Napoli, task force contro gli evasori per risanare il bilancio: i numeri imbarazzanti dell’evasione fiscale
Settimana calda a Napoli, non solo per il ferragosto. Il Comune, gravato da un debito di oltre 1,7 miliardi, gran parte dei quali dovuti proprio alla mancata riscossione delle tasse, delle multe, dei fitti e tanto altro ereditate dalle vecchie amministrazioni sta per emanare una riforma per il contrasto all’evasione fiscale.
Riforma che per la prima volta nella storia del Comune, vede nell’ordinamento e nel regolamento stesso di Palazzo San Giacomo un pezzo della burocrazia che avrà un solo compito: dare la caccia agi evasori e farsi pagare.
A oggi esiste un generico ufficio tributi dove sostanzialmente tutto finiva nel dimenticatoio o nella lenta burocrazia, da settembre – quando la task force anti evasori partirà – sarà composta da vere e proprie «unità di crisi».
Una delibera approvata dalla giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris e alla quale hanno lavorato il direttore generale e capo di gabinetto Attilio Auricchio e l’assessore alle Finanze Enrico Panini, che ha fortemente voluto la riforma.
Il Comune di Napoli ha indici di riscossione molto bassi. Per esempio, per le contravvenzioni al Codice della strada si attesta intorno al 15 per cento. Se si considera che la media delle multe annue vale un centinaio di milioni, quando va bene se ne incassano poco più di una ventina. Inutile girarci intorno, se non migliora, anche il nuovo Piano di rientro del debito che si farà grazie all’emendamento Salva-Comuni approvato dal Governo, potrebbe non bastare per la salvezza dei conti. La percentuale di evasione andrebbe dal 70% al 40%, un trend consolidato negli ultimi 20 anni.
Negli ultimi due ci sono stati miglioramenti grazie al progetto Robin, con la caccia ai grandi evasori.
La Tari, l’ex Tarsu o tassa sui rifiuti, fa entrare nelle casse del Comune circa 250 milioni, i soldi riescono a coprire per intero il servizio e le esigenze di Asìa, ma anche qui l’indice di riscossione si attesta sul 60%.
Dall’Imu arrivano circa 20 milioni grazie a un recupero fatto proprio nell’assestamento di bilancio di 3,2 milioni, la riscossione è solo all’imbarazzante percentuale del 16%. Il Cosap,
Male anche la riscossione dei fitti. Gli incassi sono intorno ai 25 milioni e, tenendo presente lo sterminato patrimonio del Comune, l’indice di riscossione è solo al 41%, vale a dire che il 60% dei napoletani che occupano un sito del Comune non paga.
Panini ha le idee chiare e spiega il perché di questa rivoluzione necessaria: «Bisogna che si capisca bene una cosa – racconta l’assessore a ilMattino – fino a qualche anno la vita di un ente locale dipendeva quasi esclusivamente dai trasferimenti dello Stato. Oggi non è più così, anzi ci sono tagli continui. Oggi la vita di un Comune dipende per la gran parte dalla sua capacità di autofinanziarsi, ovvero riuscire a incassare risorse proprie che possono arrivare solo migliorando la riscossione delle tasse comunali».
Sulla task force: «Stiamo cambiando procedure per avere sempre più trasparenza. L’unità di crisi non dovrà semplicemente registrare il cosiddetto accertato, cioè quello che il Comune in linea teorica deve incassare. Ma andare all’incasso entrando in contatto diretto con il cittadino con il quale stiamo cercando di costruire un rapporto diverso».
«Sulle agevolazioni il Comune può poco perché la materia fiscale è normata a livello nazionale. Tuttavia, con i cittadini ai quali il Comune deve delle somme, c’è la possibilità di compensare con quanto il contribuente deve dare all’ente e ci sono circa 7mila casi già censiti sui quali stiamo lavorando».
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