Le banche italiane sono una priorità anche per il nuovo esecutivo: per Monte dei Paschi si studia un intervento pubblico. Unicredit sta invece per avviare un aumento di capitale da 13 miliardi di euro che possiamo anticipare.
Unicredit vende Pioneer, parte il piano di Mustier
Domani nuove strategie e aumento da 13 miliardi. Poi avanti da soli
L’aumento «monstre» Â
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’annuncio più atteso sarà però quello relativo all’aumento di capitale che chiuderà il rafforzamento finanziario della banca. «Più si riesce a raccogliere, meglio è», è stato il mantra di Mustier in queste ultime settimane. Così il 13 dicembre sarà annunciato un aumento da 13 miliardi. «Un numero fortunato», ama ricordare ai suoi interlocutori l’ad francese. L’operazione sarà lanciata entro il primo trimestre 2017.
Fiducia nell’Italia Â
Come si vede il terremoto politico in Italia con il No al referendum renziano non ha cambiato di una virgola i piani di Mustier, del tutto tranquillo che il salvataggio del Monte dei Paschi non avrà alcun impatto sull’operazione di Unicredit. Da un lato perché quando quest’ultimo sarà lanciato Siena sarà già stata messa in sicurezza in un modo o nell’altro, dall’altro perché in Piazza Gae Aulenti si considera la diversa proposizione di valore che sta dietro alle due operazioni. Per il resto «il lunedì mattina non è stato diverso dal sabato sera», ha confessato a un imprenditore Mustier all’indomani del No referendario. Secondo lui «troppe persone hanno una visione negativa sull’Italia, a cominciare dagli italiani stessi. Invece è un Paese che ha le caratteristiche giuste per questo periodo storico: ha l’imprenditorialità , la creatività e l’innovazione».
Nessuna fusione francese
L’irritazione maggiore in questi giorni ai piani alti di Unicredit è giunta dalle voci su una futuribile aggregazione con Société Générale, da cui arriva Mustier. Nessuna fusione è in vista. Se per il management non è stato facile negoziare le operazioni su Pekao o Pioneer, la sfida maggiore sarà ora trasformare il modello operativo. Cambiare la qualità del servizio al cliente, modificare i processi verso una sempre maggior digitalizzazione: ci vorranno due anni per trasformare il tutto. Il prezzo sarà anche una nuova ondata di esuberi, che coinvolgeranno tutto il gruppo, Italia inclusa.
Il ruolo di Fineco Â
Si riparte da un gruppo più snello, senza la polacca Pekao (il cui 32,8% è stato venduto per 2,4 miliardi alle assicurazioni di Pzu e al fondo Pfr) e senza i 220 miliardi di masse gestite da Pioneer. In questi mesi tutte le singole divisioni del gruppo sono state vagliate. In Fineco, per dire, Unicredit manterrà il 35% e utilizzerà la partecipata come laboratorio di gruppo per innovazioni – come il cyborg-advisor – da replicare ed espandere a tutta la rete. Da sfruttare per le sinergie. Anche la quota in Mediobanca, l’8,7%, non sarà toccata. Ai livelli attuali – al di sotto dei prezzi di carico, una cessione non avrebbe senso, è stato osservato in cda.
La svolta «sociale»
Ma Mustier, convinto che «per fare bene devi fare del bene» vuole dare anche una svolta «sociale» alla banca, affiancando le fondazioni azioniste nel sostegno ai territori. Nei prossimi mesi conta di introdurre mutui sociali per progetti curati da enti no profit, dall’educazione all’ambiente. Non solo. Vuole lanciare il microcredito anche in Italia dopo aver sperimentato a Londra il successo della formula che Muhammad Yunus aveva ideato per i Paesi in via di sviluppo.
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vivicentro/Il nodo delle banche
lastampa/Unicredit vende Pioneer, parte il piano di Mustier FRANCESCO SPINI
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