Era solo una questione di tempo: anche il poker, di pari passo al processo che ha portato alla sua digitalizzazione sulle principali app e sale da gioco virtuali, ha cominciato a entrare in contatto con giocatori nuovi, intelligenti e artificiali.
Le IA sono entrate di diritto nel novero dei giocatori, dando filo da torcere ai pokeristi di professione più preparati e rivelandosi una sfida costante anche per quelli amatoriali.
Il tavolo verde, i bluff e l’analisi dei movimenti del corpo sono tutti elementi destinati a essere dimenticati?
Il poker e IA si incontrano
Lo sviluppo di applicazioni di gioco per dispositivi mobili e casinò online ha dirottato gran parte dell’attenzione dei giocatori verso le nuove frontiere riservate al gioco di carte più diffuso al mondo.
La diffusione di nuovi casino senza deposito ha permesso ai pokeristi amatoriali e ai professionisti di cimentarsi in nuove sfide, sfruttando la possibilità di esercitarsi in nuove varianti, poiché non si vive di solo Texas Hold’Em, e di sperimentare nuovi calcoli e nuovi approcci al gioco.
Un approccio tanto tecnologico, di fatto, non poteva che aprire le porte a nuovi giocatori, pensati appositamente per garantire un livello di sfida ottimale anche ai pokeristi più preparati: se il poker è in parte un gioco fondato sul caso e su un forte elemento umano, è anche vero che gran parte di una sessione si fonda su calcoli, probabilità ed elementi numerici e quantificabili.
In questo senso, si è rivelata rivoluzionaria l’implementazione di software capaci di performance di calcolo notevoli e dunque di adeguarsi ai singoli contesti che il poker, in ogni mano, con le sue numerosissime combinazioni, può offrire.
L’evoluzione delle IA
L’idea di un modello di gioco superiore alle capacità umane dei singoli giocatori, nello specifico, risale alla prima metà del Novecento: cavalcando l’onda della teoria dei giochi, ben prima dell’imposizione a livello mondiale della variante dominante del Texas Hold’Em, molti studiosi, economisti e pokeristi, hanno cercato di elaborare delle strategie di gioco che si adattassero agli innumerevoli contesti che si possono delineare in una partita a poker.
Il problema, a questo punto, restava l’elemento umano: guardando alla variante più nota, il Texas Hold’Em, è facile capire come il poker non sia soltanto un gioco dominato dal caso e dalle carte; inganni e bluff, tic nervosi e poker face possono deviare clamorosamente il corso di una partita, portando giocatori con buone mani ad arrendersi e portando al river, ossia all’ultimo giro, pokeristi che, anche se con una mano poco decente, sono riusciti a tenere duro e dirottare gli altri giocatori.
In un contesto come questo, i primi computer potevano fare ben poco.
Per farsi un’idea della mole di calcoli da elaborare, infatti, basta seguire sempre la teoria dei giochi e sviluppare un diagramma ad albero per ognuna delle combinazioni e delle possibili conseguenze che possono verificarsi: ebbene, una prima stima quantifica in ben 316 milioni di miliardi le possibilità che un buon computer dovrebbe essere in grado di gestire, riconoscere e prevedere, per poter competere con un giocatore in carne e ossa.
Per arrivare a calcolare fino all’ultimo zero, non restava che far giocare i computer ad armi pari e, dunque, mettere un’intelligenza artificiale contro l’altra, innumerevoli volte: solo così, queste hanno potuto confrontarsi e imparare le strategie più profittevoli, riconoscendo allo stesso tempo quelle da scartare.
Nel 2015, le versioni Hold’Em uno-contro-uno erano ormai completamente padroneggiate dall’Intelligenza Artificiale.
La fine di un’era?
L’idea di un’intelligenza artificiale capace di giocare a poker può sembrare, oltre che rivoluzionaria, appannaggio di una ristrettissima élite di giocatori o studiosi.
In realtà, nell’ultimo periodo i cosiddetti risolutori si sono sempre più diffusi, dando modo ai giocatori professionisti di rivedere le partite da loro giocate e capire come migliorare e ottimizzare le proprie performance.
Di certo, nei tornei e nelle partite più importanti, i risolutori non possono essere consultati, ma è sicuro che queste intelligenze artificiali siano ormai diventate un alleato fondamentale nell’allenamento dei pokeristi di alto livello.
A questo punto, è legittimo chiedersi cosa ne sarà dell’elemento umano che tanto a lungo ha caratterizzato il poker e le sue varianti.
L’emotività, la preoccupazione per le proprie perdite, l’eccesso di autostima o l’insicurezza, sono elementi che svaniranno o si riveleranno gli unici capaci di tenere testa alle intelligenze artificiali?
Solo il poker del futuro potrà dirlo.
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