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RI-cicli della storia: idi di marzo! 15 marzo 44 ac; 15 marzo 2018 pc

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I-cicli della storia – Il 15 marzo del 44 a.C. Caio Giulio Cesare venne assassinato a seguito di una congiura promossa da Bruto e Cassio.

Erano le idi di marzo e furono seguite dalla Roma imperiale di Ottaviano Augusto.

Dopo millenni, rieccoci alle “idi di marzo”. Giorno ineludibile, dato che tutto torna, e le date prima di tutto. Ma gli eventi?

Possibile che anche gli eventi, in un modo o nell’altro, abbiano a doversi ripetere senza soluzione di sorta?

Oggi come allora ci ritroviamo in pieno clima di congiura e rivolta contro “Cesare” (il Governo in carica).
E non mancano nemmeno gli odierni Bruto (Di Maio) e Cassio (Salvini) –  o, saltando ancora nel tempo e come già scritto, i Masaniello 3.0.

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Cesare, oggi, è identificabile nel Governo e, più precisamente, nella Governabilità di una Nazione alla fin fine mai nemmeno nata come tale e quindi sempre spaccata.

Non sarà quindi male, a questo punto, continuare a navigare nella storia per annotare che, l’odierna suddivisione geografica del nostro territorio:

Nord, Centro, Sud, Isole

è già una macroscopica semplificazione dato che non è solo e non proprio così. Di fatto, siamo, e restiamo sempre ai Comuni. E da questi mai ci siamo spostati.

Non ci sono riusciti i vari “Regni”, men che meno ci sono riusciti i sabaudi con Garibaldi & Co.

“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”

Questa famosa frase associata a d’Azeglio, sta a significare che:

per quanto l’Italia geograficamente e politicamente nel 1861 risulti unita, in essa regneranno sempre culture, tradizioni e lingue (dialetti) diversi tra loro.

Ma anche in questo, occorre fare un altro inciso di chiarezza, al di là delle chiacchiere e leggende.

Sembra che, in realtà, il Marchese Massimo d’Azeglio non abbia mai detto, o scritto,

“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”

mentre invece, come leggiamo nel suo Epistolario, di sicuro ha detto e scritto:

“In tutti i modi la fusione coi Napoletani mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso!”.

Traslandoci ad oggi vi ricorda qualcuno?
Un indizio: camicia verde anziché rossa o nera!
Ci siamo? Ecco, sì!
Sì, proprio lui: il (Caio) Salvini delle odierne “Idi di Marzo”.

E l’altro? Il (Bruto) Di Maio delle odierne “idi di marzo” o, se si preferisce qualcosa di più “moderno” Il napoletan-pomiglianese Masaniello 3.0 (di cui sopra da ns archivio)

Luigi di Maio ossia,:

uno dei “vaiuolosi” dell’odierno d’Azelio corrispondente, all’anagrafe d’oggi, a quel tal Matteo Salvini della immaginifca padania

Sì, proprio quel tal Matteo Salvini che anche di molto peggio ha detto, ed anche cantato, dei meridionali e dei napoletani in particolare

Questo il quadro rimembrante di storia passata che comunque ritorna senza, nel frattempo, mai nulla averci insegnato.

E torniamo quindi ala tristezza di oggi: ancora idi di marzo, ed ancora un Cesaricidio, forse, in atto.

Sembra infatti che si stia profilando un possibile accordo Di Maio-Salvini per dare il colpo finale a quella cosa chiamata “seconda repubblica”.

Il colpo finale che dovrebbe far partire una cosiddetta “terza repubblica” (magari già quarta). Insomma, una “Roma Imperiale” come nel 46 ac ma…..

Ma occorre che facciano tanta attenzione e che si rileggano bene la storia per comprendere, anche loro, che a Cesare subentrò Cesare Ottaviano Augusto.

Non Bruto ne Caio quindi, ma ancora un Cesare. Un Cesare che vendicò il Cesaricidio e diede, lui sì, i natali alla Roma imperiale.

E la base dell’accordo che sembra profilarsi, proprio a tutto questo sembra DOVER portare con un passo indietro e di Di Maio e di Salvini.

Entrambi rinuncerebbero al sogno di Governo presieduto da uno di loro e lo affiderebbero ad un terzo.

Un altro Cesare quindi!

Un Cesare che si presti a guidare il carro avendo però, come programma ed obiettivo, il promulgare una nuova legge elettorale, magari con anche una sforbiciata ai vitalizi.

Il tutto, su dettato e desiata di M5S e Lega, questo è ovvio e sottinteso.

Un “Nuovo” dunque (ma con antichissime basi di pro domo sua) che, sempre ed ancora a chiacchiere, dovrebbe aprire poi la strada a quella che:

“ forse, magari, chissà”
potrebbe essere la nuova
“futura, probalile”
terza repubblica.

O forse già Quarta! Magari Quinta? Boh!

Ormai è anche inutile contarle e, soprattutto: SONO INUTILI,
visto che siamo e restiamo sempre ancorati ai soliti corsi e ricorsi storici del momento.

Oggi: ancora idi di marzo, ancora con Bruto e Caio, ancora anche i Masaniello. Appunto!

Ci sarà una già famigerata Terza, forse Quarta, magari già Quinta Repubblica?
Non ci sarà?
Difficile dirlo anche perché, al caso, si completerebbe il ricordo storico con anche il sentir ripetere:

TU QUOQUE!

Ricordate?: Tu quoque, Brute, fili mi!

Forse, in realtà, in greco: Cesare ebbe a dire: Kai su teknòn (anche tu, figlio); o emise solo un semplice gemito.

Comunque sia, e Di Maio, e Salvini, potrebbero dare oggi stura al peggio della malattia incubatasi il 4 marzo e passare al moderno Cesaricidio generando così una:

implosione completa nel centrodestra e spaccatura feroce tra i pentastellati con i rispettivi elettori a dire:

Tu quoque! (Kai su)

E questo è il quanto porta a poter e dover chiudere, ancora una volta, con il sempreverde: “io speriamo che me la cavo”

Stanislao Barretta

vivicentro.it/EDITORIALI – POLITICA

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