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SICILIA, l’Assesore Figuccia si dimette per gli stipendi d’oro all’ARS

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SICILIA, l’Assesore Figuccia si dimette per gli stipendi d’oro all’ARS. di C. Toscano

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ICILIA – ARS (Assemblea Regionale Siciliana) – Quando Domineddio si vide costretto a distruggere Sodoma e Gomorra, per la loro empietà, si disse disposto a non attuare il suo proposito di distruzione per rispetto anche di quei pochi giusti che si fossero trovati tra cotante malvagità.
Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo lanciato strali contro l’Assemblea Regionale Siciliana dove il neo-presidente Miccichè ha dichiarato di voler concedere esosi aumenti di stipendio ai superburocrati regionali, che già guadagnano cifre da 20 mila euro al mese. Pensavamo che quel parlamento potesse essere un afono “bivacco di manipoli” ed invece una voce si è levata, quella dell’assessore all’Energia, Vincenzo Figuccia, insediato da appena quattro settimane nel suo dipartimento.

È di pochi giorni la sua sortita pubblica in cui dichiara “una profonda amarezza” e solleva profonde perplessità su questo tema. “Non mi piace l’immagine che si sta dando all’esterno, – egli afferma – La considero offensiva per tanti siciliani che non possono mangiare, per i licenziati, i disoccupati, i giovani”.
Non appena egli si è permesso di criticare le dichiarazioni del presidente Miccichè (col quale in precedenza pare avesse avuto qualche ruggine) immantinente tutta la maggioranza ha isolato il “contestatario”, senza appelli. Infatti, tutti i capigruppo della maggioranza Alessandro Aricò (Diventerà Bellissima), Antonio Catalfamo (Fratelli d’Italia), Margherita La Rocca Ruvolo (Udc), Giuseppe Milazzo (Forza Italia), Carmelo Pullara (Popolari e autonomisti) diffondono una nota congiunta:

“Vorremmo consigliare all’assessore Figuccia di impegnare le sue energie in modo prevalente se non esclusivo all’attività amministrativa di governo, nei settori delicati che gli sono stati affidati, evitando di alimentare polemiche strumentali su argomenti che non sono all’ordine del giorno dell’Assemblea regionale siciliana”.

Non una parola sulle sue perplessità di natura etica e morale. Praticamente: isolato, emarginato e lasciato letteralmente solo.

Figuccia per tutta risposta rassegna le dimissioni da assessore. Dimissioni che, a questo punto, non sappiamo quanto spontanee o quanto “spintanee” dalle pressioni interne al partito ed alla maggioranza.

Nessuno che abbia sentito il bisogno – o il dovere – di dire una parola di solidarietà per il suo coraggio e la sua coerenza. Lo facciamo noi, esprimendo apprezzamento per il gesto e ringraziandolo per aver acceso i riflettori dall’interno del Palazzo stesso su questa spinosa questione. Ufficialmente il Presidente Musumeci tace e anzi dichiara di avere adottato “un profilo basso, niente interviste settimanali, niente grandi propositi per non alimentare attese che poi potrebbero tradursi in cocenti delusioni. Non è il caso di promettere se poi non si riesce a mantenere”. Ma neanche di fare proclami di esosi aumenti di stipendio ai superburocrati da 20 mila euro al mese, caro Presidente.

Due preti di Palermo, – Don Cosimo Scordato e don Francesco Romano – in una loro lettera aperta fanno giustamente notare che “tanti anziani vivono con una pensione tra 600/800 euro; tanti giovani dei call center si debbono accontentare di 1000 euro (spesso anche di meno!); molti lavoratori comuni debbono sbarcare il lunario con 1.200 euro mensili appena”. Con questi chiari di luna non è facile parlare al cittadino comune e spiegare che la regione Sicilia per le retribuzioni del suo personale è per legge agganciata alla normativa del Senato della Repubblica.
Tutto ciò sarà anche legale (perché previsto da una legge) ma non è morale, perché la morale non può tollerare tanta disparità e disuguaglianza, in tempi in cui molti fanno fatica a sbarcare il lunario.

E allora, cari Presidenti Musumeci e Miccichè, affrettiamoci a modificare la legge e destiniamo i soldi “sottratti” ai superburocrati (già profumatamente pagati) ad opere socialmente utili. Scuole, ospedali, strade e ferrovie aspettano e ringraziano. E forse allora, molti tra i cittadini che hanno disertato le urne, si riavvicineranno con fiducia e speranza alla politica. Ne va della vostra credibilità sul campo. A buon intentor…

Carmelo Toscano

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