Il Brasile revoca lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti aprendo così la porta all’estradizione in Italia dell’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac). Ora la scelta è nelle mani del Tribunale Supremo Federale brasiliano. “Il governo fa bene ad attivarsi, in tutte le sedi, per l’estradizione di Battisti – commenta Carlo Mastelloni -, ma tenga presente che altri delinquenti politici altrettanto pericolosi sono sfuggiti alle condanne della giustizia italiana”.
Il presidente del Brasile Temer revoca lo status di rifugiato a Cesare Battisti, la parola a giudici
U
n passo importante, forse il decisivo, per l’estradizione di Cesare Battisti in Italia; il governo brasiliano ha deciso di revocare lo status di rifugiato politico per l’ex terrorista ed ora solo una decisione della Corte Suprema può salvarlo dall’estradizione. Occhi puntati su Luis Fux, ministro del Supremo Tribunal Federal, che deve rispondere alla richiesta di habeas corpus presentata dai legali di Battisti, i quali sostengono che non può essere rivista la decisione presa nel 2010 dall’allora presidente Lula da Silva di negare l’estradizione e concedere all’ex membro dei PAC (Proletari armati per il comunismo) la residenza permanente in Brasile.
Fux era occupato ieri nella sessione plenaria del Supremo che deve decidere sulla prerogativa del Parlamento di concedere o meno le autorizzazioni a procedere per i deputati coinvolti in inchieste di corruzione. Non ha detto nulla, finora, sul caso Battisti e potrebbe anche prendersi qualche giorno per decidere. Il pressing di Roma su Brasilia, già importante nelle ultime settimane, è diventato ancora più forte dopo il fermo di Battisti settimana scorsa alla frontiera con la Bolivia, che aveva fatto sperare in una rapida accelerata del caso. Battisti, invece, è stato liberato ed ora si trova a casa di amici a Cananeia, sul litorale dello stato di San Paolo, in attesa di conoscere il suo destino.
Negli ultimi giorni Temer ha ascoltato i suoi consiglieri giuridici, che gli hanno spiegato che non ci sono impedimenti legali nel revocare la decisione di Lula, suggerendogli però, per evitare corti circuiti fra i poteri, di evitare obbiezioni da parte del STF. Curiosamente, siamo di fronte ad una situazione invertita rispetto al 2010. Allora la magistratura passò la palla alla politica; ora la politica, prima di decidere, si rivolge alla Corte. L’iter dell’estradizione sembra spianato, ma l’esperienza raccomanda cautela anche perché i cavilli legali, in Brasile, sono sempre dietro l’angolo. I difensori di Battisti stanno giocando le ultime carte a disposizione, sapendo che il clima di appoggi e protezione verso di lui esistente quando il Partito dei Lavoratori era al potere ora non c’è più. Punteranno, probabilmente, sul fatto che Battisti ha un figlio brasiliano a carico, ma è difficile che tale impedimento sia così forte da poter condizionare la scelta finale di Fux, soprattutto dopo la presa di posizione da parte dell’esecutivo.
Temer sa che per l’Italia il dossier è prioritario, ma in Brasile la Corte Suprema ha una grande autonomia e per questo non ha voluto compiere un gesto unilaterale, rischiando un attrito istituzionale poco raccomandabile per un governo assai impopolare e invischiato in diversi scandali di corruzione. La sensazione generale è che data l’attuale congiunzione dei fattori (volontà politica brasiliana, passi falsi di Battisti e costante pressione italiana) non possa portare ad altro finale che l’estradizione. Sui tempi non v’è certezza, ma è veramente difficile pensare che Cesare Battisti possa non tornare in Italia entro la fine di quest’anno.
Lascia un commento