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ttendevano un’agognata riconferma, critica e tifoseria, per valutare se l’onda d’urto di questo Napoli da faville fosse capace di valicare i confini nazionali nella partita con l’Eintracht Francoforte o dovesse conoscere il proprio capolinea entro i confini dello Stivale.
La risposta, del campo, non ha lasciato spazio ad interpretazioni di sorta: 2-0 a domicilio – nella tana dei detentori dell’ultima Europa League – e tanto dominio a contornare le sfumature di una vittoria Europea che potrebbe essere l’abbrivio di un altro pezzo di storia del Napoli.
Proprio così, se è vero come è vero che gli azzurri, finora, non sono mai riusciti a spingersi oltre gli ottavi di finale di Champion’s, venendo eliminati dal Chelsea prima ( nel 2012) e dal Real Madrid poi ( nel 2017).
Peraltro, ironia della sorte, in entrambe le occasioni, il Napoli finì estromesso dalla squadra che poi avrebbe vinto la competizione, a ulteriore evidenza di quanta poca fortuna abbia assistito il club di De Laurentiis nei sorteggi, con accostamenti, spesso, da far tramar le vene ai polsi.
L’Eintracht Francoforte, beninteso, non sarà il Real Madrid, ma è squadra che merita tutto il rispetto e il buonsenso, nonché ( scusate se è poco) attuale detentrice dell’ultima Europa League, vinta in finale ai rigori contro i Glasgow Rangers. Proprio questo successo ha concesso, a Kolo Muani e compagni, di giocare quest’edizione di Champion’s.
E hanno faticato, gli uomini di Oliver Glasner, per staccare il pass per gli ottavi di finale, finendo secondi nel proprio girone e lottando punto a punto contro lo Sporting Lisbona, nel confronto che poi ha visto i portoghesi avere la peggio.
In Bundesliga, invece, la classifica parla di un Eintracht Francoforte che staziona nelle zone nobili: al momento è sesto, ma con 38 punti ( praticamente a sole 5 lunghezze di distacco dal momentaneo terzetto di testa, formato da Bayern Monaco, Borussia Dortmund e l’outsider Union Berlino).
Insomma, un avversario da rispettare, allenato da un coach che si è scambiato parole al miele, alla vigilia, col nostro Luciano Spalletti: la stima, tra i due, pare sincera e reciproca.
E l’Eintracht Francoforte approccia, alla partita, fedele ai principi del suo allenatore: tanta densità in mezzo al campo, costringe l’avversario a forzare la giocata o a scaricare frettolosamente sull’esterno, per poi partire in velocità con gli esterni e aziona, il prima possibile, il proprio centravanti, quel Kolo Muani tanto fulmineo e scattante nelle movenze.
Una squadra, quella di Glasner, capace di arginarsi, pur senza farsi schiacciare e soprattutto di azionare rapidamente il proprio contropiede, il che costringe l’avversario a una manovra di paziente aggiramento.
Pazienza, questa la chiave. Che, per fortuna, il Napoli di Spalletti, ha già dimostrato – in moltissime precedenti partite di questa stagione – di aver ormai acquisito a proprio vantaggio.
Pazienza, quella che il Napoli sfodera, saggiamente, nella prima mezz’ora di primo tempo, quando l’Eintracht Francoforte ringhia a centrocampo, rende arida la manovra di Lobotka e soci e crea qualche spunto interessante con Kolo Muani, che però mai si tramuta in una palla goal autentica.
Gli azzurri ( stasera in tenuta bianca), dal canto loro attendono, iniziano a costruirsi certezze sempre crescenti tenendo il pallone quasi sempre tra i piedi, pur non riuscendo nè a rendere la manovra fluida ( merito di un Eintracht accorto) né a trovare il corridoio risolutore.
Poi, al minuto 34, la prima svolta significativa, quando Di Lorenzo imbuca un invito succulento per Lozano che, presentatosi in area di rigore, coglie un palo clamoroso a Trapp battuto. Azione finita? Non quando in campo c’è Victor Osihmen, che rincorre la traiettoria della palla, mangia sulla corsa Buta, il quale neanche si accorge di falciarlo: Victor gli sbuca alle spalle e il rigore è ineccepibile.
Dal dischetto, però, Kvara si fa ipnotizzare da Trapp, che intuisce l’angolo della conclusione, si tuffa alla sua destra e lascia che il tabellone reciti ancora 0-0.
Kvara, visibilmente deluso, fa quasi come per sconsolarsi. Significativo un gesto: Osihmen che gli scuote il mento e gli fa cenno di tenere la testa alta.
