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fermi eseguiti dai CC, GdF e Dia di Agrigento. Tra i politici indagato il Presidente dell’Ars. Il Presidente della Regione: si sapeva. 84 gli indagati tra politici e funzionari
I Militari del Comando provinciale Carabinieri di Agrigento e della Tutela per l’Ambiente, della Guardia di Finanza e personale della Dia, con l’operazione “Waterloo” hanno eseguito otto misure cautelari personali nei confronti di un sodalizio dedito alla commissione di una pluralità di illeciti.
Al centro della vicenda, la società per azioni “Girgenti Acque”, Ente gestore unico del servizio idrico integrato della provincia di Agrigento, destinataria di certificazione interdittiva antimafia nel novembre del 2018.
Il 19 novembre 2018 infatti, il Prefetto di Agrigento, Dario Caputo, dispose una certificazione antimafia interdittiva nei confronti della società Girgenti Acque che gestiva la distribuzione dell’acqua in 27 comuni dell’agrigentino. Il provvedimento determinò la revoca degli affidamenti, il blocco delle gare in corso e l’affidamento della gestione acque e dei depuratori a un commissario.
La società già a gennaio del 2017 risultava indagata dalla Procura di Agrigento che aveva ipotizzato assunzioni di familiari di politici e amministratori pubblici in cambio di favori. L’inchiesta coinvolse 73 persone tra cui il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, padre dell’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano, Angelo, l’ex prefetto di Agrigento Nicola Diomede, l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, deputati ed ex deputati, politici agrigentini, dirigenti pubblici, giornalisti e avvocati. Agli indagati vennero contestati anche truffa, corruzione, riciclaggio e inquinamento ambientale.
Gli attuali indagati sono 84 in diverse province italiane e per 50 di essi la Procura si appresterebbe a notificare avviso di conclusione delle indagini preliminari. Figurerebbero imprenditori, professionisti, politici di rilievo nazionale, funzionari pubblici con responsabilità di vertice e appartenenti alle forze dell’ordine. Non sono stati eseguiti al momento provvedimenti di sequestro
Politici e funzionari nell’indagine sulla Girgenti Acque di Agrigento
Il provvedimento di fermo è stato eseguito su ordine della Procura della Repubblica di Agrigento, Procuratore aggiunto Salvatore Vella e Sostituti procuratori Antonella Pandolfi, Sara Varazi e Paola Vetro, coordinati dal Procuratore capo Luigi Patronaggio.
I fermati sono del gruppo dirigente della società per azioni “Girgenti acque”: Marco Campione, 60 anni, ex presidente di Girgenti Acque; Pietro Arnone, 58 anni, amministratore unico di Hydortecne; Calogero Patti, 53 anni, dipendente di Girgenti Acque; Angelo Piero Cutaia, 51anni, direttore amministrativo di Girgenti Acque; Gian Domenico Ponzo, 54 anni, direttore generale Girgenti Acque; Francesco Barrovecchio, 61 anni, responsabile tecnico Hydortecne; Calogero Sala, 61 anni, direttore tecnico e progettazione Girgenti Acque; Igino Della Volpe, 63 anni, membro del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque.
Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la Pubblica Amministrazione, frode in pubbliche forniture, furto, ricettazione, reati tributari, societari e in materia ambientale.
Il provvedimento urgente è stato motivato per il concreto rischio di fuga degli indagati. Ci sarebbe anche un provvedimento di chiusura delle indagini preliminari inviato due mesi fa al Gip del Tribunale di Agrigento, con contemporanea richiesta di una trentina di misure cautelari. Richiesta che ancora oggi attende le decisioni del Gip.
Le investigazioni, che si sono avvalse di attività d’intercettazioni, di comunicazioni e di consulenze tecniche in materia contabile e ambientale – ricostruisce la Procura di Agrigento – hanno “disvelato una potente azione di lobbying e la creazione di un vasto sistema di corruttele volto a eludere i controlli degli enti preposti. Falsi in bilancio e un sistema di accentramento degli appalti in capo alle imprese del presidente del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque, Marco Campione, hanno permesso allo stesso di operare in regime di monopolio con relativi guadagni. L’omissione della dovuta attività di depurazione delle acque ha anche creato un danno ambientale da quantificare. L’illecito addebito agli utenti dei relativi costi non sostenuti, completano un quadro probatorio eterogeneo e complesso”.
Politici e funzionari nell’indagine sulla Girgenti Acque di Agrigento
Tra gli indagati ci sarebbe anche il Presidente dell’ARS che, secondo gli Inquirenti, avrebbe ricevuto contributi dal numero uno di Girgenti Acque all’epoca candidato per il partito Forza Italia alle elezioni regionali del 2017 “contributi elettorali, spese di viaggi e soggiorni in violazione a quanto previsto dall’art. 7 comma 2 Legge n. 195/1974, ovvero senza che fosse intervenuta la deliberazione dell’organo societario della Girgenti Acque S.P.A. e senza che i contributi fossero stati regolarmente iscritti nel bilancio della medesima società”.
“Rimango senza parole – la replica del Presidente dell’ARS Gianfranco Miccichè nonché commissario per la Sicilia di Forza Italia – Scopro di essere indagato per un finanziamento elettorale ricevuto, ma io ho comunicato tutti i finanziamenti avuti, fino all’ultimo centesimo. Compreso quello di Girgenti Acque. Sono tutte fesserie. Ho qui davanti a me la delibera del 30 settembre del 2017. Bastava che la Procura di Agrigento alzasse il telefono e mi chiamasse per chiedermelo e io avrei mostrato tutti i documenti necessari. Invece, adesso sono costretto ad andare ad Agrigento in Procura per essere sentito. Poi, parliamo di lentezza della giustizia. In 27 anni che faccio politica prima o poi doveva succedere…”.
Indagato anche il deputato di Forza Italia Francesco Scoma di Palermo, in quanto mandatario (cioé responsabile) della campagna elettorale di Micciché. Tra gli altri politici c’è pure l’ex presidente della Provincia di Agrigento, Eugenio D’Orsi (Psi poi Mpa e infine centrodestra).
Alla base delle indagini – hanno spiegato gli Inquirenti – ci sono intercettazioni telefoniche, ambientali e servizi di osservazioni, controllo e pedinamento, oltre a un’attenta attività di verifica di bilanci societari e flussi finanziari che ha permesso di intercettare i flussi di denaro anche verso i politici coinvolti.
Sula vicenda è intervenuto anche il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci “Che Agrigento sia stata la culla del malaffare sul fronte delle acque in Sicilia lo sapevano tutti, però sono mancati interventi energici. Speriamo che da questo momento, grazie all’intervento della magistratura, si possa fare luce”. Cosi il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Orleans, ha commentato l’inchiesta della procura di Agrigento su Girgenti Acque. “Quello dell’idrico – ha aggiunto – è un fronte sul quale vanno accesi tutti i riflettori senza guardare in faccia nessuno ed è quello che, per quanto di sua competenza, farà la Regione Siciliana”.
Circa l’indagine su Gianfranco Micciché, il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana ha aggiunto “Non innamoriamoci degli avvisi di garanzia perché mi sembra un giustizialismo al quale io non intendo appartenere. Per me, sino a quando non si conclude il processo di ogni persona interessata a qualunque tipo di vicenda, rimango rispettoso delle scelte della magistratura. Sono convinto che il presidente Micciche saprà far valere le proprie ragioni e quindi la sua assoluta estraneità ai fatti”.
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