In Sicilia, a Pachino, in provincia di Siracusa, un cane randagio adottato dal quartiere è stato trovato morto, impiccato con un attrezzo.
Il cucciolo di cane era stato adottato dal quartiere dandogli il nome Bruno ma non era microchippato.
Il sindaco di Pachino, Roberto Bruno, ha subito stigmatizzato il malvagio gesto dichiarando che si è trattato di “Un gesto brutale, abbiamo segnalato quanto accaduto alle forze dell’ordine e ci auguriamo possa essere ricostruita la vicenda in tutti i suoi aspetti. Presto avremo riscontri e appureremo se si tratta di un macabro gesto di bullismo da condannare. Chi uccide un animale, al pari di chi uccide un essere umano, è un criminale e un assassino. Questa amministrazione ha dimostrato coi fatti la precisa volontà di tutelare gli animali, realizzando un canile in cui ospitare i nostri amici a quattro zampe che sarà tra non molto inaugurato“.
Nella zona sono presenti diversi impianti di videosorveglianza, che potrebbero fornire elementi utili alle forze dell’ordine. Qualche giorno fa alcuni giovani sarebbero stati sorpresi a dare calci al cagnolino.
L’opinione.
I
ntanto si esprime il senso di sdegno, irritazione ma pure raccapriccio, poiché anche se si tratta dell’uccisione di un animale, oggi solo un/a delinquente non può non avere la coscienza che anche gli animali hanno una sorta di propria consapevolezza provando quindi anche paura, terrore e soprattutto sofferenza. Si inaspriscano le pene ma rendendo forzosamente (per legge) anche la Giustizia onesta, seria, chiara, trasparente, oggettiva e conclusiva. Il secondo luogo quando si utilizza il termine “dei giovani …”, da queste pagine lo si è sempre ritenuto una elusione sulle responsabilità della società e specialmente dello Stato e quindi delle rispettive Istituzioni e Politica. Un modo di scaricarsi da ogni dovere verso i cosiddetti “giovani”, ciò in quanto questi ultimi di certo non nascono già deviati, salvo patologie. Certi cosiddetti “giovani” sono innanzitutto l’esito delle rispettive famiglie ma in cui molto spesso i genitori sono altrettanti figli più adulti. Sicché le responsabilità più grandi sono di una Nazione, l’Italia e una Regione, la Sicilia, che da decenni sono un cattivo (per usare un eufemismo) esempio di alterazione etica pubblico-politica, ipocrisia costituzionale, retorica culturale, arroganza sociopatica, sprezzo e insofferenza verso i propri concittadini, furbizia da delinquenti, simulazione e dissimulazione, mentalità dell’arraffare sopra chiunque ed ogni cosa, corruzione scaltra se legalizzata, ionismo ed edonismo isterico, esaltazione schizzata, anacronismo cognitivo, competenza da boia di compatrioti e tanto altro di retorico e mistificatorio. E tutto questo anche nella rafferma scuola, media e nei comportamenti di singoli, corporazioni, associazioni, partiti e dagli scranni più alti all’ultimo sgabello. Il terzo aspetto è che quanto affermato dal sindaco di Pachino “Chi uccide un animale, al pari di chi uccide un essere umano” è inquietantemente analogo, seppure più semplificato, a ciò che ci diceva una studiosa della mente umana qualche mese addietro. Fino a quando questa società e soprattutto questo rancido Stato italiano nonché la stantia Regione siciliana, non si modernizzeranno (che sembrano dei Palazzi di infestante muffa cerebrale-per usare un eufemismo) e non aggiorneranno la formazione delle nuove generazioni (sperando anche che giovi a noi adulti) in senso progressista, scientifico e giuridico invece di continuare a propinare e veicolare, come da decenni, anche tramite allineata (foraggiata) propaganda e informazione, la cultura di quando il sole girava intorno alla Terra, la nostra società e specialmente i nostri cosiddetti “giovani”, non potranno che lentamente scivolare verso il basso civile, nonché i cittadini per timore, opportunismo, ma anche vigliaccheria, continuare a girarsi dall’altro lato per non vedere tappandosi pure il naso per non sentire il fetore pubblico-politico-sociale. Poi però, cari concittadini e specialmente conterranei, non ci lamentiamo aggiungendo pure che nessuno fa nulla, dimenticando, anzi rimuovendo, che non c’eravamo e non c’era lo Stato, la Regione e gli Enti vari, quando prima è toccato ad altri.
Adduso Sebastiano
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