Nell’editoriale del 4 Giugno avevo annotato che Di Maio e Salvini continuavano a governare ciascuno il proprio gregge o armento guidandolo sui pascoli ad essi graditi. Annotavo, altresì, che questo voleva dire mantenersi su piani e territori del tutto diversi tipo pianura e montagna, brughiera e steppa, ma che questo non impediva, ne impedisce, al DUO di spacciarsi per mandriani di un unico branco.
span style="color: #000000;"> Traslando e tornando al campo “umano” e quindi dalle “bestie” agli uomini, eccoli qui a curare gli egoismi del proprio elettorato di riferimento, anch’esso diverso come pecore e mucche.
Ed eccoli allora, – scrivevo -, intenti a parlare uno a mente e l’altro a pancia e quindi uno a curare gli umani egoismi mentre l’altro ne accarezza i desideri. E questa suddivisione di compiti e parti prosegue anche ora che sono al governo per cui li ritroviamo intenti a indicare ciascuno la propria rotta. Rotte che, ovviamente sono ben diverse, ma loro mostrano di non badarci. Noi però non possiamo farlo ed allora proviamo a seguirne le rotte.
Il piano di Salvini per i migranti.
Salvini insiste nel dire che non vuole “clandestini a spasso” ed enuncia il suo programma affermando che:
- chi commette reati perde il diritto a restare in Italia;
- chi non ha quel diritto va rimpatriato e l’Europa deve aiutare l’Italia a gestire i respingimenti;
- il tempo di permanenza nei centri di raccolta sarà allungato;
- l’same delle richieste d’asilo dovrà essere più rapido;
- stop alle richieste “umanitarie” (la maggioranza tra quelle accolte);
- 250 giovani funzionari pronti a rimpinguare l’organico delle commissioni prefettizie che analizzano le domande (oggi sono 200).
Parimenti, sull’altro versante, troviamo il ministro del Lavoro Luigi Di Maio intento a curare il suo orticello e pertanto annuncia che il governo impedirà l’aumento dell’Iva.
Poi, lanciato a conquistare anche la platea di Confcommercio, annuncia che cambierà radicalmente il sistema anti-evasione fiscale, a cominciare dallo stop a redditometro e spesometro per raggiungere la fine “della schiavitù del Fisco”.
Quest’apertura gli assegna, ovviamente, un’apertura dei Giovani di Confindustria che, tramite il loro presidente Alessio Rossi, raccomandano anche più prudenza sulla Flat Tax affermando che: “Forse servirebbe di più una semplificazione del sistema, non possiamo mettere a rischio i conti del Paese”. Paese nel quale, il rapporto cittadino-Stato è sì gravato da tasse molto alte, ma è anche molto asimmetrico visto che, indubbiamente, c’è chi paga e chi no (soprattutto se è nella fascia alta), chi è intoccabile e chi ha torto fino a prova contraria (normalmente il cittadino comune). Ora, per questa parte di pascolo, si tratta di capire se la pace fiscale promessa sarà realmente un capovolgimento dello schema o, alla fine, sarà il solito condono mascherato.
Nell’attesa di capirlo continuiamo a recitare il nostro: io speriamo che me la cavo e ad ascoltare Battiato che canta: Povera Italia
Stanislao Barretta
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