Prestazione scialba della Juve Stabia che, in una gara noiosa, esce sconfitta dal derby con la Paganese e saluta la Coppa Italia di categoria. Decisivo il penalty di Scarpa
PODIO
Medaglia d’oro: ad Omar Gaye, sfortunato protagonista dei minuti finali. Il leggerissimo contatto, tutt’altro che solare, che porta al calcio di rigore di Scarpa, non cancella la prova di cuore e determinazione messa in campo dal giovanissimo terzino sinistro. Arrivato in estate dall’Afro Napoli United, con alle spalle una storia non semplice, Gaye si è messo a disposizione della Juve Stabia con umiltà, allenandosi al massimo per dare tutto in quella che per lui è l’occasione della vita. La prestazione di oggi racchiude tutto l’impegno e la grinta del classe 1998, il cui pianto a dirotto al termine della gara testimonia come per lui quella di oggi fosse una vera partita della vita.
Medaglia d’argento: a Pietro Dentice, caparbio e costante sull’out destro. L’ex Siracusa è appena rientrato dopo un infortunio muscolare, con conseguente ricaduta, quindi è comprensibile che la brillantezza non sia quella dei tempi migliori; ciononostante il numero 3 mette il massimo impegno anche nella soporifera gara odierna, fungendo da stantuffo sulla corsia destra. Unico, o quasi, insieme a Gaye ad aver affrontato in modo giusto il match.
Medaglia di bronzo: a Theophilus Awua, altro giovanissimo che si mette in mostra. Il baby centrocampista nigeriano è una delle note liete del pomeriggio non certo esaltante della Juve Stabia. Personalità, sfrontatezza e tanta voglia di fare bene nelle giocate di Awua, che sulla mediana spicca più dei colleghi Matute e Capece. Nel primo tempo è Awua a prendersi la responsabilità dei passaggi importanti, dimostrando buona visione di gioco ed innescando Costantini, non preciso poi in fase di finalizzazione. E’ sempre il nigeriano a essere poi protagonista e ad andare vicino alla rete personale prima di essere anticipato da Galli.
CONTROPODIO
Medaglia d’oro: alla scarsa motivazione di tutta la Juve Stabia, scesa in campo per mero dovere di firma. Ad eccezione dei tre protagonisti del podio e del portiere Bacci, gli elementi scesi in campo hanno dimostrato ben poca determinazione, quasi attendendo per tutta la gara l’arrivo dei supplementari, poi evitati da Scarpa. Poche idee ma soprattutto scarsa voglia di fare oggi; atteggiamento che stride ancor di più alla luce degli elementi scesi in campo: calciatori, ad ora, non considerati alla stregua dei titolari dallo staff tecnico e che avrebbero dovuto vedere nel derby con la Paganese l’occasione per rilanciarsi. Il rammarico sta nella consapevolezza che, con uno spirito diverso, la gara poteva essere vinta senza particolari affanni. Se col Catania si sono visti gli occhi della tigre, oggi lo sguardo è stato quello di un orso in letargo.
Medaglia d’argento: a Gianluca D’Auria, poco incisivo sul fronte offensivo. Il giovane esterno napoletano non sfrutta a dovere la seconda occasione da titolare della sua stagione, facendo poco contro un avversario non proprio irresistibile ed in un match dal carattere sonnolento. Sia schierato sulla fascia, che da punta centrale, D’Auria non riesce a dare la scossa alla squadra, mostrando ancora ampi margini di crescita non solo nel ruolo di finalizzatore, non il suo naturale, ma anche in quello di ala offensiva.
Medaglia di bronzo: a Giorgio Capece, che ancora non prende in mano la squadra. Nelle gerarchie di inizio stagione doveva essere lui, per ruolo, l’erede di Capodaglio e l’elemento a cui affidare la regia della squadra. Anche oggi la prestazione del numero 8 della Juve Stabia è stata grigia e caratterizzata da scarsa iniziativa e poco dinamismo. Per ritagliarsi un posto in pianta stabile nell’undici titolare serve dare molto di più.