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Preannunciata la fase 2 ma mancano le 5 w di una corretta informazione

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Una delle regole di base di una corretta ed esaustiva informazione recita che essa deve attenersi alle 5 W: Who? «Chi?», What? «Che cosa?», When? «Quando?», Where? «Dove?», Why? «Perché?».

E

bbene, sulla preannunciata fase due in tempo di Covid si è data risposta (?), in modo abbastanza confuso al What? «Che cosa?» e al When? «Quando?» lasciando nel NI tutte le altre voci alle quali dare contezza al fine di rendere chiara, e soprattutto realmente e seriamente attuabile, il tutto in sicurezza e tranquillità per tutti.

In questa riflessione prendiamo a riferimento una delle cose che sono alla base di una qualsiasi riapertura: gli spostamenti e quindi i trasporti (What? «Che cosa?») che, a quanto sembra ad ora, ripartirebbero il 4 maggio (When? «Quando?») ma sul:

  • Who? «Chi?»
  • Where? «Dove?»
  • Why? «Perché?»

nulla di chiaro e di preciso, men che meno realmente attuabile, è stato detto.

Accantonata la facile previsione che nella prima parte della Fase 2 ci sarà una preferenza per i trasporti privati e quindi addio all’effetto (benefico) secondario del Covid, e cioè il poter rivedere, anche se dalla finestra, “aria” pulita priva dell’usuale cappa di smog anch’essa nemica dei nostri polmoni. Accantonato anche il fatto che di sicuro in tanti ne approfitteranno per mettersi al volante di tante “scatole per sardine” per andare… dove? Perche? Con chi?, resta il nodo dei trasporti pubblici, notoriamente “scatole per sardine” in formato famiglia.

A specifica domanda nel merito, gli addetti al lavoro rispondono:

“Stiamo mettendo a punto tante misure, da quelle più ovvie ma importanti come l’uso delle mascherine a quelle più incisive come la differenziazione degli orari di lavoro e lo smart working. Queste misure non saranno risolutive, riusciranno a far diminuire un po’ la domanda evitando che tutti vadano a lavorare negli uffici pubblici tra le 7.10 e le 7.40, ma che ci sia una fetta di popolazione che vada a lavorare nel pomeriggio e un’altra fetta che lavorerà da casa. È evidente che sono misure in grado di contenere la domanda senza però annullarla.”

Ma va?

Ci piacerebbe sapere chi da loro sicurezza del fatto che Aziende ed uffici saranno tutte/i realmente disposti e pronti a scaglionare il lavoro nell’arco della giornata e, ancor più, che lo siano gli operatori che già fremono ora per uscire e tornare in ufficio, in fabbrica, lasciano a casa il forzato lavoro online.

Ma andiamo oltre come oltre va il loro ragionamento:

“Bisognerà poi mettere a punto una serie di accorgimenti a bordo dei treni e dei bus, ma anche degli aerei e di tutti gli altri mezzi di trasporto pubblico”, dicono!

Ecco, appunto. Come sarà il “trasporto pubblico”? Come sarà cambiato? Come sarà regolamentato e, soprattutto, controllato? A lanciare proclami ed idee si fa presto e magari anche bella figura se non si sta li a soppesare il tutto e a valutarne consequenze e reale attuabilità. Ma poi?

Come su indicato, i “trasporti pubblici” sono per antonomasia sinonimo di “scatolette per sardine” formato famiglia per cui: come si potrà far si che sugli stessi siano mantenute, e rispettate, le norme basilari del mantenere la distanza di circa 2 metri, uso di guanti e mascherine?

Si è parlato di “riduzione” del numero dei passeggeri trasportabili ma sul quanto chiederanno di ridurre la capienza dei mezzi pubblici di trasporto per la fase 2 non è che ci sia stata chiarezza ed univocità visto che il massimo che si riesce a sapere/capire è che sui treni sarà più facile poter indicare che, calcolando il rispetto al metro di distanza ed evitando la gente stia in piedi, la riduzioneporterà ad una nuova capienza che sarà sicuramente inferiore al 50%.

“Sui treni regionali – dicono – si arriverà sicuramente al 50%, sulle metropolitane si arriverà al 40% della capienza, ma forse è anche ottimistico. Alternative non ce ne sono. È ovvio che la soluzione migliore sarebbe quella di aggiungere altre corse, ma questo purtroppo dipende dalla possibilità di avere più mezzi ed i mezzi, soprattutto quelli delle metropolitane, a parte i costi hanno un tempo di costruzione elevato. Ci vogliono tre anni per costruire un treno di quel tipo, due anni quando tutto va bene. Nell’immediato non ci saranno più mezzi e più corse. In tempi più lunghi sarà probabile, ma nell’immediato no.”

E questo già rende evidente che il quanto detto è, appunto, un “pour parler” e quindi unicamente solo un “tanto per parlare” tanto per far sentire che qualcosa si dice lasciando intendere che si sta facendo visto che, pur tralasciando l’oggettiva ed inevitabile mancanza di mezzi attivi, sorge una semplice ma non secondaria domanda: chi controllerà il rispetto del distanziamento sociale e di questa riduzione della capienza?

Anche qui le parole si sprecano, e sembrano anche convincenti e convinte:

“Da un lato sulle banchine delle metropolitane o negli aeroporti ci saranno dei percorsi guidati e segnali verticali e orizzontali che evidenzieranno la distanza da mantenere. A terra è più semplice perché ci saranno le forze dell’ordine e il personale di controllo. Non c’è dubbio che anche questo richiederà ulteriore personale da impiegare.”

