Deputata del Pd su Gratteri “Arresta metà Calabria. È giustizia? No è solo uno show!”. Ex di Forza Italia lo definisce “piglio del tribuno del popolo”.
Lasciano allibiti le parole di due deputati, rispettivamente di Enza Bruno Bossio, laureata in filosofia, calabrese, fondatrice di un centro antiviolenza e deputata del Partito Democratico e del deputato, Vittorio Sgarbi, fino al 2018 di Forza Italia e adesso ‘Misto – noi con l’Italia-Usei-cambiamo!-alleanza di centro’.
La deputata del Pd, Enza Bruno Bossio scriveva il 19 dicembre sulla propria pagina Fb <Condivido con amarezza ma senza arretrare di un millimetro dalla nostra battaglia politica, il comunicato di Nicola Adamo che si trova ad essere coinvolto in un contesto di indagine che niente ha a che fare con l’accusa che lo riguarda, come ribadito dagli stessi Pm in conferenza stampa. E allora perché? La sensazione che il procuratore Gratteri abbia in mente di “smontare la Calabria come un Lego” non partendo dai reati ma dai politici>.
E aggiungeva qualche giorno dopo sulla medesima sua pagina, seppure dopo ha rimosso il post che tuttavia era ormai stato riportato da tutti gli Organi d’Informazione nazionali “Gratteri arresta metà Calabria. È giustizia? No è solo uno show! Colpire mille per non colpire nessuno. Anzi si. Colpire la possibilità di Oliverio di ricandidarsi”.
Per la cronaca, il 7 maggio 2019 la Procura di Catanzaro, in merito all’inchiesta sugli appalti riguardanti la costruzione della metropolitana leggera destinata a collegare Cosenza, Rende e l’Università della Calabria oltre al nuovo ospedale di Cosenza, aveva chiesto l’arresto di Oliverio (ex Presidente della Regione Calabria, del PD), di Nicola Adamo (diploma di maturità scientifica, ex assessore al Personale ed alla Trasparenza, ex Vicepresidente della Regione Calabria, ex deputato del PD, è marito della deputata Enza Bruno Bossio), nonché della stessa deputata Enza Bruno Bossio, oltre al dirigente regionale Luigi Zinno, del responsabile della Ferrovie della Calabria Giuseppe Lo Feudo e degli imprenditori Pietro Ventura e Rocco Borgia. Il Gip tuttavia ha decretato a Oliverio, Adamo e Luigi Incarnato ex assessore regionale ai Lavori Pubblici, di aver indotto numerosi consiglieri comunali di Cosenza a rassegnare le dimissioni, nel febbraio del 2016, per provocare la decadenza di Occhiuto (di Forza Italia, primo cittadino di Cosenza e candidato per Governatore alle Regionali calabresi del 26 gennaio 2020 e anche lui indagato dalla Procura di Catanzaro) che sarebbe stato poi rieletto. Per questo procedimento il GIP ha ridotto la portata delle accuse contenute nell’avviso di conclusione delle indagini. In relazione a questa indagine ad ottobre la Procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per Oliverio e gli altri indagati.
Nel frattempo, ad agosto, per Mario Oliverio, ex presidente Pd della Regione Calabria, dopo la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione per l’inchiesta “Lande desolate” e una nuova iscrizione nel registro degli indagati per abuso d’ufficio a Catanzaro, la Guardia di finanza di Catanzaro ha eseguito nei suoi confronti anche un provvedimento di sequestro preventivo ai fini della confisca per 95.475 euro. Il provvedimento riguardava anche Mauro Luchetti, legale rappresentante della “Hdrà”, società di Roma, operante nel settore della comunicazione e dell’organizzazione di eventi, per la promozione del turismo distratti per finanziare un format giornalistico a Spoleto. Il reato contestato era il peculato. Il provvedimento di sequestro fu emesso dal Gip di Catanzaro Antonio Battaglia, su richiesta della locale Procura, nell’ambito dell’indagine condotta dal Sostituto Graziella Viscomi, con il coordinamento del Procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del Procuratore Nicola Gratteri.
