A distanza di un anno dall’udienza della grande camera, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo chiude il caso Berlusconi ma senza una sentenza.
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Superato già il divieto a candidarsi, risulta superato anche ogni interesse ad una sentenza” questa, in breve, la sostanza della motivazione con la quale i giudici della Corte di Strasburgo hanno chiuso il caso Berlusconi scegliendo di non pronunciarsi sulla legittimità o meno della decadenza da Senatore dell’ex premier.
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La Corte europea dei diritti dell’uomo si limita così solo a rimuovere il ricorso dalle proprie liste. Nessuna pronuncia di merito come invece era richiesto dal leader di Forza Italia già riabilitato e quindi riammesso all’agone politico dal tribunale di sorveglianza di Milano.
“Non ci sono circostanze speciali che richiedono di continuare l’esame” scrive la Corte di Strasburgo e così non sapremo mai se siano stati violati o meno i diritti dell’ex premier con la decadenza da Senatore in virtù della legge Severino applicata in modo retroattivo dopo la condanna per frode fiscale nel processo Mediaset.
Ovviamente, ed era indubitabile, gli avvocati dell’ex premier spiegano che la decisione sarebbe stata favorevole ma, interpretano, così non è stato deliberato perché una condanna dell’Italia avrebbe comportato ulteriori tensioni nella già più che complicata vita del paese.
Una scelta politica dunque dietro la rinuncia ad una sentenza che in ogni caso sarebbe stata tardiva rispetto alla possibilità del leader Azzurro di correre alle ultime elezioni
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