Sarebbero stati arruolati in Libia per viaggiare gratis o per poche centinaia di dollari. La presidente del Tribunale dei minori di Catania: “Fenomeno in aumento”
I sei scafisti dei tre gommoni con a bordo 342 migranti che sono stati soccorsi ieri dalla nave Diciotti della guardia costiera, sbarcata ieri a Pozzallo, sono stati fermati da polizia, carabinieri e guardia di finanza. Quattro di loro sono minorenni. Dalle prima indagini condotte dalla squadra mobile dopo il fermo, è emerso che i quattro giovani, la cui nazionalità non è ancora nota, sarebbero stati arruolati in Libia per effettuare la traversata gratis, o avrebbero ricevuto poche centinaia di dollari. Viaggiavano in coppia su due dei tre gommoni soccorsi. Due le inchieste aperte: una dalla Procura di Ragusa, l’altra dalla Procura per i minorenni di Catania.
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Il ricorso a baby-scafisti è una tendenza che abbiamo riscontrato in molti viaggi di migranti verso le coste italiane. E’ una modalità che espone soggetti particolarmente vulnerabili a un ruolo apparentemente di responsabilità, all’interno di fenomeni di criminalità organizzata”, aveva detto nei giorni scorsi la presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, Maria Francesca Pricoco, durante un’intervista alla Rai. Si tratta in genere di ragazzini che provengono prevalentemente dall’Africa centrale e settentrionale, che in molti casi lavorano per procurarsi i soldi del viaggio. Giunti in Libia si fermano circa un anno e prima di imbarcarsi sui gommoni molti di loro subiscono segregazioni e minacce con le armi. Alcuni vengono reclutati e istruiti sul loro ruolo di scafisti, con indicazioni precise e perentorie.
“Il fenomeno è molto complesso – ha detto la presidente Pricoco – e la magistratura minorile deve ovviamente agire con tempestività, ma anche con cautela e scrupolo, per accertare quali siano le effettive responsabilità del minorenne, per capire quando i ragazzi siano realmente responsabili o corresponsabili di attività criminali, e quando invece siano soltanto delle vittime, reclutate proprio per la loro vulnerabilità. Dobbiamo tenere presente – ha concluso la presidente – che dal 2013 sono arrivati in Italia migliaia di minori non accompagnati e i tribunali siciliani, soprattutto quelli di Palermo e Catania, hanno affrontato situazioni molto complesse e delicate”.
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