Sempre in quell’estate 2019 c’è stata un’altra inchiesta che aveva portato all’arresto di due politici, un esponente di Fdi e uno del Pd, dei quali si è scritto negli articoli “31 Luglio 2019 Operazione di Polizia contro cosca di Reggio Calabria. Arrestati anche politici regionali“ e “1 Agosto 2019 L’assessore: Riina li squagliava, io li appendo e li taglio a pezzetti che do al cane”, innescando una serie di reazioni nel partito guidato da Nicola Zingaretti con l’autosospensione del senatore Ernesto Magorno, già segretario regionale.
Anche un altro deputato, Vittorio Sgarbi, fino al 2018 di Forza Italia e adesso ‘Misto – noi con l’Italia-Usei-cambiamo!-alleanza di centro’ (?) ha ritenuto di dovere biasimare il Procuratore della Dda di Catanzaro <L’operazione di Gratteri in Calabria con 300 arresti? Serve forse a coprire l’indagine sul suo più stretto collaboratore, il Pm Luberto, accusato di corruzione? ROMA – Vittorio Sgarbi commenta l’indagine, coordinata dal Procurarore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha portato all’arresto di circa 300 persone accusate di appartenere allla ’Ndrangheta o di essere in rapporti con essa. “Ho sempre considerato con rispetto l’attività del procuratore della Repubblica dj Catanzaro Nicola Gratteri – dice Sgarbi – ma, per esempio, non posso tacere come le inchieste sul sindaco di Cosenza Mario Occhiuto e sul presidente della Regione Mario Oliverio (costretto, quest’ultimo, al soggiorno obbligato nella sua città di residenza) mi sono sembrate infondate e impertinenti. Adesso – osserva Sgarbi – vedo Gratteri, con una foga inusuale, col piglio del tribuno del popolo, commentare con enfasi e retoricaquesta nuova inchiesta calabrese. Concetti condivisibili i suoi, ma il proclama ha tutti i toni di una propaganda elettorale, come se lui fosse il candidato alle prossime elezioni regionali. Non dubito – aggiunge Sgarbi – della serietà dell’indagine, ma sono certo che su un numero così alto di indagati e arrestati, e con l’evidente intenzione moralizzatrice che Gratteri rivendica per il futuro della Calabria, almeno la metà finiranno con il risultare innocenti, come spesso è avvenuto. Dico la metà, anche se spererei molto di meno. Ma vedremo. Intanto ricordo, come già hanno osservato in molti, come buona parte delle inchieste di Gratteri, si siano concluse con molte assoluzioni. Osservo, invece, senza malizia, che questa tempesta giudiziaria interviene dopo pochi giorni dall’indagine che ha coinvolto il più stretto collaboratore di Gratteri, il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto, indagato per corruzione aggravata dal metodo mafioso: il procuratore avrebbe ricevuto in dono dei viaggi da un ex parlamentare del Partito democratico, Ferdinando Aiello, con il quale è in rapporti di amicizia. Viene allora il sospetto che questa spettacolare operazione serva a coprire lo scandalo dell’indagine sul collaboratore più stretto di Gratteri. Può apparire una malignità, ma di fronte alla forza morale da lui espressa nel suo discorso a commento dell’operazione per la quale ha coinvolto 2500 carabinieri, mi sembra inquietante il risultato di fatto nullo rispetto a chi, come Luberto, gli è così vicino. Evidentemente il buon esempio non serve. E per quel che mi riguarda trovo più gravi le accuse su Luberto delle presunzioni di reato all’onorecole Pittelli”>.
Del deputato appena citato, Giancarlo Pittelli, noto avvocato di Catanzaro, che era stato senatore di Forza Italia, ex membro della Commissione Giustizia alla Camera, coordinatore regionale del partito di Berlusconi, poi passato nel 2017 a Fratelli d’Italia, ritenuto la ‘cerniera’ verso i mondi con cui la famiglia Mancuso, mentre “assoggettava e opprimeva” il territorio, voleva fare affari, ci siamo occupati in un articolo di qualche giorno addietro “21 Dicembre 2019 Il boss della ndrangheta chiese la raccomandazione per la figlia all’Università di Messina”.
