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sl Roma 1 e Chiesa Cattolica sottoscrivono un accordo istituendo la figura dall’infermiere parrocchiale. Un obiettivo per tutto il territorio nazionale
Protocollo d’intesa istituisce la figura dell’infermiere parrocchiale
Castellammare di Stabia – Una notizia di questi giorni taciuta, con consapevolezza o involontariamente, tutto da chiarire, che meriterebbe invece un impegnativo dibattito, riflessioni, e considerazioni a 360 gradi.
La istituzione, in maniera sperimentale ma con l’obiettivo di estendere il progetto su tutto il territorio nazionale, dell’infermiere parrocchiale.
Un protocollo d’intesa firmato tra l’Asl Roma 1 e l’Ufficio Pastorale della Salute della Cei, quindi un accordo tra il Servizio Sanitario Nazionale e la Chiesa Cattolica.
L’accordo prevede che questa figura qualificata sarà inviata dall’Asl nelle parrocchie e che con un confronto costante con un coordinatore parrocchiale pastorale della salute, dopo aver intercettato bisogni e richieste, si adopererà per attivare le normali procedure per affrontare quelle che sono le realtà di sofferenze e di malattie.
“L’obiettivo – è specificato nel protocollo d’intesa – è quello di prendere in carico quanti rimangono esclusi dalla sanità pubblica per ragioni di emarginazione e/o disagio”.
Così come gli insegnati di religione nelle scuole e i cappellani militari, anche questa determinazione risulta essere un’ingerenza del Vaticano in quella che deve essere la laicità dello Stato.
L’istituzione della figura dell’infermiere parrocchiale e dunque un accordo, che mette a nudo le carenze di un servizio sanitario che, trova spiegazione nell’affermazione della psichiatra e psicoterapeuta Irene Calesina su “Left”, “E’ possibile che dopo 40 anni la rete costituita da medici e pediatri di famiglia, distretti sanitari, servizi territoriali, con le loro competenze, tra l’altro, di educazione alla salute e di prevenzione e con le connessioni di collaborazioni con i servizi sociali dei Comuni e le altre Agenzie pubbliche, non riesca a esprimere una sua capacità e funzionalità e garantire le cure e l’assistenza, l’informazione e l’orientamento ai vari servizi?”
Si va dunque verso una sempre maggiore riduzione della laicità dello Stato italiano, una cosa pubblica sempre più confessionale e risorse pubbliche, umane ed economiche, che potrebbero e dovrebbero essere impiegate in altro modo.
Un accordo per “raggiungere”, questo dunque è stato affermato, i soggetti che non riescono a intercettare il servizio sanitario pubblico, che lo Stato ha invece l’obbligo di mettere a disposizione di tutti. Servizi che non possono e non devono essere azioni caritatevoli, aspetti questi che appartengono al passato, ma che sono fondamentali diritti.
Questo in estrema sintesi un accordo che ha guardato in una sola direzione nella logica comunque di un ufficio pastorale che in questa operazione si rivolgerà anche ai sani con la palese intenzione di essere presente e agire in questa struttura pubblica con la finalità di diffondere i propri concetti e le proprie teorie con operatori, gli infermieri parrocchiali, “che debbono porsi nella continuazione dell’azione sanante di Cristo”.
“Continuazione sanante di Cristo” interpretata nel seguente modo da Carla Corsetti: “Sorge spontaneo il dubbio che se coloro che si avvarranno dell’assistenza dell’infermiere parrocchiale saranno avviati a rinunciare alle terapie, agli interventi e ai ricoveri, per porsi nella ‘continuazione sanante’ che si presume consista nelle preghiere piuttosto che nella diagnostica, nella prevenzione e nella cura”.
Il ragionevole dubbio è in tanti presente rispetto al rischio, quasi certezza, che questa figura e questi interventi confluiranno anche in altre strutture a cominciare dai consultori con quello che è facilmente immaginabile possa accadere.
Diritti sanitari non assicurati a tutti e dunque sempre più discriminazioni, laicità dello Stato, valutazione attenta dell’impiego delle già carenti risorse, ingerenze non condivisibili, tutela della professionalità degli operatori, questi e altri quesiti contenuti in detto accordo per il quale, come affermavamo prima, meriterebbe momenti collettivi di discussioni, teorie a confronto, pluralità di visioni, spiegazioni scientifiche e dati certi.
Giovanni Mura
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