di Maria D’Auria
Allo Stadio Olimpico, premiazione delle scuole vincitrici del progetto Sport di Classe. I campioni olimpici intervistati dai bambini
Roma- Venerdì 25 maggio, presso lo Stadio Olimpico, si è conclusa la 4^ edizione del progetto “Sport di classe”, promosso e realizzato dal CONI e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Obiettivo dell’iniziativa, è la valorizzazione dell’attività motoria e dell’educazione fisica nella scuola primaria, dei valori educativi dello sport e la promozione di stili di vita corretti e salutari.
Quest’anno il progetto si è rivolto alle classi IV^ e V^ di tutte le scuole primarie d’Italia ottenendo l’adesione di oltre 7.000 istituti, con maggiore adesione delle classi del sud, in particolare la Campania che ha partecipato con oltre 4.400 classi. Tra le tante novità, quest’anno è stato introdotto il percorso valoriale “Campione di fair play”, basato sui principi del rispetto e del gioco corretto con relativo kit e concorso a premi, e la presenza di un tutor che ogni settimana, per due ore, ha accompagnato i ragazzi in questo percorso.
Sono state premiate 105 scuole, una per provincia, e 21 classi a livello regionale, tra quelle che hanno concorso alla realizzazione di un elaborato avente per oggetto il tema “Campione di fair play”. Le vincitrici regionali sono state ospitate nella Capitale per tre giorni e il 25 maggio hanno partecipato alla Festa Nazionale dello sport di Classe, una giornata all’insegna dell’attività motoria e sportiva.
Dopo la visita dello Stadio Olimpico, sono state premiate con medaglie e gadget in presenza di numerosi campioni dello sport. Tra i tanti, Marta Pagnini (ex capitana della ginnastica ritmica della Nazionale italiana, bronzo olimpico nel 2012), Felipe Andres Moreno, il judoka ventiduenne della Nazionale italiana (atleta delle Fiamme Gialle, medaglia di bronzo ai Campionati Europei 2016), Valentina Marchei, la pattinatrice artistica su ghiaccio (4^posto alle olimpiadi invernali di Sochi 2014 e record italiano in Corea 2018, 7^), Andrea Lucchetta, Massimiliano Rosolino, Stefano Pantano, Edwige Gwend, Nello Maestri, Elio Verde, David Okeke, i campioni della Nazionale italiana maschile di basket, in veste di presentatori di eccezione o di ospiti dell’evento. Hanno animato le attività dei ragazzi, hanno risposto alle domande ed hanno raccontato loro le proprie esperienze sportive
Al termine della premiazione abbiamo incontrato Massimiliano Rosolino, testimonial del progetto. Il campione olimpionico, dopo aver trattenuto i bambini con i racconti d’esordio sulla sua carriera sportiva, si è gentilmente concesso ai nostri microfoni.
Lo sport entra nelle scuole con un progetto promosso dal CONI. Come può essere determinante in ambito scolastico, laddove sono già previste ore settimanali per le attività motorie?
“Alcune scuole non hanno a disposizione una palestra o un cortile e magari non fanno proprio nessuna attività. In questo caso inserire anche una lezione in più a settimana significa raddoppiare. Diventano 2 ore a settimana che, rispetto a un totale di 40 ore di lezioni, mi sembra una cosa quasi offensiva. Mia figlia fa educazione fisica nell’ultima ora. Quando fa quest’attività esce sorridendo, quando invece esce dopo essere stata seduta per ore dietro un banco, esce stanca. Ci sarà una motivazione… ad ogni modo questo fa riflettere”.
Come considera quest’iniziativa?
“Questa è un’iniziativa pazzesca ma rispetto alla conquista del pianeta sport, è ancora allo stato embrionale. Sarebbe bello coinvolgere non solo le quarte e le quinte, ma tutte le classi perché lo sport è una materia, non è soltanto un attimo di pausa, non è il break, non è la vacanza… mi auguro che questo progetto sia un incentivo per questi ragazzi ad intraprendere un’attività sportiva fuori dalle mura scolastiche”.