Il Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha dedicato notoriamente la sua esistenza alla lotta contro la Ndrangheta calabrese ramificata e riciclatasi tra l’altro ormai in quasi tutta Italia specialmente al Nord, nonché in parecchi luoghi del mondo, in quanto grande importatrice di cocaina dai “Cartelli” di narcotraffincanti dell’America centro-Latina. Dispone di fiumi immensi di denaro ricavati dallo spaccio, persino in forme delinquenziali localizzate, come dire, in ‘franchising’, un’affiliazione criminale in cambio dell’acquisto esclusivamente presso la cosca, garantendo a volte pure una percentuale a quest’ultima per avere protezione soprattutto se c’è prostituzione e appalti, quindi giovarsi del marchio e la copertura mafiosa e purtroppo spesso anche quella assoldata politico-burocratica-corruttiva, di solito coperta da apparenza legalizzata, istituzionale e professionale.
Quanto sta accadendo al Dr. Nicola Gratteri, ricorda per certi aspetti la storia tragica di altri Magistrati che combattevano ‘cosa nostra’, isolati e criticati sostanzialmente per questo a cominciare dalla Politica e persino istituzioni Giudiziarie. Significativo in merito quanto narrato un nostro articolo “Il Magistrato dr. Giovanni Falcone” <… Fernanda CONTRI, già componente del C.S.M. il 15 dicembre 2016 “… ho molta fatica a venire al Consiglio Superiore perché i quattro anni di vita che io ho passato al Consiglio Superiore sono stati i più brutti anni della mia vita. È la verità, era la consiliatura 1986-1990, pensate al caso Falcone, Borsellino. Sono stati per me strazianti e ancora adesso quando passo, perché sono venuta a Roma per altri quindici anni poi, ma quando passo da Piazza Indipendenza dico all’autista “Vada via” perché ho paura di essere risucchiata dentro. Ovviamente il problema era la mafia, era Giovanni Falcone, era Paolo Borsellino. Voglio ricordare una cosa in positivo, in una notte famosa nello studio del Vice Presidente del C.S.M., quando alcuni suoi colleghi tentarono di mandarlo sotto processo disciplinare, con Elena Paciotti riuscimmo a ottenere una mediazione che non arrivasse a quel punto …>.
Sulla questione è intervenuto Luigi Di Maio che con un post su Facebook il capo politico del Movimento 5 Stelle “Un magistrato come Nicola Gratteri, un uomo come Nicola Gratteri, un servitore dello Stato come Nicola Gratteri merita solo rispetto e il riconoscimento di tutte le istituzioni. E, come lui, qualsiasi altra autorità che impiega la propria vita per combattere le mafie merita il riconoscimento e il rispetto di tutti. Non insulti, come ha fatto qualcuno in questi giorni, addirittura una deputata della Repubblica che ha avuto il coraggio di definire tutto uno show, uno spettacolo. Questi comportamenti sono inaccettabili in un Paese dove piangiamo ancora i martiri della lotta alla mafia. Combattere le mafie non è uno show, è un dovere, anche e soprattutto della politica. E lo si fa in tanti modi, ma soprattutto non lasciando solo chi è in prima linea, bensì sostenendolo. La maggior parte dei giornali italiani aveva il dovere di sostenere Gratteri e la sua squadra in questi giorni, invece di scrivere titoli sulle solite beghe della politica. Nelle ultime ore Nicola Gratteri, insieme alla Dda di Catanzaro, ha portato a termine un’operazione che ha condotto all’arresto di 334 persone in Italia e all’estero e alla decapitazione di tutte le cosche che operano nella zona di Vibo Valentia, mettendo in evidenza gli intrighi tra ’ndrangheta, colletti bianchi e massoneria. Io lo ringrazio a nome del governo e della forza politica che rappresento: il MoVimento 5 Stelle. Ringrazio lui e tutti coloro che hanno lavorato a questo blitz”.
In merito a quanto dichiarato dal deputato Vittorio Sgarbi, si fa sentire anche l’eurodeputato Dino Giarrusso “Chi da domani inviterà ancora Sgarbi in TV dopo le sue parole contro Gratteri, e chi non espelle dal proprio partito chi ha attaccato un servitore dello Stato che combatte la mafia sacrificando la propria vita, sceglie di stare da una parte precisa. Io sto dall’altra parte, sto con Gratteri, sto con chi ogni giorno nella propria vita quotidiana, con il proprio esempio combatte la mafia e l’illegalità, fonti primarie dei mali di questo paese. LA MAFIA È UNA MONTAGNA DI MERDA, anche se molti giornali e TV se lo sono dimenticato. Noi non lo dimenticheremo mai”.
N
eanche noi di Vivicentro.
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