Anche in Italia corre il mercato delle licenze software di “seconda mano”. Un settore emerso alla luce del sole grazie alla sentenza della Corte di Giustizia Europea che ne ha confermato la legalità
U
n’azienda su tre compra licenze software che poi non utilizza. Lo dice uno studio di Osterman Research che ha analizzato tutte le spine del “shelfware”, quel fenomeno per il quale si riempiono gli scaffali It delle aziende ben oltre i reali bisogni. Si tratta di un vero e proprio spreco di risorse causato da diverse ragioni: cambio di sistemi informatici, migrazione al cloud, ristrutturazioni aziendali, cessazioni di attività o di rami d’azienda.
Oggi il problema del “shelfware” ha trovato soluzione nel mercato secondario del software. Una sentenza della Corte di Giustizia Europea (3 luglio 2012) ha definito per legge i contorni giuridici della compravendita dell’usato, affermando il principio che il diritto esclusivo di distribuzione della copia di un programma si esaurisce con la prima vendita. In sostanza i giudici del Lussemburgo hanno dato via libera alla seconda vita del software. Proprio come succede per un’automobile, un computer e altri beni durevoli che possono essere rivenduti a terzi dal primo acquirente. L’apertura della Corte europea ha contribuito a far nascere un mercato dell’acquisto e vendita di software che, oltre a mettere un freno alle copie-pirata, sta innescando un circolo virtuoso per quelle aziende che hanno licenze in eccesso e per le Pmi che possono acquistare programmi originali con “sconti” fino al 70%.
Il mercato secondario del software è nato in Germania e oggi il suo giro d’affari supera i 100 milioni di euro. Ma la rivoluzione dei programmi informatici di “seconda mano” sta prendendo piede anche in Italia, dove sono centinaia le aziende che hanno comprato o venduto licenze attraverso intermediari specializzati. Tra i protagonisti di questa rivoluzione c’è ReLicense, pioniere del software usato prima in Germania e ora anche nel nostro Paese.
Corrado Farina territory manager di ReLicense Italia
E il software usato può contribuire a fare risparmi e ottenere efficienza». Secondo Corrado Farina chi «vende riesce a valorizzare risorse che magari non sapeva di possedere». E chi compra, in genere aziende medio- piccole, «può risparmiare dal 25 fino al 70% sull’acquisto di licenze a volume». Le principali licenze oggetto di compravendita sono quelli della galassia Microsoft: come Office, Windows e SQL.
Il software usato fa risparmiare piccole e grandi imprese
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