Salvini esclude dal programma la dotazione di numeri identificativi per gli agenti; si teme cambio di rotta anche sulle bodycam, inserite nelle “promesse” del Contratto di Governo
“Il mio obiettivo è non mettere il numero sui caschi dei poliziotti che sono già abbastanza facilmente bersagli dei delinquenti anche senza il numero in testa. Mi sembra che fossero disponibili ad avere una telecamera“. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, interviene così nel campo della sicurezza, escludendo l’ipotesi di dotare gli agenti di identificativi. Una misura che permetterebbe di rendere riconoscibili i responsabili di eventuali abusi, entrata nel dibattito politico dopo le violenze del G8 di Genova, ma anche dei casi Aldrovandi e Cucchi, solo per citarne alcuni o del più recente caso, sempre a Genova, del 20enne ecuadoregno rimasto vittima durante un TSO. Proprio in merito a questo ultimo caso, il Capo della Polizia Gabrielli ha annunciato l’adozione di strumenti non letali per evitare tragedie del genere.
Caschi numerati bocciati, dunque, ma l’apertura alle body cam per i poliziotti? Le parole di Salvini – sempre protezionistiche a priori nei confronti delle Forze dell’Ordine – stonano un po’ con quanto indicato nel Contratto di Governo. Nel documento di intesa giallo-verde, infatti, le telecamere sono state inserite tra le promesse di Lega e M5s. “Si dovranno dotare – si legge nel capitolo 23 – tutti gli agenti che svolgono compiti di polizia su strada di una videocamera sulla divisa, nell’autovettura e nelle celle di sicurezza, sotto il controllo e la direzione del garante della privacy, con adozione di un rigido regolamento, per filmare quanto accade durante il servizio, nelle manifestazioni, in piazza e negli stadi“. Riprese utili, in questo caso, a filmare aggressioni e violenze a difesa degli agenti ma anche per facilitare la ricostruzione di eventuali abusi.
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