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Castellammare di Stabia

Il Pil italiano cresce più delle attese

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Il Pil italiano cresce oltre alle attese (+1,5% sul 2016) ma il nostro Paese resta indietro rispetto all’Eurozona. Franco Bruni sottolinea le difficoltà della nostra economia e sostiene che “non è tempo per riposare sugli allori”. Mentre Boccia (Confindustria) invoca “un piano per l’occupazione dei giovani”, Mdp e la sinistra chiedono misure sociali. Anche per questo motivo, come spiega Carlo Bertini, il governo teme tensioni con il Pd in vista della nuova manovra.

Crescita ai massimi da sei anni. Ma l’Italia resta in coda rispetto all’Ue

Il Pil segna +0,4% nel secondo trimestre, +1,5% sul 2016. Gentiloni: buona ripartenza L’Europa corre: +2,3%. Boccia (Confindustria): ora serve un piano per i giovani

TORINO – L’economia italiana accelera. Nel secondo trimestre 2017 il Pil è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, lo scatto più forte degli ultimi sei anni. Di più: il dato acquisito per il 2017 è già dell’1,2%. Questo vuol dire che se in tutto il secondo semestre l’economia non crescesse più, l’anno si chiuderebbe comunque con un solido +1,2%. Ipotizzando invece una crescita analoga a quella dei primi sei mesi, l’anno si chiuderebbe a +1,5%. E’ la decima crescita trimestrale consecutiva, rileva il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sottolineando che quello registrato dall’Istat è «il tasso di crescita economica più sostenuto dall’inizio della crisi».

L’Europa  

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ati positivi ma sempre nella fascia bassa della classifica europea: tra aprile e giugno il Pil dell’Ue è cresciuto dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2016. Lontani i traguardi tedeschi: in Germania il trimestre fa +0,6% – nonostante un dato inferiore alle attese – e +2,1% su base annua. La Francia fa +0,5% e +1,8%, la Spagna +0,9% e +3,1%, l’Olanda (tuttora senza un governo) +1,5% e +3,8%, la Polonia +1,1% e +4,4%. Solo il Portogallo e il Regno Unito fanno meno di noi: +0,2% e +0,3% rispettivamente, ma su base annua vanno entrambi meglio: +2,8% e +1,7%. Persino la Finlandia, che registra una contrazione di mezzo punto rispetto al trimestre precedente, segna una crescita annua dell’1,7%. Identici a quelli tedeschi i dati americani: gli Usa nel secondo trimestre registrano un +0,6% rispetto ai tre mesi precedenti e un +2,1% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Una strada ancora lunga  

La disoccupazione, pur in calo, a giugno era ancora – dati Istat – pari all’11,1% e quella giovanile al 35,4%. Siamo lontanissimi dai livelli pre-crisi: nel 2008 quella generale viaggiava intorno al 6,5% e quella di chi ha tra i 15 e i 24 anni intorno al 20%. Per tornare a quei numeri ci vorrà ancora molto tempo. Tanto più che nel secondo trimestre il tasso di posti vacanti è salito allo 0,9%: segno che le aziende cercano, ma troppo spesso faticano a trovare le competenze giuste. Pochi operai specializzati e non abbastanza laureati in materie tecniche e scientifiche.

«Avanti con le riforme»  

La direzione dei dati sul Pil comunque è giusta. Intesa Sanpaolo ha rivisto al rialzo le sue stime sulla crescita di quest’anno (portandola all’1,4%). Altrettanto avevano fatto recentemente prima Bankitalia (1,4%) e Fmi (1,3%).

I dati di oggi «sono dati oggettivi, incontestabili, siamo a un’inversione che comincia a diventare strutturale», commenta il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, sottolineando che ora occorre «non smontare le riforme fatte fino ad oggi, che sono causa di questi effetti» e proseguire con «un grande piano per l’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro, in particolare nelle imprese private». Il tema caldo sul tavolo, in vista della prossima manovra – che potrebbe essere più leggera del previsto grazie alla crescita inattesa – è la proroga della decontribuzione per le nuove assunzioni voluta da Matteo Renzi. Il quale su Twitter rivendica: «I dati Istat di oggi smentiscono i gufi. Ma non basta dire che i mille giorni hanno rimesso in moto l’Italia: ora bisogna andare avanti». Decisamente meno rivendicativo il premier Paolo Gentiloni, che si limita a osservare: «Crescita 2017 prevista a +1,5%. Meglio delle previsioni. Una buona base per rilanciare economia e posti di lavoro».

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