Non è questo il momento di arrendersi, sembra dire Victor. Quasi come se lo sentisse che, una manciata di minuti dopo, sarebbe stato proprio lui a timbrare il cartellino.
E’ il minuto 40. Lobotka intercetta un passaggio di Goetze, dalla linea di fondo, e aziona subito la ripartenza di Lozano, che in velocità si fa beffe di N’Dicka e procede a vele spiegate fin dentro l’area di rigore: invito perfetto al centro per l’accorrente Osihmen, che entra in porta con tutta la palla e fa 1-0 per il Napoli.
Due minuti più tardi e Osihmen segna ancora, con azione identica, ma stavolta il goal è annullato per un fuorigioco di Victor, rilevato giustamente: era stato ancora Lozano a recuperare alto il pallone e a servire il suggerimento giusto per il bomber nigeriano.
Primo tempo che si conclude, dunque, col Napoli in vantaggio di un goal, ma ormai divenuto già padrone del campo nella parte finale del primo tempo.
La ripresa ricomincia allo stesso modo in cui s’era conclusa la prima frazione: il Napoli si è visibilmente appropriato della partita e l’Eintracht Francoforte non pare avere i mezzi per offrire un’opposizione convincente o una soluzione alternativa.
Col passare dei minuti, s’aprono varchi, nella difesa di casa, sempre più invitanti, che per imprecisioni ( a volte grossolane, a volte più perdonabili) degli avanti azzurri, non vengono sfruttati a dovere. Da rimarcare, è soprattutto l’errore di Kvara, in area di rigore e di nuovo faccia a faccia con Trapp, che è perfetto in uscita e vanifica il tentativo di scavino del georgiano. Napoli bello ma stranamente sciupone.
Il segnale, però, è che la solidità dell’Eintracht Francoforte inizia a sgretolarsi, col Napoli che non solo si è preso il dominio della partita, ma pare anche ora vincere il confronto sul piano atletico, arrivando sempre primo sulla palla e avvolgendo, in maniera sempre più subdola, i tedeschi nel proprio giro-palla perpetuo ed estenuante.
L’episodio che taglia la testa all’Eintracht Francoforte capita al minuto 58: palla contesa tra Anguissa e Kolo Muani, con quest’ultimo che frana coi tacchetti sulla coscia del camerunense. Per l’arbitro, il portoghese Dias, è cartellino rosso e dunque espulsione diretta e senza appello. Sulla decisione, a dir la verità ci sarebbe da poter discutere: ciò che conta è che il Napoli acquisisce il vantaggio della superiorità numerica e soprattutto la certezza di sapere che Kolo Muani, uno dei più temuti alla vigilia, non potrà giocare il ritorno al “Maradona”.
Il raddoppio è nell’aria e giunge al minuto 65, con un’azione da Play Station: Kvara sguscia dalla fascia e converge verso il centro, cedendo palla ad Anguissa, che a sua volta restituisce la sfera al georgiano con un’imbucata perfetta; il 77 del Napoli, raggiunto in area, si avvita su se stesso girandosi in un fazzoletto e servendo di tacco l’accorrente Di Lorenzo, che calcia di prima intenzione con l’interno sinistro, scrivendo il 2-0 alle spalle di Trapp.
Nei minuti seguenti, è ancora un Napoli poco cinico a non capitalizzare le trame di gioco che splendidamente costruisce ma che altrettanto assurdamente non sfrutta; una, clamorosa, giunge ad Anguissa al 72esimo, con Frank che sfiora il goal da terra, dopo un duetto superbo con Olivera.
Il Napoli potrebbe affondare ancora il colpo, ma preferisce che il sipario cali con la palla sempre comodamente tra i piedi degli uomini azzurri, che la gestiscono senza più affanni fino al triplice fischio finale.
Una scelta che potrebbe lasciare qualche dubbio, visto che spazi ed opportunità, per chiudere il discorso qualificazione, c’erano in abbondanza e soprattutto nella ripresa, ma tant’è: vince il Napoli e lo fa con autorità, conducendo la barca in porto con la pipa in bocca.
Al Waldstadion, la gara tra l’Eintracht Francoforte e il Napoli finisce 0-2.
Fine atto primo. Per quello decisivo, c’è da attendere il 15 Marzo prossimo, allo stadio Maradona.
L’auspicio è sfatare tabù antichi e regalarsi un posto tra le 8 principesse più belle d’Europa.
Partenope, che fu sirena, è giunta l’ora che ne faccia parte.
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