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Castellammare di Stabia

Pesci morti nel fiume Alcantara ubicato tra Messina e Catania

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Sono stati una guida e dei visitatori che su Facebook hanno segnalato la presenza di pesci morti nelle acque del fiume Alcantara.

Alcuni visitatori hanno segnalato con video su Facebook che nel fiume Alcantara* ubicato nella provincia di Catania in prossimità del confine con Messina, a pochi passi da Taormina, c’è stata una moria di pesci.

Vi erano state delle precedenti segnalazioni riportate anche dagli Organi locali d’Informazione che avevano ripreso il post del 24 agosto di una guida turista dei luoghi, la quale evidenziava come “La situazione attuale del fiume Alcantara nel tratto sotto Castiglione di Sicilia è preoccupante e disastrosa. La moria di pesci così numerosa rientra nel disastro ecologico” e invitava pertanto “gli enti preposti facciano subito qualcosa”.

L’Ente Parco dell’Alcantara aveva comunque già da tempo segnalato le criticità lungo l’asta fluviale. La siccità avrebbe causato quindi una impressionante morte di numerose carpe e trote nella zona di San Nicola in territorio del comune di Castiglione.

Con nota a firma del direttore reggente dell’Ente, Antonino Lo Dico, il Parco sottolineava che già in data 31 luglio 2019 l’Ente aveva denunciato ai Dipartimenti regionali competenti il pregiudizio del deflusso minimo vitale dell’acqua nel fiume causato dalla mancata reimmissione dell’acqua nello stesso corso. Lo stesso Ente Parco aveva ulteriormente fatto notare che in data 22 luglio 2020, a poca distanza di tempo dall’insediamento del presidente Giuseppe Arena, su input dello stesso neo presidente, l’Ente aveva nuovamente sollevato la problematica, sottoponendola all’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico, al Dipartimento Ambiente, al Dipartimento Acqua e Rifiuti, denunciando ancora una volta la problematica e del grave rischio di criticità sulla conservazione dell’habitat comunitario, chiedendo misure di salvaguardia del fiume Alcantara e provvedimenti di revoca o di rimodulazione delle eventuali concessioni di derivazione e prelievo di acque dal fiume.

Le ipotesi su questa moria di pesci insistono su due aspetti. Stando ad una prima tesi, il problema del fiume asciutto in alcuni tratti non è dovuto solo alla siccità, o alla mancanza di piogge, bensì a troppe concessioni per captazioni di acque, tra cui possibili derivazioni abusive. Ovviamente tutto andrebbe verificato. Ma come sempre. malgrado migliaia di assunti nel sistema pubblico siciliano, i controlli, guarda caso, risaputamente languono. Questa prima ipotesi sarebbe acclarata dalla circostanza che Il fiume a tratti scorre, poi scompare, poi ritorna a scorrere.

La seconda argomentazione scaturisce da un eventuale inquinamento dovuto lungo il corso del fiume a scarichi aziendali e depuratori comunali malfunzionanti o anche sversamenti abusivi ma anche bypass occultati che si attivano in presenza di troppo afflusso o pieno di liquami.

Ad agosto 2020 Goletta Verde aveva ufficializzato in Sicilia 10 punti fortemente inquinati e 5 contaminati. Uno di quelli, indicato “fortemente inquinato”, è il punto in mare alla foce del fiume Alcantara, in località San Marco, contrada Pietrenere, fra i comuni di Giardini Naxos e Calatabiano, tra le province di Messina e Catania.

Stiamo parlando di una delle aree alle falde dell’Etna tra le più belle della Sicilia, nota in tutto il mondo soprattutto per le famose “Gole dell’Alcantara*.

* L’Alcantara è un fiume della Sicilia orientale lungo 53 chilometri che si riversa nel mar Ionio. Il suo bacino idrico si estende per circa 603 km² nel territorio delle città metropolitane di Messina e di Catania ed è tutelato dall’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara. Tra i comuni attraversati ci sono:Floresta, Santa Domenica Vittoria, Randazzo, Mojo Alcantara, Castiglione di Sicilia, Francavilla di Sicilia, Motta Camastra, Graniti, Gaggi, Calatabiano, Taormina e Giardini Naxos.

* Le Gole dell’Alcantara, dette anche Gole di Larderia, sono situate nella Valle dell’Alcantara in Sicilia dove termina la catena montuosa dei Peloritani tra i comuni di Castiglione di Sicilia e di Motta Camastra.

L’opinione.

P

urtroppo, come da sempre, innanzi a questi fatti e innumerevoli altri analoghi, si prova l’amara sensazione che non ci sia nulla da fare, finendo di fatto civilmente sconfitti e con il dovere assistere all’ennesimo depauperamento dell’Isola. La Sicilia è “in pugno” da decenni, a fiumane di sistematici e trasversali politici siciliani, vecchi e nuovi: europei nazionali, regionali, provinciali e comunali; nonché istituzionali, burocrati e pletore di opportunisti nel sistema pubblico-sindacale-professionale-imprenditoriale; che per (loro) leggi ed evidentemente grazie pure a compiacente giurisprudenza nazionale e regionale, hanno sempre amministrato e gestito, e tutt’ora, la “Cosa pubblica” siciliana come “Cosa loro” per: clientelismo, voto di scambio sociale, familismo, logge, confraternite, corporazioni, caste, enti e associazioni varie e di categorie, interessi personali, partitici, mercimonio, e guarda caso, parallelamente alla sempre e tutt’oggi, attuale criminalità organizzata e locale. Come se ne esce ?

Adduso Sebastiano

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