Ecco, bravi. Ma anche il personale, come i mezzi, non è che abbondi, anzi scarseggia per cui?

Il senatore Salvatore Margiotta, Sottosegretario di Stato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in un’intervista di Roberto Maggioni a Prisma (trasmissione di Radio Popolare) così risponde alla specifica domanda di Maggioni:

“Io tendo a credere e a sperare che ci sarà un autocontrollo piuttosto forte, sia perché tutti hanno capito cosa rischiano e sia perché ci sarà un controllo reciproco, come si è visto in giro anche in questi giorni. Se qualcuno vede persone troppo vicine è evidente che protesterà. Credo nel personale, ma vorrei credere ancora di più nella capacità di autogestione di tutti noi.”

Ecco, ci sembra di vedere tutti questi viaggiatori che, prima di salire su un mezzo, si ingegnano a contare quante persone ci sono già a bordo e, al caso, a desistere dal salire ponendosi in attesa del “prossimo mezzo che forse arriverà più o meno in orario”. Poi ci svegliamo con un sorrisetto sulle labbra visto che, nel contempo e più realisticamente, ci sono tornate in mente le immagini di tanti film con mezzi sovraccarichi e gente aggrappata a chi già è a bordo pur di salire.

Ma andiamo avanti e restiamo ancora alle parole del senatore Salvatore Margiotta, parole che sono poi comuni a tutti gli addetti ai lavori:

“Diventerà fondamentale il tassello della diversificazione degli orari di entrata a lavoro – aggiunge il senatore Margiotta. È molto importante sapere che alcuni dovranno prendere un bus alle 8, altri inizieranno a lavorare alle 9. Mi pare la soluzione più immediata e più funzionale. Bisognerà coinvolgere le aziende. Pochi sanno che già oggi le aziende che hanno più di 300 dipendenti sono tenute a dotarsi di un mobility manager che faccia esattamente questo” e continua:

“Nelle linee guide stiamo valutando di imporlo anche ad aziende con 100 dipendenti, così che ciascuna di esse abbia non solo uno studio su come rendersi raggiungibile da parte dei dipendenti, ma anche su come effettuare i controlli.
Vorrei dire una cosa anche sull’incentivazione dei mezzi di soft mobility, biciclette, bici elettriche, ciclomotori e monopattini elettrici con piste ciclabili e incentivi all’acquisto di questi mezzi. Faremo di tutto per mettere degli incentivi. È noto che l’industria di biciclette e ciclomotori in Italia è la prima d’Europa ed è uno di quei mondi che dobbiamo incentivare come non abbiamo fatto fino ad oggi.”

ECCO. Siamo al solito: bisognerà fare, faremo, servirà, ma in concreto, nell’oggi, nel domani del 4 maggio che ormai è dietro l’angolo, cosa c’è oltre ai proclami e alle parole che accontentano i vari “sofferenti” privi di socialità come anche quelli, cosa ancora più pesante, di “utili, incassi, dané”? Nulla!

Nulla come il classico: “sotto la pelliccia nulla” dove, in questo caso, la pelliccia è fatta di parole, e la cosa dovrebbe fare, a maggior ragione, scandalo più di quanto lo fecero, ad esempio, Chiara Ferragni e Giulia De Lellis in una delle loro tante foto sui loro instagram, per non parlare poi del film di Laura Antonelli: “Venere in pelliccia” che è del 1969, tema ripreso poi anche da Roman Polanski nel 2013 con un suo film titolato sempre “VENERE IN PELLICCIA”.

Ed invece nulla! Tutti ad aspettare il 4 Maggio e qualcuno anche a spingere per il 27 aprile, cioè DOMANI.

Che dire, non resta che aspettare per vedere nella realtà come si opererà al di là dei lanci di pensieri sciolti e di propositi più o meno ralizzabili visto che vanno a cozzare con carenze varie vuoi, ad esempio, di mezzi per i trasporti come anche di peronale per effettivamente controllare che il quanto disposto sia poi effettivamente posto in essere, e rispettato.
Aspettare quindi e sperare che, nel proporre e disporre di farci fare il passo avanti che tutti vogliono, si siano prima accertati che non si sia, di fatto, sul ciglio di un burrone.

In conclusione però nel nostro piccolo, vogliamo provare a lanciare un pensiero per provare a risolvere, almeno (in parte o meno) il problema della mancanza di personale per i controlli ad esempio sui mezzi di trasporto evitando di utilizzare, anche per questo, gli uomini delle forze armate già in opera sul territorio dove sono più che utili e necessari ed ancor più lo saranno una volta partito il: tana libera tutti!

Ci sono tantissimi percettori del reddito di cittadinanza in attesa del tanto introvabile lavoro. Orbene, perché non utilizzarlli in turni di 3 o 4 ore quotidiane sui mezzi pubblici per controllare che sia rispettato il numero come anche le altre disposizioni di sicurezza sociale? Si darebbe così una mano ad un controllo effettivo del quanto, ad ora, è solo nelle enunciazioni e negli auspici e, nel contempo, si darebbe anche maggior dignità a chi, ad ora, si sente elemosinato nulla facendo per il quanto percepisce sia pur perché è cosa essenziale per (soprav)vivere.

Preannunciata la fase 2 ma mancano le 5 w di una corretta informazione / Stanislao Barretta

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