Lei è uno sportivo. Quanto ha insegnato e quanto insegna lo sport?
Lo sport insegna tantissimo. Porto l’esempio delle mie figlie. Una è particolarmente espansiva mentre l’altra non lo era. Tramite lo sport ha acquistato molto più sicurezza, e lo stesso è capitato anche a me, come ho raccontato ai bambini, quindi capisco perfettamente l’importanza di praticare uno sport anche in termini di sicurezza”.
Abbiamo intervistato una docente e un tutor che hanno guidato i bambini in questo percorso. Sono i primi classificati per la Regione Campania, la VF della Scuola di Castellammare di Stabia, plesso “San Giovanni Bosco”.
“Il concorso del Fair play comprende le 10 regole che si basano sui punti fondamentali delle relazioni umane- ha spiegato Antonio Campana, allenatore. – Insegnano il rispetto per l’avversario, rispetto per le regole, rispetto per se stessi, insegnano a dare il buon esempio, la non violenza… sono fondamentali per la crescita dei bambini affinché crescano con sani principi.
Nella scuola primaria insegno da sei anni ed ho avuto modo di notare che i bambini, nelle competizioni, non vogliono mai perdere, molto spesso tendono a non rispettare le regole. A volte piangono anche pur di non perdere. Io sono sempre lì a spronarli ma da quando è iniziato questo progetto ci sono stati dei grossi cambiamenti, oggi sono più consapevoli che per vincere bisogna rispettare sempre le regole, così la vittoria è anche più bella. Inoltre hanno capito che bisogna accettare anche la sconfitta e stringere la mano all’avversario. Ora sanno che dopo una sconfitta ci si può impegnare di più per vincere e che la cosa importante è partecipare. Sono tre giorni in cui i bambini, nonostante la stanchezza, sono sempre stati attenti ed interessati, hanno imparato molto!”.
La scuola campana vince con un disegno sulla “fratellanza sportiva”: il racconto di un’atleta che invece di tagliare il traguardo, torna indietro a soccorre un’altra atleta infortunatasi, e insieme arrivano alla meta senza vincere. A vincere, sono i sentimenti.
La maestra Anna Di Capua, che ha accompagnato la classe vincitrice, la VF dell’istituto stabiese, è molto entusiasta del progetto del CONI.
“Un progetto che ha permesso ai ragazzini di partecipare ad una manifestazione nazionale insieme ad altre Regioni e ha dato l’opportunità di vivere una situazione sportiva al di là di quella che può essere la situazione quotidiana scolastica, andando fuori territorio –ha dichiarato– È lo sport che unisce varie regioni ma anche situazioni di diversità: nelle classi ci sono bambini che non sono molto spesso incentivati a fare in maniera giusta determinate attività, ma con lo sport lo sono. Queste attività sportive permettono, attraverso il corpo, di esprimere se stessi. Provano a sperimentare con il corpo e a non sentirsi diversi rispetto agli altri. Sono attività che andrebbero promosse più spesso a livello locale, incentivate e continuate nel tempo. I bambini oggi sono egocentrici perché sono poco ascoltati, eppure hanno bisogno di ascolto. Per richiamare l’attenzione al desiderio di ascolto, cercano continuamente una vittoria che li metta al centro dell’attenzione. Queste attività permettono di accantonare la parte più egocentrica del bambino perché lavorando in gruppo, si deve accettare la sfida che contempla la vittoria e la sconfitta. Accettare di essere ‘perdente’ significa accettare la vincita dell’altro, entrare nell’ottica che si vince e si perde e che la vittoria dell’altro completa la squadra. Si apprende così il concetto di condivisione, lo spirito di squadra e la regola.
I ragazzi sono stati contentissimi di partecipare a questa iniziativa fin dall’inizio. La realizzazione de disegno ha messo in luce lo spirito di fratellanza che deve esserci nello sport dove a vincere sono i sentimenti”.
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