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RAPINE : “Io a mani nude contro quel bandito armato di pistola”

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  RAPINE  – Parla il poliziotto che ha sventato il colpo alle Poste. “Il rapinatore mi ha detto: vi ringrazio, sono nato oggi”

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APINE   –  A mani nude ha neutralizzato un rapinatore armato di pistola. Gli è saltato addosso, lo ha bloccato e lo ha arrestato. Tutto nel giro di trentaquattro secondi. Ma non vuole essere chiamato eroe, il sovrintendente capo della squadra mobile di Napoli Giuseppe Velotti, 48 anni e una vita intera passata sulla strada a dare la caccia ai criminali. “Faccio questo lavoro da ventinove anni, ho fatto solo il mio dovere nel migliore dei modi, senza mettere a rischio altre persone. Se dicono che sono un eroe, mi fa piacere. Ma sono innanzitutto orgoglioso di essere un poliziotto”, ripete e mentre lo dice gli occhi, letteralmente, si illuminano. La sua carriera parla da sola: da un quarto di secolo è alla squadra mobile. Ha fatto parte della sezione Catturandi, dell’Antiscippo e della Narcotici, nel 1997 è passato alla sezione omicidi (“subito dopo la morte di Silvia Ruotolo”, ricorda) dove presta servizio ancora oggi. Ha un fratello in polizia e un figlio nell’esercito.
Mercoledì pomeriggio Velotti era in un ufficio postale di Casalnuovo, libero dal servizio, quando hanno fatto irruzione i due malviventi. Il video registrato dalle telecamere a circuito chiuso ha fatto il giro del web. Ma le parole del suo protagonista descrivono quegli istanti anche meglio delle immagini.

Ci racconti quei trentaquattro secondi, sovrintendente Velotti.
“Mentre aspetto di parlare con il consulente commerciale, vedo entrare queste due persone. Hanno entrambi il volto travisato con cappellino e scaldacollo. Mi accorgo subito che uno dei due impugna una pistola. L’altro salta dietro la cassa, il complice invece punta l’arma verso i clienti e il personale. “Non vi succede niente, non fate niente”, ripete. Nel frattempo, comincio a studiare la situazione. Per prima cosa mi chiedo: posso intervenire? Non ho dubbi, mi rispondo di sì. Ma come?”

Già, come?
“Quando quello con la pistola si gira, rivolgendo l’arma verso le casse, comincio a camminare lentamente. In questo momento però sto ancora valutando il da farsi. Ho un solo pensiero, un’unica preoccupazione”.

Quale?
“Devo assolutamente evitare qualsiasi pericolo per le altre persone. Quella è la priorità. Il resto viene dopo. Per questo, escludo di estrarre la pistola d’ordinanza. Troppo pericoloso. Così decido di affrontarlo fisicamente. Ed entro nella piena convinzione di poterlo fare. Me la sento e agisco di conseguenza. Mi dirigo di lato, come se volessi uscire dall’ufficio postale”.

Nel video lei sembra voler aggirare il rapinatore.
“In effetti è proprio così, una manovra di accerchiamento. Mi avvicino a lui con l’obiettivo di renderlo inefficace e disarmarlo. Solo che, qualche secondo prima, quello se ne accorge e punta l’arma”.

Non ha temuto che potesse sparare?
“È stato il momento più difficile. Ma non ho avuto paura per me. Mai. Ero preoccupato solo per gli altri. In pochi attimi, ho valutato di dover fare innanzitutto da scudo. Poi però il ragazzo è scappato. E ho capito che la pistola non poteva uccidere. Infatti era caricata a salve”.

Dopo una colluttazione, lei ha a bloccato il rapinatore a terra mentre il complice si dava alla fuga. Ciò nonostante, nessuno dei presenti è intervenuto a darle man forte. Si è sentito solo, in quel momento?
“Ero convinto di potercerla fare senza l’aiuto di nessuno. Quando il ragazzo ha tentato di fuggire, ho pensato di portare il problema fuori dall’ufficio, per tenere al riparo clienti e personale. Una volta all’esterno abbiamo avuto un’altra colluttazione. Ed è stato allora che alcune persone, invece di allontanarsi, hanno preso coraggio e sono rimaste lì. Ecco, vedere quella gente mi ha rinvigorito. Da cittadino, prima che da poliziotto, mi ha fatto piacere”.

Il rapinatore le ha detto qualcosa?
“Durante la colluttazione solo poche parole: “Mi fai male, lasciami andare””.

Dopo?
“Poche parole anche in quel caso: “Vi devo solo ringraziare: sono nato oggi””.

La gente intorno, invece?
“Direttamente non mi hanno detto nulla. Sentivo solo qualcuno come commentava, stupito: “Però, che coraggio”. Ma sono un poliziotto, orgoglioso di esserlo. Ho fatto il mio lavoro, l’importante è che nessuno si sia fatto male”.

E sua moglie, quando è tornato a casa?
Velotti sorride. “Mi volevi lasciare sola?”.

Dica la verità, sorvintendente. Dopo tanti anni di questo lavoro, non le viene voglia di andare via da Napoli?
“Mai. Anche se c’è tanta crudeltà, tanto dolore, questa città si può solo amare. E io l’amo”.

larepubblica / Napoli: “Io a mani nude contro quel bandito armato di pistola” di DARIO DEL PORTO


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