La nave Diciotti con 67 migranti arriva oggi a Trapani, ma attraccherà solo dopo che saranno fatti i nomi dei finti profughi a bordo. “I dirottatori scenderanno in manette”, dice Salvini.
span style="color: #000000;">Intanto, sempre Salvini, si fa protagonista per il suo incontro a Innsbruck al quale va con il dichiarato intento di sfidare Macron come specifica Amedeo La Mattina che, nel suo retroscena su La Stampa, descrive come il nostro “Petrosino”, nei panni di ministro dell’Interno, arriva al summit europeo di Innsbruck forte di un’intesa con il collega di Berlino per mettere alle strette la Francia obbligando Macron ad accogliere più migranti.
Ed è sulla parola “accoglienza”, divenuta il “tallone d’Achille del governo” in ragione della divergente interpretazione che ne fanno Salvini e la titolare della Difesa, Elisabetta Trenta, che riflette, nel suo articolo (sempre su La Stampa), Andrea Malaguti.
Cambiando fronte, diamo un’occhiata sull’altra parte del DUO al governo spostandoci, così, sulla magistratura dove, con l’elezione di Piercamillo Davigo, il Consiglio Superiore della Magistratura svolta a destra spinto dal vento giallo-verde. Con oltre 2500 voti l’ex pm di Mani Pulite ottiene una grande vittoria personale nell’organo di autogoverno delle toghe dopo anni di trionfi della sinistra con Magistratura Democratica ma, come spiega Paolo Colonnello su La Stampa, Davigo nel Csm potrebbe trovarsi comunque in minoranza.
Restando in ambito “giudiziario” dobbiamo annotare che cambia il calcolo dell’assegno di divorzio per il quale bisognerà tener conto degli equilibri economici della coppia e del ruolo che il coniuge più debole svolge in una famiglia. La Cassazione sostiene che per la quantificazione del versamento sia da valutare anche la durata del matrimonio, l’età di chi riceve il contributo e il reddito futuro.
Carlo Rimini, nel suo commento su La Stampa, sottolinea però che al di là di quanto stabilito dalla Cassazione “abbiamo una legge vecchia che non consente al giudice né di prevedere un assegno per un tempo limitato, né di riconoscere al coniuge che ha fatto i maggiori sacrifici una somma in un’unica soluzione in luogo dell’assegno mensile”.
Occorre insomma una riforma più radicale e che noi si continui a recitare il nostro mantra: “io speriamo che me la cavo” e, con Battiato cantare, Povera Patria
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