I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Castelvetrano (TP), hanno dato esecuzione, nel pomeriggio di venerdì, all’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della giovane ventitreenne, ritenuta responsabile della morte di Antonio Calandrino.
L’uomo, era deceduto presso l’ospedale Villa Sofia di Palermo nei primi giorni di gennaio, a seguito delle gravissime lesioni che la donna gli avrebbe causato facendolo cadere da un’altezza di circa tre metri durante una lite per futili motivi occorsa la sera della vigilia di Natale.
Il 62enne la notte di Natale durante la lite sarebbe stato spinto dalla giovane verso un parapetto, precipitando e riportando gravissime lesioni. L’uomo era uscito di casa attirato dalle urla della ragazza che stava discutendo col fidanzato e dopo l’invito ad allontanarsi sarebbe stato spinto dalla giovane cadendo per circa tre metri.  Trasportato con un’ambulanza del 118 al pronto soccorso dell’ospedale di Castelvetrano, gli furono riscontrati politraumi e la lesione dell’aorta con fratture alle costole e vertebrali. Trasferito in elisoccorso presso il trauma center di Villa Sofia a Palermo, era stato sottoposto ad un primo intervento chirurgico nella stessa notte. Ma poi le sue condizioni sono peggiorate a causa dei gravi traumi.
Il provvedimento cautelare emesso dal G.I.P. del Tribunale di Marsala trova fondamento nelle complesse indagini svolte dai Carabinieri sotto la costante direzione della locale Procura della Repubblica, che hanno permesso di ricostruire minuziosamente i concitati momenti di quella sera e di acclarare, anche a seguito di esame autoptico, il nesso causale tra la spinta che la giovane donna avrebbe inferto alla vittima e la morte dell’uomo, verificatasi nei giorni successivi, nonché i motivi abbietti che avrebbero causato la tragedia.
Il G.I.P., concordando pienamente con le risultanze investigative e deduzione degli inquirenti, ha pertanto disposto che la giovane donna, gravata da plurimi precedenti per altri atti violenti, venisse ristretta in carcere per evitare ulteriori condotte delittuose.
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