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azionali e appassionati: Elisa propone di ospitare sul giornale la cronaca locale di qualche città estera, per sapere come si vive e cosa si pensa laggiù. A Vittoria piacerebbe che sul sito ci fosse una bacheca riservata alle storie dei lettori. Giorgio chiede una sezione dedicata all’Europa, Ettore un racconto dell’economia a misura d’uomo, Gabriella e Gian Arturo il recupero della memoria, mentre Walter esorta a spargere meno paura e a uscire dalla «dittatura dell’istante» per diventare più meditati e profondi. Rinaldo si accontenterebbe che gli orari di apertura dei musei e dei teatri fossero giusti e non sempre succede. Mauro ricorda come lo sport e la musica siano l’epica dell’uomo moderno. Alessandro suggerisce di ritornare sulle storie di cronaca frettolosamente abbandonate. Ester pensa a una pagina dove sono i figli che raccontano i genitori. Tutti reclamano meno retroscena e più scena, meno chiacchiera politica e più vita.
Sono i nostri lettori, che ieri hanno affollato un’ala della palazzina di caccia di Stupinigi per spiegarci quello che vorrebbero leggere sul loro giornale. Volti noti e sconosciuti, timidi e disinvolti. Qualcuno veniva da Napoli, qualcun altro da Rimini, Bergamo o Trieste e si era alzato all’alba per non perdersi neanche un minuto. Mentre li ascoltavo, non riuscivo a smettere di pensarci: quelle persone avevano deciso di trascorrere una domenica di sole primaverile dentro un laboratorio di giornalismo per il puro piacere di farne parte.
A furia di scrivere sui giornali, uno rischia di dimenticarsi per chi lo fa. Non per i colleghi e tantomeno per le personalità citate nell’articolo, che il giorno dopo lo cercheranno per complimentarsi o più probabilmente per arrabbiarsi. Scrive, dovrebbe scrivere, per i lettori. Che non sono un’entità astratta e indefinita, ma persone reali che nel giornale cercano una guida, un conforto, uno sfogo. Ieri li abbiamo chiamati a raccolta per una piccola iniziativa senza precedenti. Hanno risposto a centinaia dal vivo e a decine di migliaia sul web, dimostrando un affetto e un’attenzione alle nostre sorti che testimoniano il legame particolare che esiste tra La Stampa e la sua comunità. Essere “stampisti” è un modo di leggere la vita con uno sguardo aperto e non ideologico, razionale eppure appassionato.
In sala c’era un’atmosfera speciale. Molto controllata e sabauda, ma profondamente affettuosa. È stato un gigantesco ripasso, che è servito a tutti i presenti per rinnovare le ragioni di una scelta. Quella di scrivere e di leggere questo giornale. Era come scoprirsi iscritti a un club, ma senza enfasi né retorica, anzi cercando di volare bassissimi per capire i punti di debolezza e cogliere quelli di svolta. Personalmente ne sono uscito con la convinzione che in tempi di crisi i lettori non vadano soltanto agitati, ma anche un po’ consolati. Hanno meno voglia di indignarsi e più bisogno di capire, forse di capirsi. E pensano che l’informazione non si esaurisca nelle biografie dei potenti e nel racconto del male.
vivicentro.it/opinioni – lastampa / Razionali e appassionati MASSIMO GRAMELLINI
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