Il presidente Gianpiero Falco: «Per invertire decremento degli investimenti»
NAPOLI – «Il contesto politico, finalmente consolidato in un Governo stabile, fa sì che la proposta di Confapi di una struttura centralizzata, in grado di fungere da sostegno alle Amministrazioni dell’area Meridionale, sia un tema di attualità. La nuova “Agenzia per lo sviluppo del Mezzogiorno” avrà come oggetto il sostegno dello sviluppo dell’intero Meridione intervenendo con competenze urbanistiche, economico-finanziarie, tecniche e amministrative sia nella redazione dei piani di sviluppo degli Enti Locali territoriali sia nel controllo delle applicazioni dei partenariati pubblici e privati; così come previsti nell’ultimo Codice degli appalti. Questo è, senza dubbio, necessario perché il valore degli investimenti privati è sceso a livelli bassissimi rispetto a quelli pre-crisi finanziaria del 2008». Lo ha detto Gianpiero Falco, presidente Confapi Napoli.
«Bisogna abbattere il muro della burocrazia senza responsabilità con una istituzione centralizzata che tenga il conto dei tempi delle procedure aperte e soprattutto partecipi alla redazioni dei bandi per i grandi investimenti da realizzare come per i piccoli, ed agire così preventivamente – ha aggiunto Falco –. Per far ciò, tale Ente potrebbe essere partecipato principalmente da organismi pubblici e/o di Stato con la partecipazione anche minoritaria delle principali associazioni di categoria imprenditoriali e anche sindacali, che potrebbero in verità prendere parte gratuitamente alla redazione di piani di sviluppo con proprie proposte condivise poi dal board della società da costituire».
«Noi crediamo che vi siano all’interno della compagine ministeriale e di quella della Cassa depositi e prestiti, oltreché delle organizzazioni datoriali e sindacali, skills professionali tali da attuare programmi con costi non aggiuntivi. Non è possibile continuare in questo modo con una delegazione di poteri che, nella maggior parte dei casi, non è in grado di essere esercitata per mancanza delle professionalità territoriali utili a garantire sia gli investimenti pubblici sia i privati.
Come vogliamo allora – ha sottolineato ancora Falco – parlare di sviluppo e occupazione se i principali strumenti di crescita sono delegati a chi non è in grado di operare?»
«Torniamo agli esempi dei nostri predecessori, della generazione precedente che avevano intuito la debolezza della nostra struttura socio-economica e vi avevano rimediato con la creazione di strumenti appositi che noi abbiamo buttato via, senza renderci conto dei danni. Il pensare delle vecchie opposizioni, poi divenute maggioranza all’indomani del pessimo periodo della cosiddetta Seconda Repubblica, ovvero che tutto fosse marcio, era anch’esso un populismo senza senso ben peggiore – ha concluso il presidente Confapi – di quelli che oggi l’intera Europa ci affibbia con grande egoismo».
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