Intervista a Pupi Avati, premiato per la Miglior Sceneggiatura del film “Signor Diavolo” ai Premi Kinéo alle Arti del Cinema. Focus sulla situazione attuale del cinema italiano
Pupi Avati ai Premi Kinéo: “Il prodotto nazionale va protetto. Prendiamo esempio dalla Francia”
Intervista di Maria D’Auria
Roma- Alla cerimonia di consegna dei Premi Kinéo alle Arti del Cinema, era presente il regista Pupi Avati, premiato insieme al fratello Antonio e al figlio Tommaso per la Miglior Sceneggiatura del film “Signor Diavolo”, tratto dall’omonimo romanzo scritto dalla famiglia Avati. Il film, molto apprezzato dalla critica, segna il ritorno al genere horror del pluripremiato regista.
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In esclusiva per Vivicentro, il regista bolognese fa un focus sulla situazione attuale del cinema italiano. “Il cinema italiano è dominato in un modo quasi incondizionato e incontrollato dalla cinematografia americana. Tutto quello che riesce a fare il cinema italiano ha del miracoloso perché stiamo a lottare, con delle forze esigue, contro un gigante. Non riesco a capire perché i regolamenti francesi non li assumiamo noi in Italia. Loro non chiudono le sale cinematografiche, hanno la fila fuori dai cinema, producono molti più film di noi, li esportano in tutto il mondo… e noi no”.
Il problema sembra dunque essere la legge. Necessiterebbe un intervento dello Stato diretto a regolamentare ex novo i rapporti tra la cinematografia nazionale e quella straniera. “In particolare quella nord americana – sottolinea Pupi Avati– Quando esce un film nord americano occupa mille sale, è evidente che tutti ormai siamo colonizzati, i nostri figli, i nostri nipoti… e mi sembra che sia assolutamente fondamentale avere uno spazio per difendere un prodotto nazionale, in questo caso un film italiano ”.
In che modo? “ Prendere ad esempio la legge sulla cinematografia francese- spiega il regista– copiarla esattamente, pari pari. Secondo me è una cosa elementare da fare, non riesco a capire perché non si faccia”.
Oggi sono sempre troppo pochi i nomi italiani del cinema che riescono a varcare i confini della nostra terra. “Il prodotto nazionale non è stato protetto. Senza essere nazionalisti né sovranisti, il prodotto nazionale va difeso e in questo momento non lo è. Sorrentino è uno, ma non basta un Sorrentino, non basta un Checco Zalone, c’è bisogno di leggi, di un regolamento che protegga il cinema italiano”.
N
on dovrebbe essere un compito arduo per lo Stato italiano provvedere ad un’adeguata regolamentazione dei rapporti tra la cinematografia nostrana e quella d’oltremanica. Eppure Pupi Avati, sul possibile cambiamento in un prossimo futuro, non lascia spazio ai dubbi e dichiara con convinzione di non essere affatto ottimista.
VIDEO: intervista Pupi Avati
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