 030 2808600

sociale.biglietteria@ctbteatrostabile.it

SEDE PIAZZA LOGGIA

È possibile acquistare i biglietti per gli spettacoli di tutta la stagione al nuovo punto vendita nella sede del

CTB in Piazza Loggia, 6 da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 13.00 – Tel. 030 2928609

ON-LINE in tutti i punti vendita del circuito Vivaticket.it

LIBRERIA SERRA TARANTOLA

Via F.lli Porcellaga, 4 – Brescia · Tel. 030290171

Orari: 9.15 – 12.15 /15.30 – 19.00 (lunedì mattina e domenica chiuso)

TEATRO SANTA CHIARA Mina Mezzadri

è possibile acquistare i biglietti per lo spettacolo la sera stessa alla biglietteria del Teatro Santa Chiara Mina

Mezzadri, mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

Contrada Santa Chiara, 20 – 25122 Brescia – Biglietteria tel. 030 3772134

INFO: CTB Centro Teatrale Bresciano

Piazza della Loggia, 6 – 25121 Brescia – tel. 030 2928611/617 – fax 030 2928619

(dalle ore 9.00 alle 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 17.30)

e-mail: organizzazione@ctbteatrostabile.it – ctbteatrostabile.it

SCHEDA dello spettacolo

Nelle piazze delle città d’Europa, in un tempo non troppo lontano, si mandavano a morte attraverso un percorso di sofferenze crescenti, migliaia di criminali, i quali giungevano alla loro fine in maniera lenta e dolorosa. Lo spettacolo della punizione andava in scena seguendo un cerimoniale preciso, in cui il pubblico partecipava attivamente con sputi, spintonamenti e insulti.

Lo scopo del supplizio era quello di raggiungere la verità, attraverso confessioni fatte a mezza voce tra le pene della tortura, parole estorte in fin di vita, che celebravano il trionfo del potere giudiziario e quindi, di riflesso, del re. 

Giudichiamo ancora i crimini e i delitti, ma ancora di più istinti, passioni, anomalie, infermità, disadattamenti, effetti dell’ambiente o dell’eredità, le aggressività, le perversioni, le pulsazioni e i desideri.

Siamo il pubblico del supplizio del nostro vicino di casa e il suo boia potrebbe vivere con lui sotto lo stesso tetto.

Ma cos’è l’autorità adesso? Ognuno si può fare giustizia da solo.

Per il nostro povero vicino, le cose si sono messe in una maniera tale che la vita assomiglia ad un castigo incorporeo.

Quattro storie costituiscono il quadro unitario di un presente schizofrenico: c’è la coppietta in crisi, un giocatore compulsivo di videopoker, la convivenza forzata di una badante straniera con un vecchio un po’ razzista un po’ infame e ci sono due operai che rapiscono un vegano per sfogare l’insoddisfazione di una vita che non ha più senso.

Allo stesso modo delle figure che si muovono in queste quattro storie, sappiamo che stiamo andando a schiantarci ad una velocità folle contro un muro, ma per fede, stoltezza e stupido amore, indugiamo nello stesso errore che dura una vita e speriamo che quel muro, come ha già fatto altre volte, sia solo un’illusione.

Lo Splendore dei supplizi è uno spettacolo modulare composto da quattro segmenti autonomi; quattro castighi esemplari su quattro figure tipo del presente che viviamo:

La Coppia, Il Giocatore, La badante e Il vegano.

La città di riferimento è Bari, ma potrebbe essere una qualunque città d’Italia.

Il nome dello spettacolo è tratto dal titolo del secondo capitolo del saggio Sorvegliare e punire di Michel Foucault in cui si parla di come le esecuzioni e le torture pubbliche, per ragioni legate alla sicurezza pubblica ma anche in seguito ad un mutamento del concetto di Stato, siano scomparsi dalle pubbliche piazze per avvenire secondo modalità diverse in luoghi chiusi sicuri, nelle carceri, al riparo da ogni contatto con il popolo.

Noi mettiamo in scena quattro interni comuni (un salotto, una stanza da letto, una sala e un sottoscala) che assumono il riverbero gli echi delle celle, in cui le quattro figure che animano gli episodi scontano colpe di ipocrisia, menzogna, opportunismo ed egoismo.

La coppia parla di una crisi, di una distanza, di un processo. Di problemi veri o presunti, di dolci e di corpi celesti. Del passato e del futuro. Dell’adolescenza e della maturità. Dello scorrere del tempo e dell’eternità. Di come i fenomeni abbiano tanti punti di vista quanti sono i soggetti con cui entrano in contatto. Di come sia facile scendere a compromessi in cui la felicità non esiste. Di una giovane coppia in crisi che fa finta di essere felice. I due sono condannati ad essere legati ad un divano e mangiare come animali la loro torta nuziale.

Il giocatore è il ritratto della solitudine che si ubriaca del gioco, dell’illusione di poter vincere, della speranza di cambiare. Tra amici immaginari, fantasmi di madri incazzate che reclamano sepolture promesse e non mantenute, videopoker e macchinette mangiasoldi, il sogno di Pasquale si infrange contro il muro della realtà che non muta mai, della povertà di mezzi e di spirito.

La badante racconta il rapporto asfissiante tra un vecchio italiano un po’ infame un po’ razzista, che parla parafrasando il Mein kampf, e una badante rumena giovane ed impaziente. I due vivono il supplizio di vivere insieme pur non avendolo scelto. E’ un rapporto vittima/carnefice che muta in continuazione rivelando la labilità di un legame imposto. Da questa convivenza forzata, come spesso leggiamo nella cronaca, scaturisce la morte.

Il vegano è la breve e violenta storia di due operai che, schiacciati dal peso di un’economia che è crollata sulle loro spalle, rapiscono e torturano un vegano radical- chic di sinistra, costringendolo a mangiare carne, uova e salumi. E’ il ritratto di due parti del nostro paese che non si parlano più, che non hanno coscienza l’uno dell’altro e che quando giungono a contatto, fanno scintille. Questo rappresenta il supplizio più grande: la fine dell’ideologia, cioè quando la scontentezza e la disperazione portano a gesti feroci e senza senso, quando l’egoistico fine personale prevale senza il benché minimo interesse nella collettività.

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