Sconcerti: “Il Napoli non gioca a calcio, va a memoria”
Mario Sconcerti per Il Corriere della Sera: La Juve perde i primi due punti, così l’Inter prende la Juve in classifica. Sembra quasi impossibile dopo tanto grigio raccontato sull’Inter e tante prodezze della Juve. Molte impressioni restano, ma questo è un campionato strano, contano poche partite, quasi soltanto gli scontri diretti. E l’Inter le altre partite le vince. Lo scompiglio del sistema produce la prima conseguenza dura: il Napoli è da solo. Se lo merita. Non gioca a calcio, va a memoria su qualcosa di bello che ha inventato. Non è la fine del campionato, c’è stata solo una Juve normale a Bergamo, distratta e scialona che ha perduto due gol e sbagliato un rigore. L’Atalanta corre come nessuno forse in Europa e marca a uomo. La Juve ha risposto sempre ma ha dovuto lasciare terreno. Forse comincia a pesare Buffon, non colpevole ma normale. Sta perdendo eccezionalità, non salva più i limiti degli amici. Dybala è molto marcato e un po’ ingiallito. Tutta la squadra è partita forte ed è rimasta per strada. Così il Napoli se ne va leggero, dà quasi l’idea di dipendere solo da se stesso, che nessuno riesca a stargli accanto. Ma sono impressioni di piccolo autunno. La Juve ha solo perso un’occasione, Inter e Roma stanno crescendo. C’è un po’ di noia negli altri del campionato, ma tra le prime è veramente una stagione nuova. Argomento Milan. Sento dire che il Milan va giustificato perché avrebbe comunque giocato bene. È strano non capire che il problema è proprio questo. Si può perdere e spesso ci si riesce, se si gioca male. Se si perde giocando normalmente vuol dire che quella è la nostra normalità contro un tipo di avversari. In sette partite il Milan ne ha perse tre, tante. Può essere giusto discutere l’allenatore in questi casi, ma dicendo cosa gli si rimprovera. In sostanza il tecnico evidenzia i propri errori o segue la caratura della squadra? Perché il Milan dovrebbe battere la Roma? A me sembra che il Milan si adatti poco agli avversari per cercare di essere un Milan che non c’è più. È certamente migliore di quattordici squadre, ma è peggiore di almeno cinque. La domanda vera davanti alla grande sorpresa attuale è perché tutti si sorprendono? In un campionato così lineare, c’è poco per dire che il Milan sia più forte in generale del Bologna o del Torino. Il Milan ragiona da Milan senza esserlo. Lo diventerà, ma non oggi, forse dopodomani. I social si ribellano, ma non giocano a pallone. Il calcio non funziona coi social, ha delle regole piuttosto fedeli. Non basta l’amore, non basta la speranza. Il calcio è social perché è come noi. E nella vita perdere è un’evenienza sempre probabile, specie quando si è vissuto in fretta.
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