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el suo romanzo di fantapolitica «Colosseo vendesi» il nostro imprevedibile Marcello Sorgi immagina che il governo ceda a uno sceicco arabo il monumento più famoso del mondo per ripianare il debito pubblico. La storia è ambientata nel 2017 e la clamorosa scelta del premier, che non è più Renzi, ma un fantomatico Successore ritagliato su Matteo Salvini, viene accolta con soddisfazione da tutti gli italiani, romani compresi. Ma questo solo perché siamo in una fiction. Nella realtà gli abitanti dell’Urbe rivendicherebbero una sorta di esclusiva sul Colosseo, pretendendo che il ricavato della vendita venisse riconvertito in abbonamenti Sky alle partite di Roma e Lazio per l’intera popolazione.
Il libro di Sorgi minaccia di aprire un filone. Il Colosseo sì e la Torre di Pisa no? Aggiungiamo l’Ultima Cena e la Fontana di Trevi, già ceduta peraltro da Totò, e ne avremo abbastanza per sederci finalmente davanti alla Merkel mettendo i piedi sul tavolo, sempre che nel frattempo non ci abbiano comprato anche quello. Si tratta con ogni evidenza di una corsa contro il tempo. Ieri a Napoli, durante i lavori di ristrutturazione di un immobile, il trapano dei muratori ha perforato un muro e dall’altra parte c’era un preziosissimo affresco del Cinquecento che è franato addosso ai partecipanti a una seduta di laurea. Non so se un Paese dove un proprietario di casa ignora di avere una parete in comune con un affresco rinascimentale abbia il diritto di vendere il proprio patrimonio artistico. Di sicuro ha il dovere di farlo in fretta. Prima di averlo distrutto del tutto.
vivicentro.it-opinioni / lastampa / Stiamo affreschi MASSIMO GRAMELLINI
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