Il presidente del Consiglio Matteo Renzi intervistato dal giornalista Paolo Del Debbio
«Si vota nel 2018 comunque vada il referendum», dice Matteo Renzi. Il premier sceglie la strategia della stabilità per rassicurare Mattarella e Draghi. Oggi a Ventotene il vertice con Merkel e Hollande per «rilanciare l’Europa».
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Referendum, la svolta di Renzi: “In ogni caso elezioni nel 2018” CARLO BERTINI*
Il presidente del Consiglio: oggi a Ventotene con Merkel e Hollande per rilanciare l’Ue Sì agli investimenti per crescere. Boccia (Confindustria): “Ma serve più produttività”
Gioca in casa la sua prima partita post vacanza, qui alla Versiliana seduti in prima fila nonna, moglie e figlia, assiepati tra la folla tanti fiorentini, c’è pure il suo barbiere Toni. Ma c’è pure mezzo governo, i vice ministri Giacomelli e Nencini, il tesoriere Pd Bonifazi e tanti altri. Sotto i pini lo attendono, mentre scorre via la finale di volley da Rio che il premier vede a metà e quando l’Italia perde commenta con un “ha vinto l’argento”, cioè vede il bicchiere mezzo pieno.
Si comincia sul tema migranti, sull’Europa che a Ventotene deve ritrovare le ragioni ideali, archiviando l’austerità: «Merkel e Hollande verranno in Italia per rilanciare l’Unione europea, ce ne è un gran bisogno. Da domani parte un percorso in cui l’Europa smette di essere solo l’Europa delle banche, della finanza, delle regole tecnocratiche e torna ad esser l’Europa di Spinelli. Una partita tutta da giocare, ma va giocata».
Si passa poi all’economia, ribadendo la volontà del governo di «dare più soldi ai pensionati» e alle tasse. Facendo capire che l’Italia punterà sui maggiori investimenti e batterà sul tasto della flessibilità, perché sulla crescita pure bassa «un’inversione c’è stata col mio governo»; e si chiude su Pd e referendum, piatto forte. Dove i toni si alzano, gli applausi scrosciano, dopo quel solo tasto dolente, l’urlo dalla platea «Pinocchio», quando il premier dice che «ora in Italia chi sbaglia paga», parlando dei furbetti del cartellino.
Dunque se «vince il no cosa faccio l’ho già detto, ma per colpa mia è diventato un dibattito su tutto, governo, italicum, economia». E invece la domanda è se «volete ridurre i costi della politica e del parlamento, semplificare la politica regionale e superare il Ping pong camera-Senato?». E la conclusione di Renzi è che, se votano nel merito, anche tantissimi elettori dei 5Stelle voteranno sì, quindi «scommetto che vince il sì, anche se sono loro antipatico». Arriva puntuale la domanda sull’Anpi e qui Renzi dà l’annuncio, invitando il presidente dell’associazione dei partigiani a dibattere con lui le ragioni del no e del sì sabato in una festa dell’unità: «Scelgano loro, andiamo davanti ai militanti e poi non dicano che non si discute nel Pd». E arriva una battuta con tanto di ovazione su D’Alema, che «è in compagnia di Berlusconi, Salvini e Grillo. Lui pesca sempre la carta di attaccare chi gli sta vicino, è toccato a Prodi, ora tocca a me. Se vuol fare la battaglia per difendere i posti e magari tornare in Parlamento, auguri. Ma non usi la consultazione popolare per la sua rivincita al congresso che si farà quando previsto».
Tradotto, non prima del dicembre 2017, quindi anche se perde Renzi niente dimissioni da segretario Pd. E in questa giornata in cui ritorna sul tasto delle tasse da ridurre, il premier incassa un altro assist sul referendum da Confindustria, che promuove il sì che assicura stabilità. E che però va pure in pressing: nella prossima manovra, con le casse del Paese gravate da un ingente debito e con «poche risorse» a disposizione, il governo deve «fare poche cose intelligenti», dice dal meeting di Rimini il presidente Boccia. Che invita a calibrare «scelte selettive» senza avallare alcun «assalto alla diligenza» e puntando con decisione sulla produttività e investimenti privati per rafforzare un percorso di crescita.
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