Castellammare – Stagione di prosa al Teatro Supercinema. Eclettico, istrionico, dalla travolgente napoletanità. Ancora una volta Peppe Barra riesce ad incantare il pubblico e a trascinarlo con la sua irriverente comicità nella farsa in musica in due atti “I cavalli di Monsignor Perrelli”, messa in scena ieri sera al Teatro Supercinema di Castellammare di Stabia.
Grande successo per Peppe Barra ne “I cavalli di Monsignor Perrelli”
U
na magistrale prova per l’amato attore partenopeo nei panni di Menica, la perpetua di Monsignore, e per gli altri interpreti, Patrizio Trampetti nel ruolo di Monsignor Perrelli, e gli attori/cantanti Luigi Bignone e Enrico Vicinanza, nel ruolo del Padre e della Madre di Monsignore e protagonisti degli splendidi intermezzi musicali con le più belle canzoni della tradizione classica napoletana. Uno spettacolo raffinato e dalla travolgente comicità.
Monsignor Perrelli, è un personaggio realmente esistito nella Napoli di re Ferdinando IV di Borbone, diventato famoso per le sue stramberie e rimasto nell’immaginario collettivo partenopeo quale personificazione della stupidità, per le sue astruse teorie scientifiche.
Si dice che Ferdinando IV, il re Nasone, ogni mattina per cominciare in allegria la sua giornata, chiedesse che cosa aveva detto il giorno prima Monsignore, così che ogni stupidaggine arrivata a corte veniva attribuita a Monsignor Perrelli.
Sulla scena, ambientata nello studio di Monsignore, si sfidano in un esilarante duello verbale, da un lato la saggezza popolare di Menica, la sua irriverente ironia, e dall’altro le scempiaggini del prelato, perso dietro le sue strambe teorie, come la scoperta che il mare è salato perché è pieno di alici salate, o i suoi assurdi esperimenti, come quando fa morire due cavalli di fame per insegnare loro a vivere di sola acqua. – “Che peccato… proprio adesso che si erano abituati!” afferma Perrelli.
L’unica arma con cui Menica cerca di contenere la debordante stupidità di Monsignore è quella di preparargli tutti i giorni i piatti più succulenti della tradizione partenopea, per spingerlo a capire che il cibo è importante, che non si può vivere senza mangiare.
Ecco allora il nostro protagonista dalle straordinarie tecniche espressive esibirsi in un lungo elenco di prelibatezze e sul modo per cucinarle, con irriverenti doppi sensi, esibizione nella quale gli spettatori vengono giocosamente coinvolti.
Peppe Barra è lo straordinario interprete di un personaggio ironico, irriverente, ma al tempo stesso sensibile e fragile, come quando piange per la triste sorte dei cavalli e per quella del suo padrone o quando si dispera per la sua solitudine.
La sua performance inizia con una canzone dalla struggente melodia, “Core a core”, i cui versi esprimono la malinconia di fondo dell’opera. Bravissimi anche Patrizio Trampetti, nel ruolo del Monsignore, e gli attori/cantanti Luigi Bignone ed Enrico Vicinanza dalla voce armoniosa e possente, che negli intermezzi musicali interpretano cantanti di varie epoche napoletane.
Molto belle anche le scene di Carlo De Marino, i costumi di Annalisa Giacci, e le musiche di Giorgio Mellone. Per gli amanti del teatro, uno spettacolo da non perdere assolutamente.
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