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Castellammare di Stabia

Roberta non sarebbe morta subito ma dopo minuti di agonia tra le fiamme

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Della violenta morte di Roberta ci siamo occupati nell’articolo del 25 Gennaio 2021 Morte di Roberta Siragusa, fermato il fidanzato.

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LI ESITI DELL’AUTOPSIA

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Dall’autopsia eseguita sul corpo martoriato di Roberta è emerso che la ragazza è stata percossa con un oggetto contundente, per poi essere trascinata fino al burrone, dove è stato rinvenuto il cadavere, prima di darle fuoco ancora viva.

Roberta avrebbe avuto una agonia di 2-5 minuti tre le fiamme.

GLI AVVENIMENTI DI QUEI GIORNI

Pietro Morreale, l’allora fidanzato 19enne imputato dell’efferato omicidio di Roberta non ha mai confessato il delitto e si è avvalso della facoltà di non rispondere limitandosi a dire: “non l’ho uccisa”.

È accusato dei reati di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Avrebbe prima colpito la giovane, poi le avrebbe dato fuoco e infine ne avrebbe gettato il corpo in un dirupo. L’omicidio è avvenuto nei pressi del campo sportivo di Caccamo (PA). Il giovane si è sempre difeso sostenendo che la vittima, dopo una violenta discussione, si era data fuoco da sola. Era stato lo stesso Morreale a portare i Carabinieri sul luogo del ritrovamento del corpo.

Quel 24 gennaio, dopo aver accompagnato i Carabinieri sul luogo dove si trovava il corpo semicarbonizzato di Roberta, aveva dato una versione che i Magistrati ritengono assolutamente non vera, raccontando che insieme a Roberta, con cui aveva partecipato a una festa, si era appartato in auto. I due avrebbero litigato e la ragazza sarebbe scesa dalla macchina e si sarebbe data fuoco con la benzina che il fidanzato teneva in una bottiglia in macchina.

Il giovane ha raccontato agli Inquirenti che avrebbe cercato di soccorrerla, poi sotto choc sarebbe fuggito e sarebbe tornato a casa. All’alba avrebbe detto ai suoi quel che era successo e col padre sarebbe andato in caserma. Quest’ultima parte sarebbe stata confermata dai genitori e dalla sorella del Morreale. Ma per la Procura di Termini Imerese l’intera ricostruzione del giovane “presenta alcune determinanti incongruenze che raffrontate con altre dichiarazioni costituiscono un quadro indiziario particolarmente grave”.

Per i Pm il 19enne ha una “personalità incline al delitto” ed è incapace di comprendere la gravità di quanto è accaduto e avrebbe cercato di precostituirsi un alibi raccontando che alle 8 di mattina dello scorso 24 gennaio, un’ora prima di andare dai Carabinieri col padre e di condurre i militari al dirupo in cui giaceva a terra morta Roberta, avrebbe inviato un messaggio a un amico chiedendogli se sapeva dove fosse la fidanzata. Un evidente modo, secondo La Pubblica Accusa, per crearsi una giustificazione.

La sua versione era anche stata smentita da un video che riprende la sua auto fare su e giù dal luogo in cui si trovava il corpo tra le 2.30 e le 3.38 di sabato notte. Inoltre l’amico al quale il ragazzo ha chiesto la mattina di domenica dove fosse Roberta, ci aveva parlato al telefono alle 2 di notte e giura che Pietro era solo in macchina.

Il 19enne è stato descritto dalle amiche di Roberta come morbosamente geloso e violento. Pietro Morreale si trova da gennaio in carcere.

IL VIDEO DEPOSITATO ALL’UDIENZA INNANZI AL GIP

È stato depositato un video durante l’udienza innanzi al Gip del Tribunale di Termini Imerese, le cui immagini sono state girate dalle videocamere piazzate fuori a un bar vicino al campo sportivo di Caccamo, luogo in cui è Roberta è stata bruciata.

Dal video si vedrebbe un uomo che si trova vicino al corpo gettando un liquido, presumibilmente infiammabile e la persona per terra prendere fuoco, quindi l’individuo allontanarsi e salire a bordo della vettura per poi spostarsi di qualche decina di metri posteggiando, mentre il corpo di Roberta finiva di bruciare.

Sono state immagini forti, mostrate alla presenza dei genitori e del fratello di Roberta, sempre presenti in aula – hanno detto gli avvocati della famiglia di Roberta, Sergio Burgio e Giuseppe Canzone, al termine dell’incidente probatorio – Si è trattato di un video che ha spiazzato tutti i presenti e che dimostra in modo inconfutabile che Roberta è stata uccisa al campo sportivo, caricata in auto e gettata nel dirupo vicino al monte San Calogero. Ormai il gravissimo quadro indiziario a carico dell’indagato si è trasformato in un quadro probatorio gravissimo, che a nostro giudizio, non consente di potere formulare ipotesi investigative diverse”

Una morte terribile quella di Roberta Siragusa.

«Il consulente tecnico d’ufficio ha spiegato che la morte di Roberta Siragusa è “stata determinata da arresto cardio-circolatorio e respiratorio conseguente al gravissimo stato di shock causato dalle estese e gravissime ustioni del capo e soprattutto del tronco e degli arti superiori, fino alla carbonizzazione di ampie parti della superficie corporea” hanno spiegato i due avvocati della famiglia Siragusa, sempre riportando il referto del medico legale – A tale gravissima condizione di shock, cosiddetto primario, la Siragusa è giunta per lo scatenamento di riflessi neurovegetativi da inibizione del simpatico ed eccitazione del parasimpatico derivanti dalla profonda angoscia e dall’intensissimo dolore certamente provenienti dalla stimolazione di recettori presenti nell’estesa superficie corporea interessata dall’ustione”, spiegano i legali, sempre riportando il referto del medico».

“I dati raccolti permettono di escludere l’ipotesi del suicidio o della morte accidentale” hanno ancora aggiunto i due avvocati con riferimento alle discolpe avanzate dal 19enne Pietro.

L’opinione

Dispiace tantissimo per quella giovane ragazza

Adduso Sebastiano

(tutte le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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