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Castellammare di Stabia

Quirinale: secondo giro al via tra sereno e tempeste Atlantiche in arrivo

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llo scenario di cui abbiamo dato nota ieri, oggi, sulla scena politica italiana irrompe un nuovo problema: la “guerra” tra Trump e Putin sulla Siria che agita le acque aggiungendo perturbazioni Atlantiche a quelle già in corso tra Salvini e Di Maio (più collaterali vari).

Se i battibecchi pubblici tra il gatto e la volpe (Leggi Salvini e Di Maio) sono, come noi riteniamo, solo a valenza scenica pubblica, cosa ben diversa potrebbe essere lo sgambetto derivante dalla gamba tesa da Trump e Putin.

I due, infatti, sono notoriamente, e realmente, schierati su campi opposti anche in questo per cui, se le cose dovessero aggravarsi e giungesse una richiesta ufficiale da parte USA per l’utilizzo delle basi di Aviano e Sigonella per incursioni sulla Siria, ecco che un altro scontro sarà inevitabile. Scontro che sarà veramente serio data la valenza Europea e soprattutto Atlantica perché, inevitabilmente, sarà anche una verifica di tenuta del Patto Atlantico nel quale l’Italia, con buona pace (forse) di Salvini e della Lega, è inclusa per cui, anche se le ultime informazioni da dietro le quinte della pierce governativa che i due stanno portando avanti segnalano “tempo in miglioramento e marcia secondo programma”, entrambi vengono ora richiamati anche a tener conto – e prendere atto – di un’altra faccia della realtà: quella del governare stando anche in un contesto internazionale.

Ed è qui che stanno irrompendo Trump, Putin e il dramma siriano.

Infatti è anche in questo che i due divergono, e non di poco, pur se, di fatto, le posizioni dei 5 Stelle si mantengono ancora ambigue sulle alleanze internazionali. Quelle di Salvini però, da sempre, sembrano essere più chiare e ferme per cui, anche ora, confermano la sua linea pro-Russia.

Salvini appena ieri affermava e chiedeva:

«Non è normale che il presidente degli Usa twitti, come se nulla fosse, arrivano i missili. Non sentite puzza di guerra nascosta sotto le fake news? I missili non si usano se non per sradicare i terroristi islamici»

Di Maio invece, sempre ieri, si muoveva ancora sul filo di quelle dichiarazioni atlantiste dette proprio all’uscita del primo giro di consultazioni:

«Proprio perché siamo alleati degli Usa e dell’Occidente credo si debba consigliare i nostri alleati in un’ottica di pace e quindi mettiamo in moto la diplomazia. Spero che non si arrivi a che ci chiedano le basi italiane per bombardare la Siria».

Ecco, appunto.

Ed intanto continuano i twitt di Trump e le rispste di Putin che, intanto, per provare a fermare l’alleanza anti-Assad gioca, guarda caso, anche la carta dell’Italia con la speranza che Roma non conceda le basi di Aviano e Sigonella alla coalizione americana: “Siete un partner chiave”.

Tornando ora alla giornata odierna che vedrà la partenza del secondo giro di consultazioni troviamo, ai nastri di partenza, un Di Maio pubblicamente fermo ancora sul suo:

“mai fiducia a un governo Salvini premier che ha la fiducia di Meloni e Berlusconi”

coniugato con la sua incrollabile fiducia ad essere il prescelto:

“Presidenza del Consiglio al M5S non è in discussione” 

afferma, ed aggiunge:

“il contratto di governo è lo strumento sul quale siamo pronti a discutere. Ma l’idea che noi prendiamo un mister x e dimentichiamo gli 11 milioni di voti non è praticabile”.

Questo ufficialmente e per il popolo.

Dietro le quinte la scena cambia per cui troviamo un Luigi di Maio e Matteo Salvini che si parlano continuamente al telefono, e lo hanno fatto anche ieri tanto che poi, ufficialmente, l’ufficio stampa della Lega, che in questo passo fa da apripista, ha reso noto che “con spirito di collaborazione per rendere operativo il Parlamento al più presto, hanno concordato di votare domani alla presidenza della commissione speciale della Camera il deputato della Lega Nicola Molteni”.

Sembra altro, sembra poco, ma così non è, almeno secondo noi.

Il cambio di cavallo (Molteni al posto di Giorgetti) fatto in corsa, pur restando della scuderia Lega, segnala, a ben leggere tra le righe, che un ulteriore passo avanti i due hanno sicuramente fatto e quindi preparano già le pedine sulla scacchiera schierandole al posto giusto: avanti Molteni e così si tiene libero Giancarlo Giorgetti per un incarico di Governo.

Questa è la lettura che noi diamo alla mossa visto che è risaputo che, da tempo, Giorgetti sta lavorando a stretto contatto con Di Maio ed i pentastellati. Da non dimenticare poi che è pur sempre il vice di Salvini e che, come e forse più di lui, sta correndo ovunque ci sia un buco libero pronto a farsi vedere, sentire, parlare.
Lo abbiamo ritrovato, infatti, ospite dall’irrinuciabile Bruno Vespa a Porta a Porta. Poi, cambio di fascia oraria e quindi di audience, di prima mattina su Raitre ad Agorà. Ed ancora: il faccia a faccia con Giovanni Minoli per La7; una lunga intervista in solitaria nella seconda serata di Rai Due, e di sicuro non finisce qui.

Queste le premesse ed i fatti di cui tener conto e sui quali riflettere. Poi oggi cominceranno gli incontri e le nostre analisi potranno trovar conferma o meno, poco importa. L’essenziale, e l’auspicabile è che ne venga fuori qualcosa di concreto e di buono che possa consentirci di accantonare il nostro mantra del: io speriamo che me la cavo.

Ad ora nulla sembra consentirlo, e ci mancavano solo Trump e Putin!

NOTA FINALE:  Nei giorni scorsi un analogo accordo aveva portato alla nomina del senatore pentastellato Vito Crimi alla presidenza dell’analoga Commissione speciale a Palazzo Madama. Ergo: accordo perfetto. Una cosa a me e una a te.

Stanislao Barretta

EDITORIALI • POLITICA

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