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Referendum in Turchia, chiusi i seggi. I primi risultati: ”Erdogan verso una larga vittoria”

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I seggi per il referendum costituzionale in Turchia si sono chiusi alle 16 ora italiana. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan punta sulla vittoria del Sì e sul passaggio al sistema presidenziale che accrescerebbe in maniera esponenziale i poteri in capo alla figura del capo dello Stato.

I

dati sono ancora provvisori, ma con il 20% delle schede scrutinate, per Erdogan si profila un trionfo. Il sì alla sua riforma per il momento è attestato sul 63,44% contro il 36,80% del no.

La decisione che è destinata a cambiare la storia del Paese – in un senso o nell’altro – è presa. Ma il divieto di sondaggi ed exit-polls imposto dal potere giudiizario impedisce di conoscere l’orientamento dei votanti prima che in Italia siano le 19.

Per la Turchia è stata una lunga giornata di tensione. Il popolo turco da questa mattina presto fino alle 17 turche, le 16 in Italia, si è recato alle urne per decidere se approvare o meno la riforma costituzionale che garanrità all’attuale presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, superpoteri sanciti per legge.

La linea politica dettata da Erdogan al partito di governo Akp è chiara, il presidenzialismo viene venduto come la panacea a quasi due anni di attentati, crisi internazionali e collasso di moneta ed economia mentre chi si schiera a favore del ‘No’, se turco è “traditore o terrorista”, se europeo “nazista o fascista”. A cominciare dall’Olanda e la Germania, ma gli strali non si fermano nemmeno di fronte al Vaticano.

Erdogan fischiato

Il presidente Erdogan ha votato, come sua abitudine, intorno alle 11 a Istanbul nel quartiere di Uskudar, dove si trova la sua abitazione, quando non risiede nel palazzo da 1001 notte che si è fatto costruire ad Ankara. Al seggio è andato con l’inseparabile moglie Emine. La zona è stata isolata dalla polizia per evitare contestazioni, questo però non ha impedito a Erdogan di ricevere applausi, ma anche parecchi fischi. All’uscita del seggio, il capo dello Stato ha rilasciato una breve dichiarazione ai giornalisti: “Questo referendum non è un voto come tutti gli altri, perché deciderà di cambiare la forma di governo. Io credo che il nostro popolo deciderà per uno sviluppo più veloce e camminerà verso il futuro prendendo la sua decisione”.

Caos ai seggi  

Intanto, però, le operazioni di voto sono state caratterizzate da violenze e da stamattina c’è chi solleva dubbi sulla loro trasparenza e regolarità. A Diyarbakir due persone vicine all’Hdp, il partito curdo, sono morte in un conflitto a fuoco dopo una discussione accesa con alcuni sostenitori dell’Akp, il partito di Erdogan. Ali Bayramoglu, un tempo sostenitore del partito di Erdogan e giornalista del quotidiano islamico Yeni Safak, è stato attaccato mentre si recava a votare da alcuni simpatizzanti sempre del partito del Presidente. In molti seggi hanno segnalato una massiccia presenza di persone dell’Akp che sorvegliavano le operazioni di voto. Tre osservatori internazionali italiani, che erano al seguito di alcuni dirigenti del partito curdo, sono stati allontanati dai seggi. Alcuni utenti hanno diffuso sui social schede timbrate sul sì in serie e riposte nelle buste, mentre in alcune zone nel sud-est del Paese hanno denunciato interruzioni di energia.

redazione/lastampa/agi

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