Alta tensione fra Virginia Raggi e il fondatore dei Cinquestelle. La sindaca di Roma rigetta il diktat dei vertici del movimento e prova a recuperare Raffaele Marra mettendolo a capo del dipartimento del Commercio suscitando le ire di Beppe Grillo: “Questa qui è pazza”. Ma non è tutto perché Alessandro Di Battista, uscito vincitore dal palco di Nettuno, boccia le Olimpiadi a Roma, trascina la sindaca, ma solleva la protesta del Coni e dei medagliati a Rio: “Affossano il Paese”.
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unti Chiave Articolo
Via anche De Dominicis. La sindaca ripesca Marra e sfida il diktat dei vertici
In serata, nel suo andirivieni dall’ingresso sul retro, Raggi è rientrata in Campidoglio per dettagliare alla giunta e ai consiglieri le ragioni del ripensamento. E lì per lì era sembrata una concessione alla leadership grillina molto turbata, diciamo così, dalla scoperta che De Dominicis aveva concesso la disponibilità non a Raggi ma all’avvocato Pieremilio Sammarco, titolare dello studio in cui Raggi ha fatto pratica e fratello del difensore di Cesare Previti. Per i cinque stelle, una macchia terribile. De Dominicis si era però presentato con le migliori intenzioni: «La festa è finita!». Non è nemmeno cominciata. E’ invece la cronaca che prosegue secondo una linea evoluta in arabesco: mentre Raggi comunicava attraverso Facebook – ormai una specie di organo ufficiale dell’amministrazione romana – che «siamo già al lavoro per individuare una nuova figura» (si sottolinei l’uso dell’avverbio «già»), prendeva a girare voce che il no ufficiale alle Olimpiadi del 2024 verrà dato a ore. Roba che passa quasi inosservata in pomeriggi in cui si fatica a tenere dietro a una cronaca dall’andamento psichedelico.
Fin lì, infatti, la notizia era lo scioglimento del direttorio locale costituito per affiancare Raggi, o tenerla d’occhio, e costituito da Fabio Massimo Castaldo, Gianluca Perilli e dalla coppia di fidanzati Stefano Vignaroli e Paola Taverna. Con massima soddisfazione di tutti, del direttorio molto contento di lasciare Raggi al suo destino, e di Raggi molto contenta di non avere più scocciatori fra i piedi. Da quello che si è capito, Raggi ormai procede per conto proprio, immersa nei suoi giri, quelli della più attiva destra romana, e nell’ostilità di Beppe Grillo e della non-struttura. Non sembra nemmeno più una del Movimento, tanto che ancora ieri è andata avanti la sfibrante discussione a proposito dell’opportunità di levarle il simbolo. Per ora non si fa. Sarebbe un disastro d’immagine mai visto nella pur fantasiosa politica italiana. E il gesto della tregua è stato di spostare Raffaele Marra dal ruolo di vice capo di gabinetto a quello di capo del dipartimento del personale, in attesa che poi gli si trovi un’occupazione adeguata. Un gesto di tregua perché Marra, ex ufficiale della Guardia di finanza, è stato direttore dell’ufficio per le politiche abitative del Campidoglio con Gianni Alemanno sindaco. Insomma, un altro impuro. Come impuro sarebbe Salvatore Romeo, che in Comune ci lavora dal ’99: messo in aspettativa, è stato riassunto da Raggi con stipendio triplo nella posizione di capo della segreteria; ora lo stipendio sarà nuovamente tagliato e gli verrà levata qualche delega, di modo che faccia meno danni (nella visione ortodosso-grillina, naturalmente).
Non è finita qui: in questo scambio di prigionieri, Raggi è riuscita a confermare Muraro, poiché dell’inchiesta a suo carico non si conoscono i contorni, e nonostante ieri i carabinieri siano andati a prelevare altri documenti all’Ama, l’azienda della nettezza urbana in cui Muraro avrebbe commesso i suoi peccatucci, sempre che li abbia commessi. Tutto in una giornata che doveva essere di passaggio, e trascorsa dalla sindaca dietro quattro mura, fra voci incontrollate di fughe a prendere il figlio alla scuola calcio, e una apparizione in pubblico alla mattina, quando aveva preso parte alle celebrazioni dell’8 settembre, giorno dell’armistizio. Il problema è che il 9 cominciò la guerra civile.
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lastampa/Via anche De Dominicis. La sindaca ripesca Marra e sfida il diktat dei vertici MATTIA FELTRI, AMEDEO LA MATTINA
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